27 febbraio 2021

TI BERGAMO: una comunità, una mostra, un museo. Un anno dopo

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Una mostra da vedere per tanti motivi, che scompone il format museale e racconta l'istituzione con immediatezza, aprendosi e misurandosi con la collettività

TI BERGAMO, ph. Lorenzo Palmieri

LA GAMeC deve molto all’artista Dan Perjovschi, al suo direttore Lorenzo Giusti, al suo team. Bergamo deve molto alla GAMeC (intesa come la sua Galleria di arte Moderna e Contemporanea) che nel primo lockdown ha saputo mantenere la mente lucida e offrire ad un territorio piegato una voce altra e quotidiana. Quella di RADIO GAMeC, una compagna di vita che, con la sua programmazione e i suoi ospiti, ha costruito un canale digitale umano.
Un piccolo miracolo, seguito da un’amplia comunità e riconosciuto a livello internazionale, che ha fuso pratiche e sensibilità analogiche e digitali per la costruzione di un canale diffusivo con contenuti specifici. Così mentre fiumi di immagini si riversavano nel web, mentre istituzioni ed enti ci garantivano tour virtuali per collezioni ed attività interrotte, in GAMeC si producevano nuovi contenuti e nuovi sistemi di connessione, dall’interno all’esterno e, soprattutto, dall’esterno all’interno. Forse proprio da questa complessa ed intensa esperienza è nata la mostra TI BERGAMO, a cura di Valentina Gervasoni e Lorenzo Giusti, che mutua il suo titolo dal disegno donato proprio dall’artista rumeno Dan Perjovschi in occasione della raccolta fondi per l’ospedale. Geniale nella sua sintesi (come già in precedenza sempre per la GAMeC) ci introduce con efficacia in una mostra composta da sezioni diverse, autonome ma correlate da un comun denominatore: restituire il cortocircuito emotivo innescato da eventi drammatici e gesti di solidarietà durante la fase più acuta della crisi; offrire, tra passato e presente, elementi di riflessione utili a rafforzare sguardo e azione verso il futuro; mostrare, attraverso nuove produzione (avviate durante e dopo il lock down) la forza e la necessità dell’arte.

MASBEDO, Condivisione di un ricordo, 2020

Così i numeri de L’Eco di Bergamo, i disegni sulla pandemia realizzati da Dan Perjovschi, le vignette recenti del bergamasco Bruno Bozzetto, servizi video, televisivi e docufilm di startup. Di seguito opere di artisti bergamaschi di generazioni differenti tra i quali Tea Andreoletti, Filippo Berta, Mariella Bettineschi, Mario Cresci, Gianriccardo Piccoli e Andrea Mastrovito che, attivamente vicino a Bergamo da New York durante il lock down, presenta in mostra il suo ultimo film I Am Not Legend dedicato alla sua città natale e realizzato grazie alla sesta edizione dell’Italian Council per le collezioni di Palazzo Fabroni a Pistoia.
Nelle sale anche opere della Collezione della GAMeC legate alla città di Bergamo come le straordinarie fotografie di Gabriele Basilico, le opere di Alberto Garutti e di Luca Vitone, ma anche quelle di artisti di un passato recente, come Orfeo Locatelli, Trento Longaretti e Alberto Vitali. Altro spazio nella mostra è dedicato appunto a Radio GAMeC con i podcast delle 66 puntate accanto l’opportunità di visionare, mediante QR code, le registrazioni dei cinque appuntamenti di Radio GAMeC Real Live, cioè quando, sul Videomobile dei MASBEDO installato nel cortile del museo appena concluso il lock down, si sono esibiti artisti come Nic Cester & The Milano Elettrica, Andrea Pennacchi con Giorgio Gobbo, Cristiano Godano, Alessandro Sciarroni e Virgilio Sieni (e molti altri che vi hanno collaborato da altre nazioni).

Mastrovito, I Am Not Legend, frame

Sui due piani dell’esposizione anche una grande installazione che raccoglie le oltre 200 fotografie dell’iniziativa solidale 100 Fotografi per Bergamo che ha coinvolto numerosi autori italiani e internazionali – tra cui Jacopo Benassi, Francesco Jodice, Delfino Sisto Legnani, Giovanna Silva, Oliviero Toscani, … – accompagnata dalla registrazione del concerto solidale tenuto ad aprile della cantante israeliana Noa grazie alla collaborazione tra Bergamo Jazz Festival e I-Jazz. Vicina vi è anche una sala del museo trasformata in un’aula scolastica che, dando nuova vita ai banchi dismessi dalle scuole in questi mesi, esprime la scelta metaforica e concreta che racconta la GAMeC come luogo di formazione permanente.
Grande presenza infine quella del duo artistico MASBEDO con due opere inedite appositamente prodotte da GAMeC e In Between Art Film. Ispirati dal capolavoro di Pellizza da VolpedoRicordo di un dolore (Ritratto di Santina Negri, collezione Accademia Carrara) raffigurante una giovane donna nel momento in cui apprende la tragica notizia di un lutto, nel video dei MASBEDO, di uguale titolo, proprio l’immagine del dipinto diventa icona emblematica della sofferenza. Quella che vediamo nel video è infatti l’ascesa silenziosa di un uomo sulla vetta della Presolana che, con la riproduzione del dipinto sulle spalle, ci racconta la solitudine di un momento di dolore ma anche la sua sublimazione. Tela ed azione, restituiti nel video con piena autonomia, esprimono l’impossibilità di disgiungere il dolore individuale e il dolore collettivo di una valle e di una città.

Ti Bergamo, Ph: Lorenzo Palmieri

Seconda opera dei MASBEDO, correlata alla prima, è il documentario Condivisione di un ricordo che svela e restituisce l’operazione che ha interessato Bergamo e i comuni della Val Seriana percorsi dagli artisti con team e videomobile durante l’estate. All’affissione, in luoghi di vita ma anche di silenzio, di numerosi manifesti raffiguranti il dipinto di Pellizza da Volpedo corrisponde l’occasione di relazioni fatte di sguardi e di parole.
TI BERGAMO è una mostra da vedere per tanti motivi: per la volontà di raccontare un’esperienza attraverso percorsi che mescolano discipline e forme narrative, ricordi e interpretazioni, azioni e produzioni; per l’onesta trasparenza con la quale scompone il format museale e la gerarchia dei suoi protagonisti; per l’immediatezza anche ingenua con la quale l’istituzione si racconta, si apre e si misura con la collettività; per i molti artisti, persone ed enti che l’hanno costruita nei suoi contenuti e nella dimensione espositiva e, infine, anche per la sua gratuità. Un progetto sperimentale, quasi un’azione corale più che una mostra, che merita di essere visitata dalla sua comunità di vicinanza e ancor più da ogni altra comunità perché, come nell’arte, non c’è straniero in questa storia.

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