Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
Andrea Caretto
La ricerca di Andrea Caretto è incentrata sul rapporto tra l’uomo e il suo ambiente, sulla problematicità e la complessità di una relazione che tocca i temi dell’abitare e del sopravvivere, della memoria, dell’attenzione e della rimozione. Un intreccio rispecchiato nel progetto R-Esistenze, ideato per la rassegna Rexistenz organizzata dall’ecomuseo della Resistenza del Colle del Lys
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La ricerca di Andrea Caretto è incentrata sul rapporto tra l’uomo e il suo ambiente, sulla problematicità e la complessità di una relazione che tocca i temi dell’abitare e del sopravvivere, della memoria, dell’attenzione e della rimozione. Un intreccio rispecchiato nel progetto R-Esistenze, ideato per la rassegna Rexistenz organizzata dall’ecomuseo della Resistenza del Colle del Lys.
Nel settembre 2003 l’artista ha vissuto per una settimana in una tenda sulla cima di un monte, senza alcuna scorta alimentare. La sua sopravvivenza dipendeva da quanto gli veniva portato da persone informate del progetto. Il sito – la cima del Monte Arpone,
in un’area alpina piemontese – è stato individuato in quanto raggiungibile da uno dei sentieri che i partigiani usavano durante la seconda guerra mondiale. Uno dei tanti di quella fitta rete di percorsi montani che mettevano in relazione la città con le vette, garantendo approvvigionamenti e informazioni.
Mettendosi nei panni di un partigiano, Caretto chiede al visitatore di assumere il ruolo della “staffetta”, cioè di colui che porta notizie e insieme l’acqua e il cibo che il territorio non offre. Un’esperienza che, a fronte di un’apparente condizione di isolamento, si sviluppa invece grazie a una densa trama di inviti, incontri, doni e scambi.
Una tenda da campo, un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica, un computer, una macchina fotografica digitale, una videocamera, alcuni volumi scientifici per lo studio dei materiali naturali e una cartografia dell’area, hanno costituito una vera e propria “stazione per l’analisi del territorio”. Durante la sua permanenza l’artista ha raccolto, catalogato e rielaborato numerosi materiali, intrecciando uno sguardo analitico a un fare artistico e poetico. Stampe digitali e reperti naturali, confezionati in un packaging d’autore, hanno costituito materia di scambio per coloro i quali si sono recati in cima al monte.
Il senso di questa operazione è quello di ricostruire, attraverso un approccio al tempo stesso estetico e scientifico, la storia del territorio in tutte le sue sedimentazioni, siano esse di natura geologica che legate alla memoria dell’uomo. Ciò che Caretto chiede al suo interlocutore è di restituire al luogo dell’azione la sua originaria funzione. In questa prospettiva, la memoria gioca un ruolo di centrale importanza facendosi, per via del cibo portato in dono ripercorrendo le strade del passato, uno strumento di vera e propria sopravvivenza
Nel settembre 2003 l’artista ha vissuto per una settimana in una tenda sulla cima di un monte, senza alcuna scorta alimentare. La sua sopravvivenza dipendeva da quanto gli veniva portato da persone informate del progetto. Il sito – la cima del Monte Arpone,
in un’area alpina piemontese – è stato individuato in quanto raggiungibile da uno dei sentieri che i partigiani usavano durante la seconda guerra mondiale. Uno dei tanti di quella fitta rete di percorsi montani che mettevano in relazione la città con le vette, garantendo approvvigionamenti e informazioni.
Mettendosi nei panni di un partigiano, Caretto chiede al visitatore di assumere il ruolo della “staffetta”, cioè di colui che porta notizie e insieme l’acqua e il cibo che il territorio non offre. Un’esperienza che, a fronte di un’apparente condizione di isolamento, si sviluppa invece grazie a una densa trama di inviti, incontri, doni e scambi.
Una tenda da campo, un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica, un computer, una macchina fotografica digitale, una videocamera, alcuni volumi scientifici per lo studio dei materiali naturali e una cartografia dell’area, hanno costituito una vera e propria “stazione per l’analisi del territorio”. Durante la sua permanenza l’artista ha raccolto, catalogato e rielaborato numerosi materiali, intrecciando uno sguardo analitico a un fare artistico e poetico. Stampe digitali e reperti naturali, confezionati in un packaging d’autore, hanno costituito materia di scambio per coloro i quali si sono recati in cima al monte.
Il senso di questa operazione è quello di ricostruire, attraverso un approccio al tempo stesso estetico e scientifico, la storia del territorio in tutte le sue sedimentazioni, siano esse di natura geologica che legate alla memoria dell’uomo. Ciò che Caretto chiede al suo interlocutore è di restituire al luogo dell’azione la sua originaria funzione. In questa prospettiva, la memoria gioca un ruolo di centrale importanza facendosi, per via del cibo portato in dono ripercorrendo le strade del passato, uno strumento di vera e propria sopravvivenza
22
novembre 2003
Andrea Caretto
Dal 22 novembre al 20 dicembre 2003
arte contemporanea
Location
FABIO PARIS ART GALLERY
Brescia, Via Alessandro Monti, 13, (Brescia)
Brescia, Via Alessandro Monti, 13, (Brescia)
Orario di apertura
dal lunedi al sabato 15/19
Vernissage
22 Novembre 2003, ore 18
Autore



