09 dicembre 2002

Ad un ingegnere il Turner Prize 2002

 
Una stronzata concettuale a detta di un ministro laburista. Non democratico secondo la nota artista Tracey Emin. Il Prize indetto dalla Tate Britain diventa sempre più popolare e per questo i lavori in mostra sono sempre più semplici e comprensibili. Breve viaggio tra i partecipanti al premio assegnato ieri a Keith Tyson…

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Il Turner Prize in Gran Bretagna è diventato un vero e proprio evento mediatico da cui ci si aspetta di tutto, artisti matti che portano in galleria il loro letto disfatto o la cui opera consiste in una luce che si accende e si spegne, ministri perbenisti che difendono acquarelli ed oli su tela dalla marea montante di ‘conceptual bullshit’. Tanto interessante e capace di creare issues che dal ’97 la cerimonia di premiazione è trasmessa in diretta da Channel 4 (per intenderci la stessa televisione del Big Brother inglese).
Effetto di questa popolarizzazione dell’evento e del conseguente aumento del numero dei visitatori è naturalmente un’attenzione crescente per i gusti del pubblico e non solo della critica high-brow, anche al momento di scegliere gli artisti concorrenti al premio.
Per questo e per le forti critiche che sono state mosse l’anno scorso alla scelta di premiare Martin Creed, quest’anno i lavori esposti non fanno urlare allo scandalo né rompono il panorama dell’arte con innovazioni sconvolgenti. Si consacrano artisti già accreditati e, soprattutto, si diffondono al pubblico lavori su cui grava un contenuto forte a volte un po’ troppo esplicito.
Caposquadra di questa tendenza è Keith Tyson, 33enne Londra-based presente alla scorsa edizione della Biennale di Venezia, vincitore del premio di 20mila sterline. Traduce in linguaggio visivo la conoscenza scientifica accumulata nei suoi anni di studi di ingegneria. Sulle pareti della sala i disegni preparatori, vero e proprio diario della genesi intellettuale dei suoi lavori, inchieste filosofiche ed esistenziali espresse in immagini; risultato della ricerca The Thinker (after Rodin), un monolito esagonale di kubrickiana memoria dalle cui fessure filtra la luce di un led ed il ronzio di un hard disk acceso. Ancora più legato a tematiche esistenziali il Now Capacitor, specchio cattura-presente in cui un contatore alla rovescia è destinato a funzionare per 76,5 anni, durata media di una vita umana.
Proprio l’esplicito e il non-detto sono i temi principali dell’opera di Fiona Banner. Su un tabellone d’affissione pubblicitaria, spicca in rosa shocking la descrizione minuziosa di un film pornografico, Arsewoman in Wonderland; direttamente sul muro l’artista fa un ritratto descrittivo inquietantemente dettagliato di un nudo femminile (Glare). Sull’altra parete invece un testo di cui resta solo la punteggiatura. Gli stessi punti e virgole si ritrovano in forma tridimensionale ed in bronzo nel mezzo della sala ad ostacolare il cammino del visitatore.
Di tutt’altro genere il lavoro di Liam Gillick, un intervento pensato appositamente per la Tate che consiste in un contro-soffitto fatto di quadri di perspex colorato. Utilizzando i colori primari, giocando sulla trasparenza e l’opacità dei diversi quadrati ed utilizzando una struttura modulare 9×9, Gillick esalta il soffitto a struttura piramidale che nello stesso tempo nasconde. Il perspex colorato inoltre crea un ambiente in cui i giochi di luce ricordano i riflessi delle vetrate gotiche.
Catherine Yass è l’unica tra gli artisti di questa mostra che si sia cimentata con una forma artistica a lei nuova: nota come fotografa specializzata nella sovrapposizione di negativi, qui presenta due video oltre a delle foto su light-box. In Flight una telecamera è caricata su un elicottero-giocattolo che vola sui cieli di Londra, regalandoci l’impressione della vertigine, della caduta e della velocità. Al contrario Descent è una lenta discesa verso terra dalla cima di un grattacielo in un giorno di nebbia; la discesa diventa però ascesa poiché il video è proiettato al contrario. Meno esplicita e didattica dei concorrenti, Yass regala allo spettatore di quest’ultimo video un tocco di ambiguità e di poesia assente nel resto dei lavori esposti.
Una curiosità per concludere. La giura del Turner Prize Junior ha assegnato 1.600 € alla undicenne Jodie Fraser per l’opera 9/11 dedicata alla caduta delle torri gemelle. Il lavoro è stato realizzato con la cenere di tanti fiammiferi quante sono state le vittime della strage newyorkese. La giovane “artista” è già nel mirino personaggi del calibro di Charles Saatchi che sta cercando di sfilarla ad un’azienda privata che vuole a tutti i costi inserire la bambina nella sua collezione.

valeria burgio
mostra vista il 12.11.2002


Turner Prize 2002 – Tate Britain, Millbank, London SW1P 4RG
Per informazioni: +44 20 7887 8000
Orari: ogni giorno, 10.00-17.50
Chiuso 24, 25, 26 Dicembre (aperto il 1 Gennaio)
Ingresso: £ 3.50


[exibart]

2 Commenti

  1. vorrei vedere alcune immagini di questa esposizione, prime fra tutte quelle del premiatissimo ingegnere. comunque se una bambina di undici anni ha ricevuto un premio, perchè criticare la scelta del vincitore? non mi è chiaro il concetto…me lo potete spiegare?

  2. Con tutto rispetto per l’abilita’ e pensiero dell’ingegnere Keith Tyson che sembrerebbe avere una grande visione delle cose contemporanee…forse un Leonardo del nostro tempo? Chi vivra’ vedra’…

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