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Nei giorni della maxi fiera Frieze, la capitale sudcoreana si fa bella con opening ed eventi sparsi tra i suoi quartieri. Ecco qui una selezione di cinque gallerie internazionali e la loro proposta dedicata ai collezionisti di Seoul.
Teresita Fernández da Lehmann Maupin
Dal 27 agosto al 25 ottobre, Lehmann Maupin presenta una mostra dedicata alle nuove opere dell’artista newyorkese Teresita Fernández, che torna nella capitale sudcoreana dopo oltre un decennio. A fare da protagonista, un’installazione murale in ceramica smaltata, con pannelli scultorei luminosi che evocano regni acquatici. Un linguaggio visivo e concettuale che va oltre il terrestre, il suo, un lavoro che ben riflette il costante interesse di Fernández per i paesaggi sotterranei, nuovi orizzonti liquidi – come da titolo della mostra, Liquid Horizon – formati da strati geologici e antropici. Sia l’acqua, sia il suolo, vengono considerati come orizzonti che annullano il limite tra superficie e profondità, tra memoria e percezione. «Per oltre trent’anni», rivela la galleria, «Fernández ha esaminato le complessità e i paradossi del paesaggio: il visibile e il nascosto, il celeste e il terreno, il feroce e il seducente, il materiale e l’effimero, l’antico e il contemporaneo. Il suo intelletto materiale è saldamente radicato nelle indagini scultoree che mettono in discussione la definizione di luogo, territorio e paesaggio. Il suo lavoro rivela i paesaggi come luoghi incarnati – allo stesso tempo vasti e intimi, privati e collettivi – dove poetica e politica si intrecciano, esponendo le storie stratificate, le identità e le cosmologie contenute nei loro strati». L’esposizione di Seul si propone così come una sorta di dialogo, o di prosieguo, rispetto alle mostre più recenti di Fernández, sempre da Lehmann Maupin, Soil Horizon a New York e Astral Sea a Londra; ma anche rispetto a due recenti mostre museali al Menil Drawing Institute di Houston, in Texas, e al SITE Santa Fe di Santa Fe, nel New Mexico.
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Izumi Kato da Perrotin
Per la seconda volta (la prima era nel 2018) la galleria Perrotin offre una personale del giapponese Izumi Kato, classe 1969. Da sempre, l’artista raffigura creature peculiari che assomigliano agli esseri umani, con grandi teste, braccia e gambe sottile, quasi esseri extraterrestri, veri e propri marchi di fabbrica della produzione di Kato. E, nella mostra di Seoul, a queste ambigue forme di vita si accompagnano creature marine come pesci e conchiglie, incluse specie di pesci che l’artista ha personalmente pescato durante le sue uscite di pesca, suo grande hobby. Ma, tengono a specificare da Perrotin, «ciò che conta qui sono le emozioni evocate nello spettatore quando guarda l’opera, con la speranza che ogni individuo eserciti liberamente la propria immaginazione per apprezzare, pensare e sentire». E non è un caso che, a partire dal 2000 circa, Kato sempre preferito conferire la dicitura “Senza titolo” ai suoi lavori. L’invito è quello di abbandonare i propri preconcetti e di abbandonarsi al mistero. Fino al 25 ottobre.
Antony Gormley da White Cube
In concomitanza con Frieze Seoul 2025, White Cube e Thaddaeus Ropac presentano una mostra in due parti di Antony Gormley, che segna la prima personale dell’artista in città. Artista che parteciperà alla Biennale di Bukhara, in Uzbekistan, dal 5 settembre al 20 novembre, e che dal 13 settembre al 4 gennaio 2026 sarà protagonista della sua prima grande retrospettiva museale negli Stati Uniti, al Nasher Sculpture Center di Dallas, in Texas. Quindi, ecco la mostra di Seoul. Il titolo: Inextricable. La domanda sottesa all’intera mostra, sparpagliata tra entrambe le sedi: come l’arte può esaminare il vincolo, il rapporto inestricabile tra paesaggio urbano e corpo? Un’indagine che sembra cadere a pennello, nella città più popolosa della Corea del Sud, così profondamente trasformata dall’austerità del dopoguerra a potenza industriale globale. «Le opere in questa mostra», ha osservato l’artista, «sono strumenti diagnostici che ci aiutano a esaminare questa condizione». E così, da White Cube, nel trafficato quartiere Cheongdam, sono esposte sculture delle serie “Blockworks”, “Bunker” e “Beamer”, che trasformano il corpo attraverso la sintassi del mondo costruito. Dal 2 settembre al 18 ottobre.
Antony Gormley da Thaddaeus Ropac
L’indagine di Antony Gormley prosegue da Thaddaeus Ropac, nel quartiere Hannam, stavolta con sculture delle serie Extended Strapworks, Cast Knotworks e Open Blockwork, che interrogano la nostra condizione interiore e la sua connessione con lo spazio architettonico. È il caso, tra gli altri, delle opere Tre Dwell (2022), NOW (2024) e HERE (2024), che rompono i confini del corpo e si protendono verso i limiti degli spazi che occupano. «Può l’arte può essere un catalizzatore per una più ampia consapevolezza?», si chiede Gormley. «Può essere lo strumento per la presa di coscienza della nostra natura mutata e il tentativo di portarla all’esperienza cosciente? Quest’arte è creata nella speranza che possa renderci più vivi, attenti e consapevoli dei cambiamenti che stanno avvenendo intorno a noi, nelle nostre menti e anime tanto quanto nel comportamento dei nostri corpi. Inextricable materializza il modo in cui i nostri corpi sono ora legati alle architetture del nostro habitat». Dal 2 settembre all’8 novembre.
James Turrell da Pace Gallery
Chiude in bellezza The Return di James Turrell. Questa mostra – che è tra l’altro la prima personale di Turrell a Seoul dal lontano 2008 – viene organizzata nell’ambito delle celebrazioni per il 65° anniversario di Pace, durante le quali la galleria allestisce mostre in tutto il mondo dedicate alle opere di importanti artisti con cui intrattiene rapporti decennali. Quindi, ecco il percorso espositivo pensato appositamente per questa occasione: estesa su tutti e tre i piani della galleria, The Return offre al pubblico una serie di installazioni, ma anche una selezione di fotografie e opere su carta che riflettono sul processo creativo dell’artista. C’è Wedgework tra i lavori esposti, inedito: qui i piani di luce si intersecano all’interno di una stanza buia «conferendo alla luce una sorta di “coscienza”», anticipano dalla galleria. E poi ancora alcune opere della serie dei Glassworks, capaci di creare l’illusione di una profondità infinita. «Raramente esposte insieme, queste Glassworks di diverse dimensioni saranno installate in tutta la galleria di Seul, offrendo ai visitatori un’opportunità speciale per sperimentare l’ampiezza del lavoro recente dell’artista».












