06 novembre 2025

Paolo Giovio e i ritratti senza tempo: storia del primo museo moderno

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Alla Pinacoteca di Como, esposti per la prima volta i ritratti originali facenti parte della collezione di Paolo Giovio, l’umanista che, nel Cinquecento, diede vita al primo museo moderno

Ritratto di Girolamo Savonarola

Il Giubileo del 2025 è stata l’occasione per pensare a mostre e allestimenti museografici di pregio, che hanno esplorato aspetti inediti dell’immenso patrimonio nazionale. Tra questi possiamo annoverare l’esposizione della Pinacoteca Civica di Como che pone il focus su un personaggio di grande importanza dell’umanesimo, che ora risulta meno conosciuto di altri suoi illustri testimoni di quell’epoca, Paolo Giovio. Nato nel 1483 vescovo, medico e storico, fu una figura chiave della prima metà del Cinquecento. Dobbiamo a lui e alla sua villa di delizie sulle rive del Lario, ormai purtroppo perduta, il nucleo della prima idea di museo moderno, come noi lo concepiamo.

Mostra molto attesa perché era dal 1983, quinto centenario dalla nascita di Giovio, che non era allestita una siffatta esposizione. Alessandro Rapinese, nel suo intervento durante la conferenza stampa di apertura, ha sottolineato come dopo tre anni di incessante lavoro la Pinacoteca ha ripreso il posto che gli spetta di diritto all’interno della città come modello di gestione e valorizzazione culturale al servizio della comunità.

Giovio, in circa 30 anni, costituì una collezione tematica di oltre 400 personaggi illustri di ogni epoca e luogo, una sorta di enciclopedia molto illuminata per il suo tempo, comprendendo letterati, umanisti, papi, ecclesiastici ma anche avversari della cristianità come i pirati turchi e i sultani, oltre a ritratti muliebri. I ritratti erano accompagnati da testi illustrativi detti “Elogia” redatti da Giovio stesso come vere e proprie didascalie che analizzavano il personaggio sia dal punto fisico che morale. Ecco perché il termine “enciclopedia” non risulta affatto fuori luogo.

Il curatore Bruno Fasola ha affermato come Giovio si procurò i ritratti dei suoi contemporanei grazie alle amicizie e ai contatti, tra cui certamente ci fu il Vasari. Più che la qualità artistica del ritratto, anche se ve ne sono di pregevoli e realizzati da illustri artisti, interessava la veridicità e, nel caso di personaggi del passato o da quelli da lui non conosciuti, la verosimiglianza.  Cercava la “vera imago” del personaggio ritratto, documentandosi sulle fonti da cui poteva provenire in caso non fosse stato realizzato dal vero.

La collezione divenne subito famosa tra gli intellettuali e i potenti del tempo, che inviarono a Como pittori di loro fiducia per copiare i ritratti. La villa museo sopravvisse poco al suo creatore, essendo stata demolita nel 1615. E così i ritratti furono dispersi anche in luoghi improbabili, come i musei di Chicago, Sidney e Ottawa. I 38 di proprietà del museo sono integrati con alcuni illustri prestiti come quello di Alessandro Achillini degli Uffizi.

Quelli mancanti per motivi conservativi, sono visibili in una bellissima installazione virtuale, molto accurata, come un divertente gioco che farà la felicità di adulti e bambini, dove si può inserire il proprio volto all’interno di una serie di ritratti e farsi un selfie diventando un quadro personale virtuale che si può spedire al proprio indirizzo mail.

Un esempio di come i musei devono ormai stimolare i visitatori a 360 gradi, in un giusto mix tra analisi e visione dei quadri e installazioni virtuali per stimolare il grande pubblico. Sono coinvolte anche le scuole della città creando un album di figurine da colleziona re con una serie dei ritratti creando piccoli esploratori che magari diventeranno gli esperti di arte del futuro. Bellissime idee che, a fianco a una mostra impeccabile per rigore scientifico, renderanno la visita intrigante per tutti.

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