05 ottobre 2019

Firenze, il Museo di San Marco festeggia i 150 anni col Giudizio Universale del Beato Angelico

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Il capolavoro del frate pittore torna in tutto il suo splendore nella Sala dell’Ospizio.

Il Giudizio Universale del Beato Angelico
Il Giudizio Universale del Beato Angelico

150 anni e non sentirli, per il fiorentino Museo di San Marco. Aperto nel 1869 come monumento di importanza nazionale,  festeggia il compleanno presentando, oggi alle 16,  il restauro del Giudizio Universale del Beato Angelico, capolavoro realizzato dal pittore tra il 1425 e il 1428 probabilmente per la cappella maggiore della chiesa di Santa Maria degli Angeli, oggi scomparsa.

Un dipinto eccezionale, tra i più noti dell’artista, ma per certi versi ancora enigmatico a cominciare dall’impaginazione originale del soggetto, inserito in una strana forma trilobata che non ha precedenti e che, con ogni probabilità, è dettata dalla cimasa del seggio del coro di cui la tavola costituiva la decorazione. Suggestiva la scena, con il Cristo giudice che svetta in tutta la sua gloria attorniato da angeli, in un cerchio celestiale, la mano destra levata a invitare i fedeli risorti verso i cancelli della Gerusalemme Celeste (vi procedono, ineditamente, a passo di un’elegantissima danza di corte), la sinistra viceversa volta verso il basso a consegnare i peccatori alle fauci pietrose di un Inferno dalla forte suggestione dantesca.

Beato Angelico, Giudizio Universale, particolare prima del restauro
Beato Angelico, Giudizio Universale, particolare prima del restauro

Del tutto particolare anche l’iconografia scelta dall’Angelico, che inserisce nel tribunale del Giudizio personaggi del Vecchio Testamento – Adamo, Abramo, Mosè, Abele, David – accanto agli apostoli e ai santi fondatori degli Ordini. Il restauro del capolavoro è stato realizzato grazie ai contributi del Rotary Firenze Certosa e di altri club rotariani.

Beato Angelico, Giudizio Universale, particolare dopo il restauro
Beato Angelico, Giudizio Universale, particolare dopo il restauro

L’antico complesso di San Marco, ex convento benedettino fondato nel Duecento e poi ristrutturato in epoca medicea, ospitò fra le sue mura nientemeno che quel frate Girolamo Savonarola fustigatore dei lascivi costumi e dei lussuosi eccessi ostentati dai concittadini di Dante (e anche per questo finito sul rogo).  Le iniziative di celebrazione proseguiranno il 15 ottobre con la ricollocazione e la presentazione del restauro di un’altra opera del Beato Angelico,  la Pala di San Marco,  restaurata dall’Opificio delle Pietre Dure. A fine ottobre alcune celle del museo ospiteranno un’inedita installazione di arte contemporanea. Prosegue anche fino al 6 gennaio la mostra, inaugurata da pochi giorni, L’Annunciazione di Robert Campin. Un illustre ospite dal Museo del Prado per i 150 anni del Museo di San Marco a cura di Marilena Tamassia.

 

 

 

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