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Quest’anno tra i diversi spunti di riflessione attivati dal complesso sistema di scambio e promozione culturale legato ad Artissima emerge traces: un articolato progetto, a cura di Domenico Maria Papa e coordinato da Giuliana Picarelli, che prende il via dalla convergenza di istanze apparentemente distanti, di ordine filosofico, critico e conservativo. La mostra è allo stesso tempo l’epilogo di un produttivo confronto tra diverse aree scientifiche relative ai beni culturali e il prologo di un’analisi approfondita del rapporto tra opera e documento, connubio indissolubile per la comprensione dell’arte e della società moderna.
La collettiva si presenta, attraverso alcuni exempla (più di quaranta opere), come una sintetica cartografia dell’arte compresa tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento dove è evidente la stretta relazione tra manufatto e testimonianza ed in cui si evince la natura documentale dell’opera stessa . Le opere e i documenti vengono infatti analizzati come elementi attivi che definiscono relazioni tra termini diversi, strutture verbali che custodiscono “l’altro del mondo che non ha avuto accesso all’esistenza o che da questa è stato rimosso”, come scrive il curatore nel catalogo della mostra. Il percorso, dunque, segue più che un continuum temporale, un’estetica dell’assenza presente in tutta quell’arte sottoposta ad un processo di sottrazione della materia di cui restano visibili soltanto alcune tracce.
La lettura e la riscrittura dei segni lasciati da grandi nomi del periodo preso in esame come, ad esempio, Vincenzo Agnetti, Gianfranco Baruchello, Sandro Chia, Gino De Dominicis, Piero Gilardi, Giulio Paolini, Pino Pascali, Mario Schifano, Daniel Spoerri e Armando Testa, evidenzia una reiterata consapevolezza dell’importanza dell’archivio come dispositivo di conoscenza e memoria e ancor di più come meccanismo propulsore di un nuovo pensiero critico. A tal proposito Achille Bonito Oliva, in un’intervista rilasciata a Domenico Maria Papa per l’occasione, sostiene che « la documentazione è utile in quanto testimonia la complessità più che la linearità delle trasformazioni dell’arte. Ci permette così di entrare in un universo sia esistenziale che culturale. L’identità dell’artista non va cercata nell’opera in sé. L’opera ne parla ma lo fa attraverso la documentazione.»
Comprendere l’identità dell’artista, il suo modus operandi e provare a ricostruire il contesto culturale in cui è stata prodotta l’opera sono interrogativi che appartengono anche all’aspetto conservativo del lavoro e che rientra nell’approccio interdisciplinare di questo progetto a cui partecipa attivamente, tra gli altri autorevoli partners, anche il Centro di Conservazione e Restauro di Venaria Reale che attualmente opera nell’ambito del restauro di numerose opere e di rilevanti testimonianze dell’epoca contemporanea. Proprio tra gli anni Sessanta e Settanta, infatti, con l’avvento di nuove tecnologie, inizia il cosiddetto processo di dematerializzazione dell’arte e si diffondono le tendenze concettuali e processuali: diventa allora importante documentare azioni, gesti, idee che spesso hanno breve durata o rimangono allo stato progettuale. Così nell’era dell’arte mixed-media, in cui il digitale ha messo in discussione i vecchi sistemi di archiviazione della memoria, di catalogazione e trasmissione del sapere, la mostra prova a ristabilire un contatto diretto con i segni tangibili presentando oltre centocinquanta documenti d’archivio: testi, disegni, fotografie, libri e progetti provenienti da collezioni pubbliche e private.
traces è, dunque, un atto critico con cui si esercita quell’ “archeologia del moderno” di cui scriveva Filiberto Menna, che prova a ricostruire i passi della cultura contemporanea e a «scoprire le vie effettivamente percorse e le vie che sono state solo possibili, che potevano essere percorse ma che sono rimaste come un’eventualità aperta al futuro, e che perciò stesso hanno avuto effetto».
Ilaria Tamburro
mostra visitata il 7 novembre
Dal 7 novembre al 9 dicembre 2015
Traces. Documento e testimonianza nell’arte contemporanea italiana.
Biblioteca Nazionale Universitaria
Piazza Carlo Alberto, 3 – Torino
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle 18:00 – sabato dalle 10:00 alle 13:00
Info: www.tracesart.it