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Claude Closky – Black Hole
Da diversi anni Claude Closky osserva e manipola i segni del reale, quello che la quotidianità ha banalizzato, semplificato, assorbito dentro se stessa per limitare il rischio della critica
Comunicato stampa
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Da diversi anni Claude Closky osserva e manipola i segni del reale, quello che la quotidianità ha banalizzato, semplificato, assorbito dentro se stessa per limitare il rischio della critica.
Di fronte al mutismo a cui la critica ideologica è condotta, catturata dal fascinoso gioco di riflessi, Closky si riappropria dei segni, li riorganizza, li decontestualizza, sfidando il potere seduttivo della noia, l’ennui.
La nioa che seduce e immobilizza.
Lo spazio saturato dalla comunicazione, dall’informazione, è il terreno per eccellenza in cui gioco ludico ed estetico si combinano. E’ l’occasione per giocare per errore con il linguaggio, per lasciare apparire nuove associazioni, nuovi miraggi e superstizioni.
Attreverso tutte le forme vuote che manipola, Closky mette faccia a faccia la sottomissione al desiderio e la sottomissione all’oggettività.
La menzogna del consumismo consiste nel voler sovrapporre l’illusione generata dal desiderio, alla verità del desiderio, e preferire le reperti, i fantasmi dell’immaginario piuttosto che il rischio della parola.
La distinzione è diventata assolutamente necessaria, uno scarto che faccia sì che le cose si articolino insieme e compongano un senso comune. Al di là di tutte le identificazioni, di tutti gli adeguamenti tra rappresentazione e significato, il soggetto è ritratto perché si salvaguardi dallo specchio delle immagini e dei segni che l’immobilizzano. Closky prende nota del retaggio di tutte queste mimesi, il retaggio necessario a una scrittura decentrata e aggregata al discorso.
Céline Mélissent, in ''Closky 2000'', edizione Moderna Galerija, Ljubljan
Di fronte al mutismo a cui la critica ideologica è condotta, catturata dal fascinoso gioco di riflessi, Closky si riappropria dei segni, li riorganizza, li decontestualizza, sfidando il potere seduttivo della noia, l’ennui.
La nioa che seduce e immobilizza.
Lo spazio saturato dalla comunicazione, dall’informazione, è il terreno per eccellenza in cui gioco ludico ed estetico si combinano. E’ l’occasione per giocare per errore con il linguaggio, per lasciare apparire nuove associazioni, nuovi miraggi e superstizioni.
Attreverso tutte le forme vuote che manipola, Closky mette faccia a faccia la sottomissione al desiderio e la sottomissione all’oggettività.
La menzogna del consumismo consiste nel voler sovrapporre l’illusione generata dal desiderio, alla verità del desiderio, e preferire le reperti, i fantasmi dell’immaginario piuttosto che il rischio della parola.
La distinzione è diventata assolutamente necessaria, uno scarto che faccia sì che le cose si articolino insieme e compongano un senso comune. Al di là di tutte le identificazioni, di tutti gli adeguamenti tra rappresentazione e significato, il soggetto è ritratto perché si salvaguardi dallo specchio delle immagini e dei segni che l’immobilizzano. Closky prende nota del retaggio di tutte queste mimesi, il retaggio necessario a una scrittura decentrata e aggregata al discorso.
Céline Mélissent, in ''Closky 2000'', edizione Moderna Galerija, Ljubljan
22
novembre 2003
Claude Closky – Black Hole
Dal 22 novembre 2003 al 30 gennaio 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA ENRICOFORNELLO
Prato, Via Giuseppe Paolini, 21, (Prato)
Prato, Via Giuseppe Paolini, 21, (Prato)
Orario di apertura
mart - sab 11-13 15-20
Vernissage
22 Novembre 2003, ore 18



