13 settembre 2019

Angelo Mai, artisti sempre: la stagione capitolina riparte dalle Domande

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A Roma. l'Angelo Mai apre la nuova stagione con la Festa delle Domande, organizzata insieme all'associazione di avvocati Progetto Diritti onlus, che si è occupata del caso Open Arms

A Roma l’Angelo Mai inaugura una nuova stagione artistica ponendo degli interrogativi, con una vera e proprio Festa delle Domande, organizzata insieme all’associazione Progetto Diritti onlus che riunisce gli avvocati impegnati nei diritti umani, balzata agli onori della cronaca negli ultimi mesi perché protagonista della risoluzione del caso Open Arms.

 

Ecco quindi che le domande proposte dal Collettivo di artisti capitolino – nato 15 anni fa nell’ex istituto Angelo Mai nel rione Monti e funzionante come laboratorio di sperimentazione artistica e attivismo politico – ci obbligano a prendere parola pubblica sulle vicende, spesso terribili, che si consumano nel Mediterraneo ogni giorno, troppo spesso oggetto di una strumentalizzazione politica e mediatica, finendo con l’alimentare sentimenti razzisti, che oggi sembrano rappresentare un fenomeno crescente e dilagante. Uno scenario che non può restare indifferente al mondo dell’arte, né tanto meno all’Angelo Mai: da qui la decisione di aprire la nuova stagione all’insegna delle domande, con una serata in programma per venerdì 13 settembre nella sede di Viale delle Terme di caracalla dell’organizzazione.

Con tante artiste e artisti riuniti per inaugurare un nuovo anno carico di arte, bellezza e messa a fuoco di interrogativi e azioni. E una giornata importante in cui viene inaugurata l’installazione artistica che Cristiano Carotti ha pensato e creato appositamente per l’Angelo Mai: un’opera che invita a riflettere sul senso di umanità perduto e sulla necessità di ritrovarlo, ripartendo, appunto, da domande condivise. Senza offrire risposte, ma ispirando riflessioni. Come solo l’arte può fare. In questo scenario critico e di forti contrasti sociali, l’obiettivo dell’Angelo Mai è quello di ripartire da un posizionamento preciso: quello dell’artista, dell’intellettuale che col suo sguardo dovrebbe essere un cittadino/a attivo/a più degli altri, un agitatore di domande impellenti.

Cristiano Carotti, Seagull SS17 prototipo di auodifesa popolare, 2018

«Abbiamo la fortuna di coltivare da anni una forte collaborazione tra il Collettivo dell’Angelo Mai e l’Associazione Progetto Diritti. Questa vicinanza e questa estate di orrore ci hanno spinto ancora di più a creare un momento di unione ampia. Per questo il 13 settembre organizziamo una giornata di arte e incontro fondata su delle domande che oggi come artisti non possiamo più rimandare. Le domande che dobbiamo fare a noi stessi e alla comunità intorno ad alta voce. Domande che riguardano il nostro ruolo in questa piega oscura della Storia».

Prendendo in prestito una riflessione di Héléne Cixous e del Théâtre du Soleil di qualche anno fa, Al principio delle nostre memorie, in cui vengono sollevate, appunto una serie di domande assai importanti, partendo dal presupposto storico delle guerre che provocano immigrazione e mettendosi nei panni (e nella mente) del rifugiato e del suo viaggio. Ed è proprio la serie di domande proposte da Cixous il manifesto di quest’anno nuovo dell’Angelo Mai, delineato in una giornata (anzi, una serata) “per pensare a parole nuove che sappiano rispondere all’odio o peggio al silenzio”.

Cristiano Carotti, Black Swallow-V14

Un contesto che ben conosce Cristiano Carotti, come ha mostrato lo scorso dicembre nella sua seconda personale romana, dal titolo “Stessa Spiaggia Stesso Mare”, alla White Noise Gallery. Mostra con la quale, scimmiottando i versi di un celebre inno vacanziero nazional-popolare, riproponeva la stessa spiaggia e lo stesso mare di Ulisse in un parallelismo tra le sue condizioni e quelle degli attuali naufraghi che si avventurano nel mare nostrum in cerca di una condizione di vita più umana. Proponendo una serie di mostri, che rappresentano ciò che appare agli oggi del naufrago del 2020 nel suo avvicinarsi alle nostre coste. Mostri spaventosi come Scilla e Cariddi nell’Odissea. Mostri di paura, di menzogna, di odio e di diffidenza. Ma dopo i mostri è il momento degli angeli. Perché quando si ha perso la speranza e ci si trova in mezzo al mare, o sulla terra, comunque in mezzo ai mostri, chiunque tenda la mano per portarci in salvo lo puoi chiamare soltanto Angelo.

Da qui il titolo della sua istallazione all’Angelo Mai, ANGELO. Search & Rescue, che si compone di tre scialuppe di salvataggio della lunghezza di tre metri ciascuna, realizzate in alluminio, che verranno montate sulle due facciate dell’Angelo. In questo modo l’angelo mai si trasformerà anche visivamente, oltre ad esserlo già nella sua essenza, in una nave di salvataggio sulla terra ferma. Le sue scialuppe sono la collettività, la fratellanza e la cultura, unici mezzi per combattere l’ignoranza e il qualunquismo, per non farli sfociare in altro. Si possono salvare le anime anche stando sulla terra ferma quindi, basta essere alberi da frutto: e il Collettivo Angelo Mai prova a dimostrarlo ancora una volta.

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