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Domani 12 dicembre, nella giornata che segna 56 anni dall’inizio di una delle stagioni più buie della Repubblica, Milano inaugura l’installazione permanente intitolata Non Dimenticarmi, realizzata da Ferruccio Ascari e donata al Comune. Il monumento trova spazio in piazza Fontana, a pochi metri dal luogo dell’esplosione che nel 1969 uccise 17 persone e ne ferì altre 88 e segna il compimento di un lungo percorso avviato dal Comitato Non Dimenticarmi nel 2019.
Ascari ha immaginato il memoriale non come un classico monumento, ma piuttosto come una struttura anti-eroica: uno spazio aperto da attraversare e ascoltare, che mette al centro non eroi, ma vite comuni drammaticamente spezzate da una violenza mirata a destabilizzare l’ordine democratico.

Nello specifico, l’installazione si compone di 137 steli in ferro, uno per ciascuna delle persone uccise nelle stragi neofasciste che dal 1969 al 1980 scandirono la cosiddetta Strategia della tensione: dalla bomba di Milano alla strage di Peteano, dal treno Italicus a Piazza della Loggia, fino alla stazione di Bologna. Il ferro di queste strutture è lasciato intenzionalmente alla ruggine, senza alcuna patina protettiva, diventando in questo modo metafora della ruvidità degli attentati dinamitardi. Come ha affermato lo stesso artista: «Avrei potuto verniciare il ferro ma fintanto che la verità non sarà affermata con chiarezza, quella ruggine resterà lì, come deve restare nella nostra memoria».
Sulla sommità ricurva di ogni stelo è poi sospesa una campana a vento che risuona mossa dal vento. Questo suono costante e delicato diventa un invito ai passanti a fermarsi, anche solo per un istante, e a misurarsi con un passato che ancora oggi divide il racconto pubblico del Paese.
Ma per comprendere davvero la portata simbolica dell’opera è necessario tornare proprio a quel 12 dicembre 1969, quando la bomba esplose nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura. Si tratta solo del primo episodio di una lunga catena di attentati concepiti per generare paura, sospetto, instabilità. È il periodo in cui si consolida la “teoria del doppio nemico”, che da un lato alimenta la caccia agli anarchici e dall’altro copre, con insabbiamenti e depistaggi, la matrice neofascista e i legami con settori deviati dei servizi segreti. Nonostante la storiografia abbia lavorato a lungo su questo capitolo della storia italiana, questi eventi ancora faticano a trovare un riconoscimento istituzionale definitivo e una vera giustizia, soprattutto nella narrazione pubblica.

A ricordarlo è anche il critico d’arte Giorgio Verzotti, che definisce Non Dimenticarmi «Un monumento nell’accezione più moderna del termine: non una costruzione celebrativa, ma un invito a ripensare ciò che accadde pochi decenni fa, e che riguarda non solo la memoria individuale, ma la tenuta stessa della democrazia italiana».
Con questa installazione, Ascari prosegue un percorso artistico in cui l’impegno civile non è un episodio isolato ma una costante: dalle riflessioni sulla tecno-scienza alla denuncia dei disastri ambientali fino alle opere sul tema delle migrazioni. In Non Dimenticarmi, però, la dimensione politica si intreccia con un’urgenza etica: restituire alle vittime della Strategia della tensione uno spazio di ascolto e di visibilità, perché il loro silenzio non continui a sedimentare nell’oblio.














