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Doppio sogno: quando l’architettura entra nel cinema e nella letteratura
Architettura
Una decina d’anni fa venni a conoscenza di un misterioso libro scritto da Francesco Colonna: Hypnerotomachia Poliphili. Il volume è considerato da molti la più bella opera letteraria rinascimentale per la sua potente carica visionaria. Leonardo Crasso lo definì un libro capace di riassumere tutti i libri degli antichi e tutti i misteri della natura. Tra i suoi possibili autori si sospetta perfino la mano di Leon Battista Alberti (molti, troppi, sono i termini architettonici straordinari menzionati simili a quelli in uso all’Alberti). Altri probabili candidati alla stesura dell’imponente lavoro sono Lorenzo De Medici e Giovanni Pico della Mirandola. Ma è il frate veneto Francesco Colonna il più accreditato. In questo lungo ed enciclopedico racconto neoplatonico si narra di un uomo chiamato Polifilo (colui che ama la moltitudine) innamorato della ninfa Polia. Polifilo rimane insonne per un’intera notte. Piange poiché non è corrisposto da Polia (la moltitudine).

Nelle prime ore del mattino finalmente si addormenta e sogna di essere in un’assolata pianura verdeggiante deserta, piena di fiori multicolori, in cui tira un dolce venticello nel silenzio di tutte le cose. Ad un certo punto Polifilo avanza verso una fitta foresta dove perde l’orientamento. È assetato e costretto a farsi strada in mezzo ai rovi che gli lacerano i vestiti. Trova una fonte e, mentre beve, viene distratto da un canto celestiale che lo fa assopire sotto una quercia. Polifilo ritorna a sognare di nuovo: sogna mentre era già dentro un sogno. Il duplice sognare è una sovrastruttura narrativa degna di un genio dell’arte del fantastico. Poi la cosa diventa più complessa poiché, alla fine del racconto, Polia sogna all’interno del secondo sogno di Polifilo aprendo così le porte al triplo sogno. Dopo quest’opera ci saranno altri esempi letterari in cui saranno raccontati sogni spiralici, come nel poema di Edgar Allan Poe A Dream Within a Dream (1849) o nel racconto di Borges Las ruinas circulares (1940).

In Inception, il potente film di Christopher Nolan, si procede più linearmente oltre il doppio sogno, immaginando anche qui un terzo e perfino un quarto livello di profondità onirica dove si trova “il Limbo” (che rappresenta l’inconscio più incontrollabile) in cui è quasi impossibile per il moderno Polifilo impersonato da Leonardo di Caprio ritornare alla realtà. Anche qui il protagonista è ossessionato dalla ricerca di un amore disperato e irraggiungibile. La sceneggiatura di Inception è il più importante esempio narrativo contemporaneo in cui sia stata applicata l’idea di livelli multipli di sogno. Non è improbabile che Nolan conoscesse la trama di Hypnerotomachia Poliphili. Molti sono i punti di contatto tra il film e il libro. Nolan ha dichiarato in un’intervista su Wired che, oltre al cinema, l’architettura è l’unica arte che lo affascina: “Sono molto interessato alle analogie tra il modo in cui viviamo uno spazio tridimensionale creato da un architetto e il modo in cui il pubblico vive una narrazione cinematografica che costruisce una realtà tridimensionale da un mezzo bidimensionale”. Nolan è il Francesco Colonna del nostro tempo, anche lui un grande architetto di sogni.

La storia dell’Hypnerotomachia Poliphili è intrisa di riferimenti alla Divina Commedia (la selva oscura; il drago, il viaggio allucinato attraverso paesaggi celestiali o cupi), così come alla mitologia greca (la testa di medusa, la creatura mostruosa e il labirinto; Citèra; la scelta dell’amore rispetto ai poteri spirituale e mondano simile a quella di Paride davanti alle tre dee; i continui riferimenti alla cultura ellenistica dell’arte, dell’architettura, del giardino, della città, del mito). Le immagini del libro ispirarono diversi artisti: Gian Lorenzo Bernini per primo, quando realizzò nel 1667 la scultura dell’elefante con l’obelisco in piazza della Minerva a Roma, o l’elefante di pietra vulcanica sormontato da un obelisco della fontana di Catania di Giovanni Battista Vaccarini. Anche i giardini umbri di Tommaso Buzzi alla Scarzuola furono profondamente influenzati dall’arte topiaria disegnata nel libro di Francesco Colonna. Certamente Buzzi sfogliò Hypnerotomachia Poliphili. Probabile che ne venne a conoscenza tramite Salvador Dalì, il quale utilizzò l’illustrazione dell’elefante con l’obelisco per un suo noto dipinto surrealista del 1948.
Riguardo a Polifilo, dopo varie disavventure trova finalmente la desiderata Polia. I due così si uniscono in un radioso fidanzamento. La coppia salpa su una barca per raggiungere un’isola immaginaria verdeggiante lunga tre miglia perfettamente circolare, divisa in tre anelli concentrici con al centro la fonte ettagonale di Venere: è Citèra. L’isola è circondata dall’acqua, l’idealizzazione di una città marittima italiana, (probabilmente Venezia viste le origini venete di Francesco Colonna). Ma dopo, inaspettatamente, Polia respinge Polifilo. Cupido le appare in sogno e la costringe a tornare da lui svenuto ai suoi piedi riportandolo in vita con un bacio. Ma quando Polifilo sta per prendere Polia tra le sue braccia, la ninfa si dissolve nell’aria e Polifilo si sveglia per tornare alla realtà facendo un salto di due sogni.
















