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La Galleria Borghese arriva a Cuneo: alle origini di una collezione leggendaria
Arte antica
Fino al prossimo 29 marzo, presso il Complesso Monumentale di San Francesco, a Cuneo, la Fondazione CRC e Intesa San Paolo presentano la mostra La Galleria Borghese. Da Raffaello a Bernini. Storia di una collezione, affidata alla curatela di Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese a Roma, ed Ettore Giovanati. La mostra è ad ingresso gratuito per il pubblico, cosa che la rende un’occasione particolarmente interessante dal punto di vista della divulgazione e promozione culturale. L’evento, realizzato in collaborazione con MondoMostre, ha infatti ottenuto il Patrocinio del Ministero della Cultura.
Il progetto dell’esposizione è incentrato sulla figura di Scipione Caffarelli Borghese (1577-1633), personaggio storico molto particolare, visionario e a tratti anche provocatorio, cui si deve il merito di aver creato il nucleo originario della collezione della Galleria Borghese in Roma. Con Scipione nasce un’idea nuova di collezionismo, per l’epoca, destinata a cambiare il modo in cui le opere vengono selezionate, acquisite, commissionate e conservate. Soprattutto, Scipione ebbe il merito e la capacità di riconoscere i talenti allora nascenti di personaggi come Bernini e Caravaggio, e curò la propria collezione con ambizioni internazionali, dando vita a un patrimonio culturale di inestimabile valore.

La mostra in corso a Cuneo permette al pubblico di ammirare molte opere della collezione della Galleria Borghese tra cui un ritratto di uomo di Raffaello, uno di Tiziano, la Danza Campestre di Guido Reni, un’opera di Vasari e infine l’autoritratto in età matura di Bernini, accompagnato, nella arte finale dell’esposizione, da una scultura di piccole dimensioni che rappresenta Giove fanciullo nell’atto di giocare con la capra Amaltea. È anche presente un’opera di Lavinia Fontana, prima donna artista ad operare con riconoscimenti e commissioni pubbliche nella Roma del XVII secolo.

Con l’eccezione dell’autoritratto di Gianlorenzo Bernini, le opere in mostra non sono tra le più note al pubblico, ma questo aspetto rende ancora più interessante la visita e l’approfondimento dei lavori esposti, che si rivelano come autentici tesori da scoprire.

La mostra si configura come un percorso variegato tra le diverse tendenze e novità artistiche della Roma del Seicento. Ha due pregi evidentissimi: il primo è senz’altro quello di dare occasione di venire a conoscenza e di vedere in prima persona opere dal valore indiscusso. La seconda è quella di configurarsi come riflessione sul collezionismo e la sua storia, indagando le origini di una collezione tra le più prestigiose di tutti i tempi, come quella della Galleria Borghese. Scipione Borghese, oltre alle acquisizioni, a volte anche rocambolesche, commissionò infatti anche un gran numero di lavori, rivolgendosi ai più talentuosi artisti della sua epoca e dando così vita ad una collezione variegata e composita, frutto del suo gusto individuale e della sua personale intuizione.

Sarebbe interessante provare a riflettere sul ruolo del collezionismo contemporaneo, ponendolo in relazione con quello di un’epoca tanto diversa e lontana per un’infinità di ragioni, storiche, sociologiche ed epocali. Ma volendosi concentrare sulle opere in mostra, non si può non notare come centro nevralgico dell’esposizione siano senz’altro il ritratto d’uomo opera di Raffaello e i due lavori di Bernini che concludono il percorso espositivo.
Il volto dell’uomo dipinto dalle mani di Raffaello colpisce per la grazia dell’esecuzione, la delicatezza della fattura tipica del genio urbinate, che quasi si pone in contrasto con i tratti forti e pronunciati del viso del soggetto. L’Autoritratto in età matura di Bernini restituisce invece un’immagine molto riconoscibile e intensa dell’artista.

Una lettura a parte merita invece la piccola scultura che vede al centro della narrazione la vicenda della Capra Amaltea. Intanto, pare che si tratti di una delle prime opere realizzate in marmo dal Bernini (risale al 1615), e poi colpisce la dimensione narrazione del mito, che si attua attraverso le forme finemente scolpite dall’artista. Giove fanciullo ricorda, in qualche modo, le rappresentazioni del dio bambino, così frequenti nell’ambito della cultura cristiana, ma molto meno in riferimento all’antichità classica, con pochissime eccezioni. Le vicende della capra Amaltea sono poi molteplici: prima nutrice di Zeus neonato, in seguito un suo corno viene trasformato dallo stesso dio nella cornucopia, simbolo di abbondanza e fortuna, mentre dalla sua pelle nascerà poi lo scudo invincibile dell’Egida. Alla sua morte, la capra viene poi, ancora, trasformata da Zeus nella costellazione del capricorno. La piccola scultura di Bernini diventa così occasione di approfondimento per una variegata narrazione mitica, che pare rispecchiarsi, in qualche modo, in ogni forma e dettaglio dell’opera.















