01 novembre 2025

Arte contemporanea tra le piramidi: intervista a Nadine Abdel Ghaffar, fondatrice di Art D’Égypte

di

Tutto pronto per la quinta edizione di Art D'Egypte, in programma dall'11 novembre. In questa intervista, Nadine Abdel Ghaffar ci racconta l’evoluzione di Forever Is Now, la mostra che porta il contemporaneo tra le Piramidi di Giza

Art d'Égypte, Forever is now. We Will Meet Again in the Sky by Jake Michael Singer. Crediti: MO4

Dal 2017, Art D’Égypte di Culturvator ridefinisce il rapporto tra arte contemporanea e patrimonio storico, trasformando i luoghi simbolo dell’Egitto in piattaforme di riflessione e scambio. Con la quinta edizione di Forever Is Now, che si terrà dall’11 novembre al 6 dicembre 2025, la fondatrice e curatrice Nadine Abdel Ghaffar consolida una visione: quella di un’arte capace di rinnovare il senso della memoria e di costruire ponti tra culture e linguaggi. Sostenuta dall’UNESCO e dai Ministeri egiziani, la mostra riunisce dieci artisti internazionali ai piedi delle Piramidi di Giza, dove la ricerca estetica si intreccia con un’antica domanda: come si rappresenta, oggi, l’idea di eternità?

Forever Is Now è un’ode al fascino del patrimonio dell’antico Egitto, in dialogo con installazioni contemporanee che rappresentano una testimonianza della continua evoluzione dell’arte. La mostra esplora i temi della trascendenza, della speranza e della fede, cercando di tradurre in segno il desiderio umano di immortalità, un tema incarnato dalle stesse Piramidi.

Art d’Égypte, Forever is now. Tale of two cities

Come è nata l’idea di Art D’Égypte?

«Il mio percorso personale è sempre stato intrecciato con l’arte e il patrimonio. Ho avuto la fortuna di crescere circondata da figure appassionate che hanno plasmato la mia visione del mondo. Il collezionista d’arte Hossam Rachwan, coautore del catalogo dedicato al pittore Mahmoud Saïd (1897–1964), era un caro amico di famiglia. Sono stata anche a lungo ispirata da Mohamed Awad, l’architetto alessandrino noto per il suo impegno nella conservazione del patrimonio della città. Gli artisti Effat e Mohamed Naghi, che erano nostri vicini nel quartiere Roushdy di Alessandria, e i fratelli pittori Adham e Seif Wanly, i cui studi i miei genitori visitavano regolarmente, furono tra le influenze creative che segnarono la mia infanzia. La mia famiglia condivideva anche una stretta amicizia con l’archeologo francese Jean-Yves Empereur, le cui scoperte dei tesori sommersi di Alessandria e la fondazione del Centre d’Études Alexandrines lasciarono in me un’impressione profonda».

Cosa è accaduto poi?

«All’età di dodici anni, accompagnavo spesso Jean-Yves nei siti archeologici intorno ad Alessandria – esperienze che mi hanno connessa profondamente alla storia dell’Egitto e all’importanza di preservarla. Quegli incontri, e le persone straordinarie che mi circondavano, hanno formato ciò che sono oggi e mi hanno infine spinta a fondare Art D’Égypte nel 2017, nato dalla convinzione che il patrimonio dell’Egitto e la sua creatività contemporanea potessero e dovessero esistere in dialogo. Volevo mostrare che la storia dell’Egitto non si è conclusa con i suoi monumenti; continua a svolgersi attraverso l’immaginazione degli artisti di oggi. Quello che era iniziato come una serie di mostre in siti storici come il Museo Egizio, il Palazzo Manial e la via Al-Muizz si è poi evoluto in una piattaforma culturale multisfaccettata con il nome di Culturvator».

Art d’Égypte, Forever is now. Horizon, by Costas Varotsos © AFP

Come si è evoluto il progetto dal 2017 e come definirebbe, oggi, la sua identità?

«Nel corso degli anni, ci siamo espansi oltre le mostre, includendo programmi educativi, residenze d’artista, partnership culturali e collaborazioni globali con istituzioni come l’UNESCO, Dior e Noor Riyadh. Oggi, l’identità di Art D’Égypte risiede nell’essere un ponte tra epoche e geografie, un curatore di connessioni dove arte, patrimonio e innovazione convergono per promuovere diplomazia culturale e scambio creativo».

Quali sono le sfide che ha riscontrato nel mantenere vivo il dialogo tra l’arte contemporanea e un patrimonio millenario come quello egiziano?

«Una delle principali sfide consiste nel mantenere un equilibrio rispettoso, assicurandosi che le opere contemporanee completino i siti del patrimonio, piuttosto che competervi. Dobbiamo anche affrontare complessi aspetti logistici, amministrativi e di conservazione per proteggere i monumenti. Tuttavia, sono proprio queste sfide a rendere il dialogo significativo».

Quale ruolo ritiene possa giocare l’arte nel valorizzare questo patrimonio? 

«L’arte ha il potere di rinnovare il nostro modo di vedere la storia; può risvegliare emozione, provocare riflessione e rendere il patrimonio rilevante per le giovani generazioni. Quando un’opera contemporanea si erge accanto a un monumento di 4.500 anni fa, ci invita a riflettere sul bisogno umano, sempre vivo, di creare e di lasciare tracce che trascendono il tempo».

Art d’Égypte, Forever is now. Spy © Hesham Alsaifi

Quali sono le responsabilità di un curatore quando si interviene in un sito così simbolicamente denso come le Piramidi di Giza?

«Lavorare come curatrice in un luogo come quello delle Piramidi è insieme un onore e una profonda responsabilità. Richiede una sensibilità profonda verso il significato spirituale, culturale e storico del luogo. Ogni decisione curatoriale deve considerare non solo l’espressione artistica, ma anche la conservazione, il contesto e l’autenticità culturale.
Il mio ruolo è creare un dialogo armonioso per garantire che le opere non sovrastino il sito, ma piuttosto conversino con esso, rivelando nuovi strati di significato.

Ogni anno, istituiamo un comitato curatoriale per Forever Is Now che contribuisce a definire il concetto della mostra, a selezionare gli artisti partecipanti e a orientare la direzione creativa delle opere esposte. Questo processo collaborativo garantisce che ogni installazione sia in sintonia con la prospettiva delle Piramidi, rafforzandone la presenza senza oscurarle. In definitiva, il curatore diventa un mediatore tra l’antico e il contemporaneo, guidando questo incontro con umiltà e riverenza».

Forever Is Now è una mostra transfrontaliera: dieci artisti provenienti da dieci Paesi diversi, che parlano lingue diverse, in una Terra che è sempre stata un crocevia di culture. Cosa l’ha guidata nella scelta dei nomi? C’è un filo conduttore che lega le opere di questa edizione, al di là della cornice tematica?

«Il processo di selezione è guidato dalla ricerca di artisti le cui pratiche risuonino con lo spirito della mostra, coloro che esplorano temi come il tempo, la memoria e la connessione umana. Sono attratta da artisti capaci di interpretare il paesaggio monumentale dell’Egitto attraverso la propria lente culturale, creando un dialogo che trascende i confini.
Sebbene ogni opera sia unica nella forma e nel concetto, ciò che le unisce è un’indagine condivisa sull’eredità collettiva dell’umanità, sulla trasformazione e sul desiderio universale di lasciare qualcosa dietro di sé».

Art d’Égypte, Forever is now. Render by VHILS_┬® Alexander Silva

Ci può dire di più?

«Consideriamo sempre Forever Is Now come un legame, un punto d’intersezione tra culture, storie e idee. Ogni anno è importante per noi invitare artisti provenienti da diversi paesi, assicurandoci che ogni edizione risulti nuova, varia e globalmente rappresentativa. Questa diversità rafforza il ruolo della mostra come punto d’incontro tra civiltà.
Ogni anno, il nostro comitato curatoriale svolge un ruolo cruciale nell’identificare artisti le cui pratiche e materiali possano adattarsi al contesto unico delle Piramidi, dall’allineamento concettuale alla fattibilità tecnica. Insieme, ci assicuriamo che le opere selezionate si armonizzino con il sito, rispettino tutti i requisiti di conservazione e di permesso, e resistano alle condizioni ambientali del deserto. Questo processo ci permette di curare installazioni su larga scala non solo visivamente potenti, ma anche profondamente rispettose del loro contesto storico».

Come immagina il futuro di Forever Is Now? Ci sono nuove direzioni, temi o geografie che vorrebbe esplorare nelle prossime edizioni?

«Forever Is Now rimarrà profondamente radicata alle Piramidi di Giza, che sono diventate il cuore simbolico della mostra. La presenza senza tempo e la risonanza globale del sito ne fanno un luogo impareggiabile per il dialogo tra passato e presente, uno spazio in cui l’arte contemporanea continua a trovare nuovi significati anno dopo anno.
Piuttosto che spostarsi altrove, la nostra visione è quella di approfondire questo dialogo: esplorare nuove narrazioni, nuovi materiali e nuovi approcci artistici che mantengano viva l’esperienza pur restando fedeli allo spirito delle Piramidi.

Art d’Égypte, Forever is now. Render by J-PARK

Allo stesso tempo, attraverso Art D’Égypte, continuiamo a espandere le nostre altre mostre oltre Giza, in diverse regioni dell’Egitto – da Alessandria al centro del Cairo e oltre. Ogni progetto ci permette di coinvolgere pubblici e contesti diversi, arricchendo il panorama culturale dell’Egitto e connettendo le comunità attraverso l’arte.

Guardando al futuro, Forever Is Now continuerà a esplorare temi più globali come la sostenibilità, la tecnologia e il rapporto dell’uomo con la natura, riaffermando al contempo il suo impegno per la conservazione del patrimonio e lo scambio culturale. Il futuro della mostra non risiede nel cambiare geografia, ma nell’espandere l’immaginazione: reinterpretando continuamente cosa significhi creare all’ombra della storia e in dialogo con l’eternità».

Art d’Égypte, Forever is now. Lorenzo Quinn. Together ┬®Pixcelle Photography

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui