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fino al 15.V.2004 Alfonso Bonavita Torino, Galleria Biasutti&Biasutti
torino
Calabrese di nascita, genovese d’adozione. Alfonso Bonavita presenta i suoi recenti lavori, coniugando colte citazioni “sociologiche” e scultoree figure spersonalizzate. Morale e metafisica (in)attuali alle soglie del terzo millennio...
La mostra di Alfonso Bonavita (Amantea, Cosenza 1962. Vive a Genova) presenta una ventina di opere recenti, in particolare un lavoro del 2000 e altri venti datati 2003-2004.
Ciò che in prima battuta si nota è la cultura di Bonavita, che accompagna il verso delle sue tele con citazioni tratte da autori come Morin e Weber, coniugando un approccio metafisico e morale che lo distingue nettamente dalla maggior parte degli artisti (italiani) contemporanei.
(Se-lezione) uscita (2003) adotta una prospettiva “acuta” che mostra in primo piano i piedi scalzi di un uomo trascinato per un braccio in una sorta di hall. Un enorme cartello indica l’uscita, accompagnato dall’eloquente gesto di un’altra figura. Tutt’intorno, uomini in giacca e cravatta palesano una temibile indifferenza. In quest’opera è riassunta la maggior parte delle caratteristiche distintive del lavoro di Bonavita. In primo luogo, la qualità plastica della sua pittura, come ha sottolineato Angerame, il quale paragona lo straniamento di Bonavita a quello esercitato da Giorgio de Chirico, ma da esso distinto per l’impegno nel quotidiano. I corpi del cosentino sono privi di caratteristiche somatiche distintive, sono astrazioni dell’umano, modellizzazioni spersonalizzanti. Dal punto di vista tecnico, va notato l’utilizzo in qualità di fondo dei quotidiani e l’ambientazione ottenuta con fotografie trattate digitalmente.
Il magistrale utilizzo della prospettiva si ripropone in Passaggio per nord est (2003), ambientato nel corridoio di un treno i cui finestrini sono coperti da fogli di giornale, oppure in Squilibri (2004), dove ancora piedi e mani nude in primo piano sono in procinto di trascinare un corpo all’indietro per una scalinata, su uno sfondo digitale reso curvo e “grand’angolare” dalla vertigine della caduta. I soggetti sono sostanzialmente sempre i medesimi, in completo blu, privi di scarpe e statuari. Soggetti che tuttavia talvolta stupiscono per la loro agilità inattesa, come quando ne Il concetto di limite (2003) si producono in un passo a tre tempi danzante verso l’aldilà della tela. Questa stessa agilità è resa ancor più evidente nel “dittico” Fallimento individuale (2004) e Tentativo di resistere (2004): grazie all’inserto del filo metallico –discreto e al tempo stesso centrale nell’economia rappresentativa–, Bonavita mostra corpi giunonici cadere o aggrapparsi al senso di una vita che è ben poca cosa, che spoglia il soggetto di ogni peculiarità sin alla sua veste.Ma Bonavita non si limita a questo utilizzo degli inserti ed a queste tematiche, che alla lunga potrebbero rivelarsi soffocanti: oltre all’utilizzo assolutamente originale del materico intonaco, in Notti bianche (2004) l’artista mostra una notevole padronanza tecnica del drappeggio; oppure, ne Il sogno di un commerciante (2004), è rappresentata un’intera famiglia letteralmente sovrastata da prodotti di consumo in un contesto che ricorda il lavoro di Sven Påhlsson.
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mostra visitata il 27 aprile 2004
Alfonso Bonavita
A cura di Adriano e Marcello Conte
Galleria Biasutti&Biasutti
Via Bonafous, 7/L – 10123 Torino
Orario: dal martedì al sabato dalle 10 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 19,30
Ingresso gratuito
Info: tel. 011-8173511; fax 011-8158818; biasuttiebiasutti@libero.it; www.biasuttiebiasutti.com
Catalogo con presentazione di Nicola Davide Angerame, € 12
[exibart]







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