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Piero Pellicano
A distanza di tre anni dalla sua ultima mostra personale, Marco Pezzali è lieto di poter nuovamente ospitare un’esposizione delle più recenti opere di Piero Pellicano.
Comunicato stampa
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I tre anni non sono trascorsi invano, perchè oggi la produzione pittorica di Pellicano appare nettamente più sganciata da schemi e da ricordi legati in maniera eccessiva al reale, così da aver compiuto un significativo passo in avanti nell'affermazione della sua già complessa personalità artistica.
Piero Pellicano presenta 25 dipinti eseguiti negli ultimi anni dimostrando così una vasta libertà creativa e pittorica.
Gabriele Simongini, infatti, osserva acutamente nella presentazione in catalogo che, nonostante si intraveda nella pittura di Pellicano l'eredità artistica di Scipione, Mafai, Ziveri, Pirandello e poi di Gentilini, nelle opere più recenti, egli non si lascia quasi più sviare dal fascino del racconto aneddotico o episodico preferendo invece concentrarsi su composizioni emblematiche e su memorie archetipe.
Marco Pezzali
L'ARTISTA
Piero Pellicano vive e lavora a Roma, dove è ordinario di ruolo di disegno e storia dell'arte presso le scuole di Stato. E' entrato giovanissimo nel mondo dell'arte ed ha conosciuto l'ultima esperienza dell'esistenzialismo romano, dalla quale ha tratto una visione introspettiva e distaccata della realtà. Ha frequentato a Roma l'Accademia delle Belle Arti nella sezione scenografia, mantenendo nelle sue opere la costruzione formale e l'impostazione cromatica di quegli studi. Esordisce intorno agli anni '60 nel "Gruppo internazionale del piccolo formato", movimento di espressione figurativa, riscuotendo consensi sia da parte del pubblico che della critica.
Ha avuto inoltre come maestri Ziveri, esponente dell'arte figurativa, e Sadun, artista informale, incontri determinanti nella sua formazione espressiva.
E' presente, negli anni '70 e '80, in numerose manifestazioni artistiche e alterna la propria attività tra Roma e Parigi, città nella quale sosta per un lungo periodo formativo. Le tematiche pittoriche nascono dall'analisi e dalla reinterpretazione di immagini di Roma, ricche di valori universali a cui l'artista si accosta con amore e rimpianto per un passato che non trova più.
Di tanto in tanto riaffiorano tematiche delle terre di Calabria, ricordi d'infanzia fatti di colori, odori, situazioni, che egli con rinnovato entusiasmo ed umiltà trasmette nelle sue opere.
I suoi quadri sono presenti in numerose collezioni private in Italia e all'estero.
PRESENTAZIONE
Mettendo in scena un'immaginazione "barocca"...
Morte a Venezia, recentemente dipinta da Piero Pellicano, è un'opera che ben esemplifica l'inesausta progressione creativa dell'artista verso una visionaria essenzializzazione della sua fervida fantasia figurale. Poche ma icastiche presenze trasmettono un'atmosfera malinconica e quasi drammatica che trova il suo punto più alto in quella misteriosa corrispondenza di forme che unisce la testa di un personaggio fondamentale (il giovane "oggetto del desiderio" vagheggiato dal protagonista del celebre romanzo di Thomas Mann La Morte a Venezia) all'astro che rifulge in alto a sinistra. Ogni motivo del quadro si carica di una profonda risonanza simbolica e diventa correlativo oggettivo dagli infiniti echi.
L'anima pittorica di Piero Pellicano, profondamente innervata dalla romanità più schietta, è certamente barocca, colma come di presenze quasi teatrali ma soprattutto invaghita di uno spazio dinamico e policentrico che stravolge una rigida scansione per piani predeterminati. Questo suo particolare barocco contemporaneo non a caso si lega anche all'eredità delle varie "Scuole Romane" che hanno percorso il '900 nel segno della visionarietà e di un infuocato tonalismo materico: nomi come quelli di Scipione, Mario Mafai, Alberto Ziveri, Fausto Pirandello sono stati profondamente meditati da Pellicano.
C'è un artista, in particolare, con cui Piero Pellicano ha instaurato un dialogo ideale: Franco Gentilini, per la sua solidità materica e cromatica che si unisce ad una vena fantastica e pur mai troppo lontana da un poetico realismo inveratosi in uno spazio poliprospettico. Ecco, l'immaginario di Piero Pellicano ha sempre le radici nella terra, per così dire, cioè in una lucida osservazione del reale visibile, non priva di un impegno morale, che viene analizzata e metabolizzata in una nuova realtà, quella autonoma dell'arte intesa anche come coscienza storica della forma.
In altre parole la pittura di Piero Pellicano, nelle sue prove migliori, realizza una convincente osmosi fra diverse esperienze sensibili, da quelle percettive a quelle immaginative. Del resto è questo un bagaglio indispensabile per un artista che, come lui, vuole cogliere quel perenne intreccio fra sacro e profano, fra carnalità e santità che caratterizza Roma più di qualsiasi altra città del mondo.
Proprio per tutte queste qualità Piero Pellicano non va incasellato in alcuna categoria predeterminata. E' un pittore intensamente immaginativo che fin dal suo DNA formativo ha ricevuto, al tempo stesso, il patrimonio genetico di un realismo potente e di un'astrazione raffinata e musicale: basti pensare alla lezione donatagli dai suoi due maestri, diversissimi fra loro, il sanguigno e visionario Alberto Ziveri e il lirico Piero Sadun.
Il carnale amore per la realtà ereditato dal primo si è fuso così, per certi versi, con la libertà gestuale trasmessa dal secondo, come è evidente soprattutto nelle opere più recenti di Pellicano. L'energica e caleidoscopica compenetrazione di piani attuata dall'artista certo riflette anche gli esiti della feconda ricerca futurista del primo '900, oggi attualissima più che mai. Ed è anche attenta alla frammentazione e rapidità percettiva della nostra epoca. Non si può infatti fare a meno di constatare che le modalità di percezione della gente sono cambiate, essendo assuefatte alla rapidità, al bombardamento ipnotico, all'effetto spettacolare, ad un perenne stato di eccitazione sensoriale, sia pur di superficie. Ogni artista avveduto deve tenerne conto, magari proponendo una via alternativa. Nella sua attenzione per il dinamismo psicologico Pellicano dà grande rilievo alla componente della memoria, quella che mette sullo stesso piano ricordi e presenze, esperienze ed eventi lontanissimi fra loro nel tempo e nello spazio.
Molti suoi quadri sono simili a sipari e a palcoscenici ideali in cui viene messa in scena la commedia - tragedia della vita trasformata attraverso il cortocircuito mnemonico.
Certo sono anche forti le radici calabresi dell'artista, evidenti nelle immemorabili tradizioni o presenze popolari di alcune sue opere e soprattutto in un passionale impegno etico e pittorico.
Tutto ciò - e questo e uno dei pregi del percorso creativo di Pellicano - è sempre filtrato e messo di fronte alle ragioni della forma che non devono lasciar prevalere retorici sentimentalismi. Anche per questo, nei suoi dipinti recenti, l'artista non si lascia quasi più sviare dal fascino del racconto aneddotico o episodico preferendo invece concentrarsi su composizioni emblematiche e su memorie archetipe. E' una scelta giusta e importante, in un'epoca che, come la nostra, sta perdendo l'idea stessa della forma, sia nella vita che nell'arte, sempre più travolte dal vento del pressappochismo, della confusione, della volgarità e della superficialità .
Se Italo Calvino, nelle sue magistrali Lezioni americane, avvertiva l'umanità del pericolo di "perdere una facoltà umana fondamentale: il potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi, [...] di pensare per immagini", senza dubbio un pittore come Piero Pellicano ci dimostra, rincuorandoci e incitandoci, che ci sono ancora artisti capaci di mettere in pratica questa capacità immaginifica.
Gabriele Simongini
Piero Pellicano presenta 25 dipinti eseguiti negli ultimi anni dimostrando così una vasta libertà creativa e pittorica.
Gabriele Simongini, infatti, osserva acutamente nella presentazione in catalogo che, nonostante si intraveda nella pittura di Pellicano l'eredità artistica di Scipione, Mafai, Ziveri, Pirandello e poi di Gentilini, nelle opere più recenti, egli non si lascia quasi più sviare dal fascino del racconto aneddotico o episodico preferendo invece concentrarsi su composizioni emblematiche e su memorie archetipe.
Marco Pezzali
L'ARTISTA
Piero Pellicano vive e lavora a Roma, dove è ordinario di ruolo di disegno e storia dell'arte presso le scuole di Stato. E' entrato giovanissimo nel mondo dell'arte ed ha conosciuto l'ultima esperienza dell'esistenzialismo romano, dalla quale ha tratto una visione introspettiva e distaccata della realtà. Ha frequentato a Roma l'Accademia delle Belle Arti nella sezione scenografia, mantenendo nelle sue opere la costruzione formale e l'impostazione cromatica di quegli studi. Esordisce intorno agli anni '60 nel "Gruppo internazionale del piccolo formato", movimento di espressione figurativa, riscuotendo consensi sia da parte del pubblico che della critica.
Ha avuto inoltre come maestri Ziveri, esponente dell'arte figurativa, e Sadun, artista informale, incontri determinanti nella sua formazione espressiva.
E' presente, negli anni '70 e '80, in numerose manifestazioni artistiche e alterna la propria attività tra Roma e Parigi, città nella quale sosta per un lungo periodo formativo. Le tematiche pittoriche nascono dall'analisi e dalla reinterpretazione di immagini di Roma, ricche di valori universali a cui l'artista si accosta con amore e rimpianto per un passato che non trova più.
Di tanto in tanto riaffiorano tematiche delle terre di Calabria, ricordi d'infanzia fatti di colori, odori, situazioni, che egli con rinnovato entusiasmo ed umiltà trasmette nelle sue opere.
I suoi quadri sono presenti in numerose collezioni private in Italia e all'estero.
PRESENTAZIONE
Mettendo in scena un'immaginazione "barocca"...
Morte a Venezia, recentemente dipinta da Piero Pellicano, è un'opera che ben esemplifica l'inesausta progressione creativa dell'artista verso una visionaria essenzializzazione della sua fervida fantasia figurale. Poche ma icastiche presenze trasmettono un'atmosfera malinconica e quasi drammatica che trova il suo punto più alto in quella misteriosa corrispondenza di forme che unisce la testa di un personaggio fondamentale (il giovane "oggetto del desiderio" vagheggiato dal protagonista del celebre romanzo di Thomas Mann La Morte a Venezia) all'astro che rifulge in alto a sinistra. Ogni motivo del quadro si carica di una profonda risonanza simbolica e diventa correlativo oggettivo dagli infiniti echi.
L'anima pittorica di Piero Pellicano, profondamente innervata dalla romanità più schietta, è certamente barocca, colma come di presenze quasi teatrali ma soprattutto invaghita di uno spazio dinamico e policentrico che stravolge una rigida scansione per piani predeterminati. Questo suo particolare barocco contemporaneo non a caso si lega anche all'eredità delle varie "Scuole Romane" che hanno percorso il '900 nel segno della visionarietà e di un infuocato tonalismo materico: nomi come quelli di Scipione, Mario Mafai, Alberto Ziveri, Fausto Pirandello sono stati profondamente meditati da Pellicano.
C'è un artista, in particolare, con cui Piero Pellicano ha instaurato un dialogo ideale: Franco Gentilini, per la sua solidità materica e cromatica che si unisce ad una vena fantastica e pur mai troppo lontana da un poetico realismo inveratosi in uno spazio poliprospettico. Ecco, l'immaginario di Piero Pellicano ha sempre le radici nella terra, per così dire, cioè in una lucida osservazione del reale visibile, non priva di un impegno morale, che viene analizzata e metabolizzata in una nuova realtà, quella autonoma dell'arte intesa anche come coscienza storica della forma.
In altre parole la pittura di Piero Pellicano, nelle sue prove migliori, realizza una convincente osmosi fra diverse esperienze sensibili, da quelle percettive a quelle immaginative. Del resto è questo un bagaglio indispensabile per un artista che, come lui, vuole cogliere quel perenne intreccio fra sacro e profano, fra carnalità e santità che caratterizza Roma più di qualsiasi altra città del mondo.
Proprio per tutte queste qualità Piero Pellicano non va incasellato in alcuna categoria predeterminata. E' un pittore intensamente immaginativo che fin dal suo DNA formativo ha ricevuto, al tempo stesso, il patrimonio genetico di un realismo potente e di un'astrazione raffinata e musicale: basti pensare alla lezione donatagli dai suoi due maestri, diversissimi fra loro, il sanguigno e visionario Alberto Ziveri e il lirico Piero Sadun.
Il carnale amore per la realtà ereditato dal primo si è fuso così, per certi versi, con la libertà gestuale trasmessa dal secondo, come è evidente soprattutto nelle opere più recenti di Pellicano. L'energica e caleidoscopica compenetrazione di piani attuata dall'artista certo riflette anche gli esiti della feconda ricerca futurista del primo '900, oggi attualissima più che mai. Ed è anche attenta alla frammentazione e rapidità percettiva della nostra epoca. Non si può infatti fare a meno di constatare che le modalità di percezione della gente sono cambiate, essendo assuefatte alla rapidità, al bombardamento ipnotico, all'effetto spettacolare, ad un perenne stato di eccitazione sensoriale, sia pur di superficie. Ogni artista avveduto deve tenerne conto, magari proponendo una via alternativa. Nella sua attenzione per il dinamismo psicologico Pellicano dà grande rilievo alla componente della memoria, quella che mette sullo stesso piano ricordi e presenze, esperienze ed eventi lontanissimi fra loro nel tempo e nello spazio.
Molti suoi quadri sono simili a sipari e a palcoscenici ideali in cui viene messa in scena la commedia - tragedia della vita trasformata attraverso il cortocircuito mnemonico.
Certo sono anche forti le radici calabresi dell'artista, evidenti nelle immemorabili tradizioni o presenze popolari di alcune sue opere e soprattutto in un passionale impegno etico e pittorico.
Tutto ciò - e questo e uno dei pregi del percorso creativo di Pellicano - è sempre filtrato e messo di fronte alle ragioni della forma che non devono lasciar prevalere retorici sentimentalismi. Anche per questo, nei suoi dipinti recenti, l'artista non si lascia quasi più sviare dal fascino del racconto aneddotico o episodico preferendo invece concentrarsi su composizioni emblematiche e su memorie archetipe. E' una scelta giusta e importante, in un'epoca che, come la nostra, sta perdendo l'idea stessa della forma, sia nella vita che nell'arte, sempre più travolte dal vento del pressappochismo, della confusione, della volgarità e della superficialità .
Se Italo Calvino, nelle sue magistrali Lezioni americane, avvertiva l'umanità del pericolo di "perdere una facoltà umana fondamentale: il potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi, [...] di pensare per immagini", senza dubbio un pittore come Piero Pellicano ci dimostra, rincuorandoci e incitandoci, che ci sono ancora artisti capaci di mettere in pratica questa capacità immaginifica.
Gabriele Simongini
29
novembre 2003
Piero Pellicano
Dal 29 novembre al 09 dicembre 2003
arte contemporanea
Location
GALLERIA DELLA TARTARUGA
Roma, Via Sistina, 85A, (Roma)
Roma, Via Sistina, 85A, (Roma)



