28 luglio 2025

Aeneas è la nuova intelligenza artificiale specializzata in latino

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Lanciata da Google DeepMind e dall’Università di Nottingham, Aeneas è la nuova IA che promette di rivoluzionare l’epigrafia latina, ricostruendo frammenti perduti con la precisione di uno storico e la rapidità di un algoritmo

Fragment of a bronze military diploma from Sardinia, issued by the emperor Trajan to a sailor on a warship. 113/14 CE (CIL XVI, 60, The Metropolitan Museum of Art, Public Domain)

Altro che lingue morte, se un tempo erano Ugo Enrico Paoli e Theodor Mommsen a decifrare i misteri delle iscrizioni classiche, oggi la sfida è raccolta dalle tecnologie più avanzate: Aeneas è la nuova intelligenza artificiale addestrata non a vincere scacchi o generare immagini ma a leggere, comprendere e completare testi in latino. E non versioni da compito in classe, ovviamente, ma epigrafi dal contenuto complesso, molto spesso lacunose, scolpite su pietra o metallo, disseminate nei vari territori dell’antico impero.

Il progetto, pubblicato sulle pagine di Nature e sviluppato da Google DeepMind in collaborazione con l’Università di Nottingham, promette di cambiare radicalmente la pratica dell’epigrafia. Fino a oggi, il lavoro degli studiosi era composto da una miscela alchemica di rigore filologico e intuizione. Ricostruire il contesto di un’iscrizione poteva ridursi a un esercizio di supposizioni o a una sequenza di congetture, come spiegava la stessa Mary Beard, docente all’Università di Cambridge e considerata una delle più autorevoli studiose dell’antichità classica viventi. Insomma, un gioco di ipotesi alimentate da parallelismi e formule ricorrenti.

Ma con Aeneas il quadro sembra farsi più nitido: confrontando nomi, espressioni e strutture retoriche con un’efficienza “sovrumana”, l’Intelligenza Artificiale è in grado di scandagliare una banca dati di oltre 176mila iscrizioni latine, raccolte dagli storici in anni di studi e comprese nell’EDR – Epigraphic Database Roma, EDH – Epigraphic DatabaseHeidelberg e EDCS-ETL- Epigraphic Database Clauss Slaby. Inoltre, Aeneas può suggerire la datazione di un testo con una precisione sorprendente, entro un margine di soli 13 anni, e proporre plausibili ricostruzioni dei lacerti mancanti, anche in assenza di indizi sulla lunghezza della porzione perduta.

Le capacità di Aeneas sono state messe alla prova con uno dei testi più enigmatici della latinità imperiale: le Res Gestae Divi Augusti, l’autobiografia politica in cui Ottaviano Augusto celebra, in prima persona, le proprie imprese e conquiste. Di fronte a un’opera la cui datazione è da sempre oggetto di dibattito tra gli studiosi, l’IA non ha restituito una singola risposta ma una distribuzione probabilistica articolata, individuando due picchi significativi: uno con minori probabilità, attorno al 10-1 a.C., e uno più coerente e concentrato, tra il 10 e il 20 d.C.

Il modello ha elaborato questa stima raffinata analizzando minuzie lessicali e indizi storici, dai titoli ufficiali utilizzati ai monumenti citati, incrociandoli con testi giuridici e documenti imperiali relativi all’eredità di Augusto. Questo tipo di analisi, che incrocia linguistica computazionale e filologia storica apre lo spazio a nuove interpretazioni qualitative sul funzionamento dell’ideologia imperiale e sulla sua propagazione attraverso le province del mondo romano.

Un esempio emblematico arriva da Mogontiacum, l’attuale Magonza: un altare votivo lì rinvenuto è stato ricondotto da Aeneas a un’iscrizione più antica dello stesso territorio, grazie a somiglianze linguistiche tanto sottili da risultare quasi impercettibili all’occhio umano. Un passo avanti verso la comprensione di quei frammenti minimi, non per forza letterari ma custodi di tracce preziose della vita quotidiana romana, spesso scritti da liberti, soldati, artigiani. In presenza di lacune significative, la IA riesce a proporre integrazioni linguisticamente e storicamente coerenti, mettendo a frutto un database costruito a partire da collezioni digitalizzate ad alta risoluzione.

Bene specificare che l’algoritmo non sostituisce lo storico. Anzi, i risultati migliori si ottengono nella cooperazione tra uomo e macchina: nel test condotto con 23 epigrafisti, il 90% ha considerato Aeneas un supporto valido per iniziare l’analisi di nuovi reperti. L’intelligenza artificiale, insomma, non detta la verità ma indica una possibile via.

Il futuro insomma promette bene. I ricercatori coinvolti, tra cui anche team delle università di Oxford, Warwick e Atene, prefigurano estensioni a papiri, monete e altri supporti antichi, nonché l’adattamento del modello ad altre lingue storiche. Ma già oggi, grazie ad Aeneas, la classicità parla con una voce nuova, non meno autorevole e più veloce.

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