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Magnifici Ritorni. Tesori aquileiesi dal Kunsthistorisches Museum di Vienna
La mostra riporta ad Aquileia, a distanza di quasi 200 anni, alcuni tra i più importanti reperti archeologici restituiti dal ricchissimo sottosuolo aquileiese, attualmente esposti nella collezione permanente del Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Presentata stamattina a Roma la la mostra “Magnifici Ritorni. Tesori aquileiesi dal
Kunsthistorisches Museum di Vienna” che inaugura sabato 8 giugno al Museo Archeologico
Nazionale di Aquileia ed è organizzata dalla Fondazione Aquileia, dal Polo Museale del Friuli
Venezia Giulia e dal Kunsthistorisches Museum di Vienna con il patrocinio del Comune di
Aquileia e in collaborazione con Fondazione So.co.Ba per celebrare i 2200 dalla fondazione
dell’antica città romana.
Alla conferenza stampa nella Sala della Crociera del Ministero per i beni e le Attività Culturali
ha partecipato numerosissima stampa nazionale ed estera ed hanno preso la parola il capo di
Gabinetto del Ministro, dott.ssa Tiziana Coccoluto, il presidente della Regione autonoma Friuli
Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, il presidente della Fondazione Aquileia Antonio Zanardi
Landi, il direttore della Collezione Antichità del Kunsthistorisches Museum di Vienna
Georg Plattner, il direttore del Polo Museale del Friuli Venezia Giulia Luca
Caburlotto, il sindaco di Aquileia Emanuele Zorino e l’archeologo Louis Godart.
La mostra riporta ad Aquileia, a distanza di quasi 200 anni, alcuni tra i più importanti reperti
archeologici restituiti dal ricchissimo sottosuolo aquileiese, attualmente esposti nella collezione
permanente del Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Un viaggio nel tempo che, grazie ai 110 reperti del Kunsthistorisches, ci trasporta
nell’Aquileia di 2200 anni fa ma anche nell’Aquileia dell’Ottocento quando la città era
parte dell’Impero asburgico e le raccolte viennesi rappresentavano l’alternativa istituzionale
al collezionismo privato delle famiglie locali e alla dispersione del materiale sul mercato
antiquario.
Un’importante occasione per presentare, in molti casi per la prima volta dai tempi lontani del loro
ritrovamento, alcuni dei capolavori della città adriatica all’interno del contesto storico per i quali
furono creati e nel quale furono utilizzati. Ma offre anche l’opportunità per raccontare un momento
importante della storia di Aquileia, che, mediante una intensa attività di raccolta, di scavo e di ricerca
durata più di due secoli, portò alla progressiva riscoperta, durante l’età moderna, della grandezza
dell’antica città romana.
«Siamo particolarmente grati al Kunsthistorisches Museum – dichiara Antonio Zanardi Landi,
presidente della fondazione Aquileia – per aver accettato di concedere il prestito di tutti i più
importanti pezzi delle sue collezioni provenienti da Aquileia. Non è mai facile riportare opere d’arte
importanti nei luoghi di provenienza, per il sottinteso, ma sempre presente, timore che nella coscienza
del pubblico e nel dibattito che sempre segue una grande mostra si insinui il concetto di spoliazione, di
“portato via”. L’apertura e lo spirito di collaborazione di tutti i responsabili del Kunsthistorisches e il
risalto che ai reperti aquileiesi viene dato nelle sale espositive viennesi ci fanno capire invece che il
rapporto Vienna-Aquileia è davvero molto positivo, e che, in realtà, in quella sede Aquileia ha una
sorta di “succursale austriaca” oltre che una vetrina con un’eccezionale capacità di richiamo e di
illustrazione di quella che fu la grande città romana»
«A partire dal 1817 – spiega Georg Plattner , direttore della Collezione di Antichità greche e romane
nel Kunsthistorisches Museum – circa 340 reperti antichi da Aquileia sono stati inviati a Vienna da
Aquileia, quarantacinque pezzi tornarono ad Aquileia nel 1921, nell’ambito delle restituzioni che
l’Austria fece dopo la fine della prima guerra mondiale all’Italia: tra essi, sculture e iscrizioni, bolli
laterizi e altri oggetti minori. Ancora oggi – evidenzia la direttrice del Museo Sabine HAAG – i
capolavori aquileiesi mantengono una posizione preminente come importanti testimoni dell’antico
passato».
«Il percorso espositivo si snoda attraverso le sale del Museo Archeologico Nazionale recentemente
riallestito come sottolinea Luca Caburlotto, direttore del Polo Museale del Friuli Venezia Giulia – i
capolavori in arrivo da Vienna ricongiunti al loro contesto di rinvenimento e di utilizzo ne completano
la narrazione; dialogando all’interno delle singole sezioni con tutti quei materiali via via confluiti, per
strade diverse, nella collezione permanente, essi contribuiscono così a fornire un ulteriore tassello alla
ricostruzione della storia della città antica».
«La mostra ci riporta ai tempi pionieristici dell'archeologia aquileiese, tra il tardo Settecento e il primo
Ottocento – dice Cristiano Tiussi, direttore della Fondazione Aquileia – Siamo ancora all’epoca degli
scavi occasionali, che sebbene determinati bensì dall’unico scopo di recuperare “tesori” antichi hanno
condotto a scoperte di notevolissimo rilievo, talvolta avvolte ancora da un'aura di mistero. In un certo
senso, essi prepararono le prime indagini di ampio respiro degli archeologi austriaci, quelle effettuate
nell’area del circo e delle mura tardoantiche tra il 1872 e il 1875 e, soprattutto, quelle importantissime
avviate nel 1893 intorno al complesso basilicale».
Tra i “magnifici ritorni” dell’estate aquileiese spicca il rilievo marmoreo con la rappresentazione di
Mitra Tauroctono, con il berretto frigio, il serpente, lo scorpione e l'uccisione del toro sacro che
riporta agli antichi culti che hanno segnato la storia dell'umanità, giunti ad Aquileia dopo un lungo
viaggio da Oriente, dall’India e dalla Persia dove il culto a lui dedicato, misterico ed iniziatico, era nato
secoli prima.
«La diffusa presenza di culti mitraici, molto diffusi tra i soldati, nella regione intorno ad Aquileia – nota
Antonio Zanardi Landi – oltre che ricordarci il ruolo militare attribuito da Roma alla colonia che
doveva consentire l’espansione verso i Balcani e il Noricum, sottolinea fortemente quell’elemento che
rende unica Aquileia nel panorama dell’Impero. Mi riferisco al ruolo di interfaccia economica e
culturale della città e del Caput Adriae con l’Oriente (Balcani, ma anche con il Vicino Oriente
mediterraneo, l’Egitto e l’Africa Settentrionale). Ruolo di intermediario culturale, svolto da Aquileia nel
cuore dell’Europa antica e tardo antica, che ha favorito il formarsi della specificità della cultura,
dell’arte e delle forme di culto prosperate nella città romana».
«Il rilievo del Mitra – come spiega Marta Novello, direttrice del Museo Archeologico Nazionale di
Aquileia – inizialmente promesso al Museo Archeologico al momento del suo rinvenimento nel 1888,
fu poi regalato all’imperatore Francesco Giuseppe. All’interno delle sale del museo aquileiese ne
rimase un calco in gesso, che ancora oggi rappresenta un chiaro richiamo all’indissolubile fil rouge che
pone in relazione le due collezioni museali, nate a pochi anni di distanza fra loro, l’una – con il nome di
Kunsthistorisches Hofmuseum – nel 1891, l’altra – con il nome di Imperial Regio Museo dello Stato –
nel 1882, per diretta iniziativa dell’Imperatore Francesco Giuseppe quale chiara espressione della
politica culturale dell’Impero austro-ungarico e di quel lungo processo che nel corso del XIX secolo
portò, in Europa, alla maturazione della moderna concezione del museo quale bene dello Stato al
servizio dei cittadini».
Tra i reperti di maggior pregio si distinguono la patera in argento, l’eccezionale piatto dalla
complessa raffigurazione allegorica riconducibile a temi dell’abbondanza e della celebrazione
dell’agricoltura, donato nel 1816 all’imperatore d’Austria Francesco I dal conte Francesco Leopoldo
Cassis Faraone, e la croce in bronzo del IV secolo con il monogramma dato dall’intersezione delle
iniziali del nome greco di Cristo donata a Vienna dal barone Ettore von Ritter verso la metà dell’800.
In mostra anche molti materiali preziosi confluiti a Vienna attraverso l’Imperial Regio Gabinetto
Numismatico e delle Antichità di Vienna, nucleo originario del Kunsthistorisches Museum al quale i
funzionari locali preposti al controllo degli scavi trasmettevano le antichità aquileiese fino
all’istituzione del Museo Archeologico nel 1882: gemme, monete, bronzi, tra i quali spicca la
raffinatissima gemma verde con un ritratto femminile dalla complessa acconciatura ispirata dalle
mode in voga tra le principesse della famiglia imperiale , oggi incastonata in una montatura in oro di
età moderna o la pasta vitrea con la raffigurazione del Circo Massimo di Roma ora montata su un
elemento moderno in argento.
Grazie al sostegno della Fondazione Aquileia si è reso possibile anche il restauro della cosiddetta
Venere di Aquileia, che dopo una lunga permanenza nei depositi viennesi finalmente può essere
esposta. Rinvenuta nel febbraio del 1824 e venduta nel 1828 alle collezioni imperiali a Vienna, la
statua rappresentata la dea nuda, con il solo mantello che avvolge il corpo all’altezza dei fianchi. La
scultura richiama la Venere Marina e deriva da un’elaborazione ellenistica di II secolo a.C. della
famosissima Afrodite Cnidia di Prassitele, opera di IV secolo a.C., che per la prima volta rappresentava
la divinità completamente nuda. La scultura aquileiese doveva essere originariamente collocata in un
luogo pubblico di grande visibilità, forse il teatro e le terme della città.
Tra le opere lapidee del percorso espositivo spicca un rilievo frammentario in marmo bianco di
cospicue dimensioni, che rappresenta una scena di sacrificio rituale di un toro dinnanzi a un altare.
Sul frammento, stilisticamente databile alla fine del I secolo d.C., sono rappresentati tutti i momenti
salienti di un sacrificio alle divinità da parte di due personaggi, forse i magistrati della colonia o alcuni
membri della famiglia imperiale. La rappresentazione richiama i grandi sacrifici di stato di età romana,
che prevedevano il sacrificio consecutivo di un toro, di una pecora e di una scrofa (suovetaurilia). Il
rilievo aquileiese, che non conta molti confronti al di fuori di Roma, doveva probabilmente essere
esposto in un luogo pubblico come il foro o un’area sacra.
Va segnalata infine la statua di aquila a tutto tondo, databile al II d.C, che si poggia su un supporto ed
è stato lavorato in un unico blocco: l’aquila, rappresentata a grandezza naturale e con le ali aperte, era
spesso usata come simbolo del potere dell’Impero romano, oltre che come animale collegato al culto di
Giove.
Il neo sindaco di Aquileia Emanuele Zorino ha espresso il suo apprezzamento perché «si tratta di
reperti che sono nel cuore e nella memoria di molti aquileiesi e la mostra sarà l’occasione per ritrovare
la storia comune e riscoprire un sodalizio che dura da molti anni»
Kunsthistorisches Museum di Vienna” che inaugura sabato 8 giugno al Museo Archeologico
Nazionale di Aquileia ed è organizzata dalla Fondazione Aquileia, dal Polo Museale del Friuli
Venezia Giulia e dal Kunsthistorisches Museum di Vienna con il patrocinio del Comune di
Aquileia e in collaborazione con Fondazione So.co.Ba per celebrare i 2200 dalla fondazione
dell’antica città romana.
Alla conferenza stampa nella Sala della Crociera del Ministero per i beni e le Attività Culturali
ha partecipato numerosissima stampa nazionale ed estera ed hanno preso la parola il capo di
Gabinetto del Ministro, dott.ssa Tiziana Coccoluto, il presidente della Regione autonoma Friuli
Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, il presidente della Fondazione Aquileia Antonio Zanardi
Landi, il direttore della Collezione Antichità del Kunsthistorisches Museum di Vienna
Georg Plattner, il direttore del Polo Museale del Friuli Venezia Giulia Luca
Caburlotto, il sindaco di Aquileia Emanuele Zorino e l’archeologo Louis Godart.
La mostra riporta ad Aquileia, a distanza di quasi 200 anni, alcuni tra i più importanti reperti
archeologici restituiti dal ricchissimo sottosuolo aquileiese, attualmente esposti nella collezione
permanente del Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Un viaggio nel tempo che, grazie ai 110 reperti del Kunsthistorisches, ci trasporta
nell’Aquileia di 2200 anni fa ma anche nell’Aquileia dell’Ottocento quando la città era
parte dell’Impero asburgico e le raccolte viennesi rappresentavano l’alternativa istituzionale
al collezionismo privato delle famiglie locali e alla dispersione del materiale sul mercato
antiquario.
Un’importante occasione per presentare, in molti casi per la prima volta dai tempi lontani del loro
ritrovamento, alcuni dei capolavori della città adriatica all’interno del contesto storico per i quali
furono creati e nel quale furono utilizzati. Ma offre anche l’opportunità per raccontare un momento
importante della storia di Aquileia, che, mediante una intensa attività di raccolta, di scavo e di ricerca
durata più di due secoli, portò alla progressiva riscoperta, durante l’età moderna, della grandezza
dell’antica città romana.
«Siamo particolarmente grati al Kunsthistorisches Museum – dichiara Antonio Zanardi Landi,
presidente della fondazione Aquileia – per aver accettato di concedere il prestito di tutti i più
importanti pezzi delle sue collezioni provenienti da Aquileia. Non è mai facile riportare opere d’arte
importanti nei luoghi di provenienza, per il sottinteso, ma sempre presente, timore che nella coscienza
del pubblico e nel dibattito che sempre segue una grande mostra si insinui il concetto di spoliazione, di
“portato via”. L’apertura e lo spirito di collaborazione di tutti i responsabili del Kunsthistorisches e il
risalto che ai reperti aquileiesi viene dato nelle sale espositive viennesi ci fanno capire invece che il
rapporto Vienna-Aquileia è davvero molto positivo, e che, in realtà, in quella sede Aquileia ha una
sorta di “succursale austriaca” oltre che una vetrina con un’eccezionale capacità di richiamo e di
illustrazione di quella che fu la grande città romana»
«A partire dal 1817 – spiega Georg Plattner , direttore della Collezione di Antichità greche e romane
nel Kunsthistorisches Museum – circa 340 reperti antichi da Aquileia sono stati inviati a Vienna da
Aquileia, quarantacinque pezzi tornarono ad Aquileia nel 1921, nell’ambito delle restituzioni che
l’Austria fece dopo la fine della prima guerra mondiale all’Italia: tra essi, sculture e iscrizioni, bolli
laterizi e altri oggetti minori. Ancora oggi – evidenzia la direttrice del Museo Sabine HAAG – i
capolavori aquileiesi mantengono una posizione preminente come importanti testimoni dell’antico
passato».
«Il percorso espositivo si snoda attraverso le sale del Museo Archeologico Nazionale recentemente
riallestito come sottolinea Luca Caburlotto, direttore del Polo Museale del Friuli Venezia Giulia – i
capolavori in arrivo da Vienna ricongiunti al loro contesto di rinvenimento e di utilizzo ne completano
la narrazione; dialogando all’interno delle singole sezioni con tutti quei materiali via via confluiti, per
strade diverse, nella collezione permanente, essi contribuiscono così a fornire un ulteriore tassello alla
ricostruzione della storia della città antica».
«La mostra ci riporta ai tempi pionieristici dell'archeologia aquileiese, tra il tardo Settecento e il primo
Ottocento – dice Cristiano Tiussi, direttore della Fondazione Aquileia – Siamo ancora all’epoca degli
scavi occasionali, che sebbene determinati bensì dall’unico scopo di recuperare “tesori” antichi hanno
condotto a scoperte di notevolissimo rilievo, talvolta avvolte ancora da un'aura di mistero. In un certo
senso, essi prepararono le prime indagini di ampio respiro degli archeologi austriaci, quelle effettuate
nell’area del circo e delle mura tardoantiche tra il 1872 e il 1875 e, soprattutto, quelle importantissime
avviate nel 1893 intorno al complesso basilicale».
Tra i “magnifici ritorni” dell’estate aquileiese spicca il rilievo marmoreo con la rappresentazione di
Mitra Tauroctono, con il berretto frigio, il serpente, lo scorpione e l'uccisione del toro sacro che
riporta agli antichi culti che hanno segnato la storia dell'umanità, giunti ad Aquileia dopo un lungo
viaggio da Oriente, dall’India e dalla Persia dove il culto a lui dedicato, misterico ed iniziatico, era nato
secoli prima.
«La diffusa presenza di culti mitraici, molto diffusi tra i soldati, nella regione intorno ad Aquileia – nota
Antonio Zanardi Landi – oltre che ricordarci il ruolo militare attribuito da Roma alla colonia che
doveva consentire l’espansione verso i Balcani e il Noricum, sottolinea fortemente quell’elemento che
rende unica Aquileia nel panorama dell’Impero. Mi riferisco al ruolo di interfaccia economica e
culturale della città e del Caput Adriae con l’Oriente (Balcani, ma anche con il Vicino Oriente
mediterraneo, l’Egitto e l’Africa Settentrionale). Ruolo di intermediario culturale, svolto da Aquileia nel
cuore dell’Europa antica e tardo antica, che ha favorito il formarsi della specificità della cultura,
dell’arte e delle forme di culto prosperate nella città romana».
«Il rilievo del Mitra – come spiega Marta Novello, direttrice del Museo Archeologico Nazionale di
Aquileia – inizialmente promesso al Museo Archeologico al momento del suo rinvenimento nel 1888,
fu poi regalato all’imperatore Francesco Giuseppe. All’interno delle sale del museo aquileiese ne
rimase un calco in gesso, che ancora oggi rappresenta un chiaro richiamo all’indissolubile fil rouge che
pone in relazione le due collezioni museali, nate a pochi anni di distanza fra loro, l’una – con il nome di
Kunsthistorisches Hofmuseum – nel 1891, l’altra – con il nome di Imperial Regio Museo dello Stato –
nel 1882, per diretta iniziativa dell’Imperatore Francesco Giuseppe quale chiara espressione della
politica culturale dell’Impero austro-ungarico e di quel lungo processo che nel corso del XIX secolo
portò, in Europa, alla maturazione della moderna concezione del museo quale bene dello Stato al
servizio dei cittadini».
Tra i reperti di maggior pregio si distinguono la patera in argento, l’eccezionale piatto dalla
complessa raffigurazione allegorica riconducibile a temi dell’abbondanza e della celebrazione
dell’agricoltura, donato nel 1816 all’imperatore d’Austria Francesco I dal conte Francesco Leopoldo
Cassis Faraone, e la croce in bronzo del IV secolo con il monogramma dato dall’intersezione delle
iniziali del nome greco di Cristo donata a Vienna dal barone Ettore von Ritter verso la metà dell’800.
In mostra anche molti materiali preziosi confluiti a Vienna attraverso l’Imperial Regio Gabinetto
Numismatico e delle Antichità di Vienna, nucleo originario del Kunsthistorisches Museum al quale i
funzionari locali preposti al controllo degli scavi trasmettevano le antichità aquileiese fino
all’istituzione del Museo Archeologico nel 1882: gemme, monete, bronzi, tra i quali spicca la
raffinatissima gemma verde con un ritratto femminile dalla complessa acconciatura ispirata dalle
mode in voga tra le principesse della famiglia imperiale , oggi incastonata in una montatura in oro di
età moderna o la pasta vitrea con la raffigurazione del Circo Massimo di Roma ora montata su un
elemento moderno in argento.
Grazie al sostegno della Fondazione Aquileia si è reso possibile anche il restauro della cosiddetta
Venere di Aquileia, che dopo una lunga permanenza nei depositi viennesi finalmente può essere
esposta. Rinvenuta nel febbraio del 1824 e venduta nel 1828 alle collezioni imperiali a Vienna, la
statua rappresentata la dea nuda, con il solo mantello che avvolge il corpo all’altezza dei fianchi. La
scultura richiama la Venere Marina e deriva da un’elaborazione ellenistica di II secolo a.C. della
famosissima Afrodite Cnidia di Prassitele, opera di IV secolo a.C., che per la prima volta rappresentava
la divinità completamente nuda. La scultura aquileiese doveva essere originariamente collocata in un
luogo pubblico di grande visibilità, forse il teatro e le terme della città.
Tra le opere lapidee del percorso espositivo spicca un rilievo frammentario in marmo bianco di
cospicue dimensioni, che rappresenta una scena di sacrificio rituale di un toro dinnanzi a un altare.
Sul frammento, stilisticamente databile alla fine del I secolo d.C., sono rappresentati tutti i momenti
salienti di un sacrificio alle divinità da parte di due personaggi, forse i magistrati della colonia o alcuni
membri della famiglia imperiale. La rappresentazione richiama i grandi sacrifici di stato di età romana,
che prevedevano il sacrificio consecutivo di un toro, di una pecora e di una scrofa (suovetaurilia). Il
rilievo aquileiese, che non conta molti confronti al di fuori di Roma, doveva probabilmente essere
esposto in un luogo pubblico come il foro o un’area sacra.
Va segnalata infine la statua di aquila a tutto tondo, databile al II d.C, che si poggia su un supporto ed
è stato lavorato in un unico blocco: l’aquila, rappresentata a grandezza naturale e con le ali aperte, era
spesso usata come simbolo del potere dell’Impero romano, oltre che come animale collegato al culto di
Giove.
Il neo sindaco di Aquileia Emanuele Zorino ha espresso il suo apprezzamento perché «si tratta di
reperti che sono nel cuore e nella memoria di molti aquileiesi e la mostra sarà l’occasione per ritrovare
la storia comune e riscoprire un sodalizio che dura da molti anni»
08
giugno 2019
Magnifici Ritorni. Tesori aquileiesi dal Kunsthistorisches Museum di Vienna
Dall'otto giugno al 20 ottobre 2019
archeologia
arte antica
arte antica
Location
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI AQUILEIA
Aquileia, Via Roma, 1, (Udine)
Aquileia, Via Roma, 1, (Udine)
Biglietti
€ 10 (ingresso Museo Archeologico Nazionale + mostra);
€ 16 (Biglietto UNICO comprensivo di ingresso Museo Archeologico Nazionale, mostra, Basilica, cripte,
campanile, battistero e domus e palazzo episcopale).
Ingresso gratuito fino ai 18 anni e per le categorie previste dal MIBAC
Ingresso libero per tutti: 15 giugno, 12 luglio, 3 agosto, 20 settembre, 4 ottobre, 13 ottobre
Per i gruppi: prenotazione a
museoaquileiadidattica@beniculturali.it o al numero 043191035.
Orario di apertura
dal martedì alla domenica 10-19, la biglietteria chiude un’ora prima (lunedì chiuso);
Vernissage
8 Giugno 2019, su invito




