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Maura Banfo – Al di là dei pieni
Per la mostra Maura Banfo ha realizzato un lavoro molto complesso che si struttura in diverse parti, mettendo insieme immagini di luoghi e ambienti, e dando voce al racconto che ognuno di essi cela
Comunicato stampa
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33 Canti
L'ingresso in galleria si configura come il primo viaggio verso l'assoluto attraverso una grande installazione sulle pareti: la carta da parati che avvolge completamente lo spettatore, mostra le linee di una corsa continua, a cui si sommano i ritmi serrati delle immagini fotografiche ad essa apposte. Tre pareti che corrispondono a tre luoghi specifici, tre punti fondamentali: l'nferno, il purgatorio, il paradiso, proprio come nella Divina Commedia, dalla cui lettura prende inizio il viaggio dell'artista. La Divina Commedia viene scritta nel 1300, ma la data in cui inizia questo viaggio di Dante, è una data ideale, poiché il sole è in equinozio, la luna è piena ed è la notte dopo l'anniversario della crocefissione di Gesù. Ma nessun giorno nel 1300 corrisponde a queste tre cose contemporaneamente. Ecco che dunque ci si perde subito, in questo viaggio.
''? così mi sono registrata mentre leggevo i canti, il XXXV, il XXXVIII, il V, e altri, e riascoltandomi, ascoltavo la lettura, e sognavo. Magnifico''.
Un immaginario viaggio di andata e ritorno, un ciclo continuo, perpetuo, che si fortifica nelle immagini del video Round Trip e nella ciclicità del flusso dell'acqua della fontana.
Forse un vertice di passaggio
Nella seconda parte della mostra sono presentate invece una serie di fotografie e disegni di diverse dimensioni in cui il racconto che man mano si delinea attraverso il viaggio, cede il passo al racconto degli spazi, con i pieni, i vuoti, le linee.
Perdersi guardando un orizzonte, o meglio, guardando dove non si vede l'orizzonte, significa guardare nel vuoto. Ma per guardare nel vuoto ci si trova su un pieno, seduti da qualche parte:
''? ma secondo te, il contorno delle cose è dato dal pieno o dal vuoto? Dall'incontro di due punti mi viene da pensare? E un pieno che deve stare in uno spazio, se lo spazio è piccolo è il vuoto che ne detta il contorno?''
Tutto il lavoro presentato nasce dalla riflessione sulla natura dello spazio, i pieni-vuoti-pieni e poi vuoti-pieni-vuoti. Come una vestizione seguita dalla svestizione.
La nudità del palazzo a vela, l'architettura di Nervi, è ritratta dall'artista con punti di vista e tagli del tutto personali che enfatizzano le linee e il senso iscritto nel nome stesso dell'edificio: ''vela''. L'assetto architettonico si associa a un carattere organico e naturalistico, ancora ripreso nelle grandi immagini al lato opposto della galleria: immensi vuoti bianchi spezzati da contorni di materia, dall'architettura della fontana e dei corpi vegetali, umani.
Linee, segni, tracce, tratti, come anche nei disegni su carta e su alluminio, che conducono a una forma, ma non necessariamente a un paesaggio.
La forma è infatti la traccia del senza forma, poiché è questo che genera forma, non la forma che genera l'informe, e genera quando gli si accosta la materia. Ma la materia è necessariamente molto lontana, all'estrelo, poiché essa, delle forme inferiori, non ne ha, di per sé, nemmeno una. Se dunque è amabile non la materia ma ciò che viene formato dalla forma; se la forma che è nella materia deriva dall'anima; e se l'anima è tanto più desiderabile quanto più è forma; se lo Spirito è forma più dell'anima ed è perciò che molto più desiderabile:
bisogna ammettere che la natura prima del bello è senza forma. (Plotino)
L'ingresso in galleria si configura come il primo viaggio verso l'assoluto attraverso una grande installazione sulle pareti: la carta da parati che avvolge completamente lo spettatore, mostra le linee di una corsa continua, a cui si sommano i ritmi serrati delle immagini fotografiche ad essa apposte. Tre pareti che corrispondono a tre luoghi specifici, tre punti fondamentali: l'nferno, il purgatorio, il paradiso, proprio come nella Divina Commedia, dalla cui lettura prende inizio il viaggio dell'artista. La Divina Commedia viene scritta nel 1300, ma la data in cui inizia questo viaggio di Dante, è una data ideale, poiché il sole è in equinozio, la luna è piena ed è la notte dopo l'anniversario della crocefissione di Gesù. Ma nessun giorno nel 1300 corrisponde a queste tre cose contemporaneamente. Ecco che dunque ci si perde subito, in questo viaggio.
''? così mi sono registrata mentre leggevo i canti, il XXXV, il XXXVIII, il V, e altri, e riascoltandomi, ascoltavo la lettura, e sognavo. Magnifico''.
Un immaginario viaggio di andata e ritorno, un ciclo continuo, perpetuo, che si fortifica nelle immagini del video Round Trip e nella ciclicità del flusso dell'acqua della fontana.
Forse un vertice di passaggio
Nella seconda parte della mostra sono presentate invece una serie di fotografie e disegni di diverse dimensioni in cui il racconto che man mano si delinea attraverso il viaggio, cede il passo al racconto degli spazi, con i pieni, i vuoti, le linee.
Perdersi guardando un orizzonte, o meglio, guardando dove non si vede l'orizzonte, significa guardare nel vuoto. Ma per guardare nel vuoto ci si trova su un pieno, seduti da qualche parte:
''? ma secondo te, il contorno delle cose è dato dal pieno o dal vuoto? Dall'incontro di due punti mi viene da pensare? E un pieno che deve stare in uno spazio, se lo spazio è piccolo è il vuoto che ne detta il contorno?''
Tutto il lavoro presentato nasce dalla riflessione sulla natura dello spazio, i pieni-vuoti-pieni e poi vuoti-pieni-vuoti. Come una vestizione seguita dalla svestizione.
La nudità del palazzo a vela, l'architettura di Nervi, è ritratta dall'artista con punti di vista e tagli del tutto personali che enfatizzano le linee e il senso iscritto nel nome stesso dell'edificio: ''vela''. L'assetto architettonico si associa a un carattere organico e naturalistico, ancora ripreso nelle grandi immagini al lato opposto della galleria: immensi vuoti bianchi spezzati da contorni di materia, dall'architettura della fontana e dei corpi vegetali, umani.
Linee, segni, tracce, tratti, come anche nei disegni su carta e su alluminio, che conducono a una forma, ma non necessariamente a un paesaggio.
La forma è infatti la traccia del senza forma, poiché è questo che genera forma, non la forma che genera l'informe, e genera quando gli si accosta la materia. Ma la materia è necessariamente molto lontana, all'estrelo, poiché essa, delle forme inferiori, non ne ha, di per sé, nemmeno una. Se dunque è amabile non la materia ma ciò che viene formato dalla forma; se la forma che è nella materia deriva dall'anima; e se l'anima è tanto più desiderabile quanto più è forma; se lo Spirito è forma più dell'anima ed è perciò che molto più desiderabile:
bisogna ammettere che la natura prima del bello è senza forma. (Plotino)
22
novembre 2003
Maura Banfo – Al di là dei pieni
Dal 22 novembre 2003 al 30 gennaio 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA ENRICOFORNELLO
Prato, Via Giuseppe Paolini, 21, (Prato)
Prato, Via Giuseppe Paolini, 21, (Prato)
Orario di apertura
mart - sab 11-13 15-20
Vernissage
22 Novembre 2003, ore 18



