05 marzo 2024

Asia ed Europa si incontrano alla N.51 Concept Gallery di Milano

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Galleria, spazio multifunzionale, laboratorio d’incontro tra l’arte orientale e quella europea. Ne abbiamo parlato con i fondatori, Julia Rönnqvist Buzzetti e Andrea Deotto

Gou, Catch! The Red Ball, 2024. Installation view alla N.51 Concept Gallery, Milano. Photo credit: Andrea Deotto

La N.51 – Concept Gallery è uno spazio che va oltre la dimensione convenzionale di luogo espositivo sacro e asettico ma si offre come punto d’incontro tra Asia ed Europa. Fino al 10 marzo, lo spazio ospita la prima personale italiana dell’artista cinese Gou, dal titolo CATCH! The Red Ball. Tele variopinte e sculture sono accompagnate da sfere rosse e dragoni dipinti sulle pareti. La ricerca portata avanti dall’illustratrice e musicista originaria di Wuhan si condensa nei piccoli angeli in ceramica, collegati al progetto del Fragile Kendama Angels, nato nel 2022 e ispirato all’omonimo gioco giapponese. In parallelo si sviluppa anche la coloratissima serie pittorica di Gou, che rappresenta i propri sogni ed incubi in tele dal piccolo formato. Con questo spaccato intimo, l’artista invita la Cina a riprendere in mano sentimenti ed emozioni, visti come elementi di debolezza da tenere sotto chiave.

Gou, Catch! The Red Ball, 2024. Installation view alla N.51 Concept Gallery, Milano. Photo credit: Andrea Deotto

La N.51 come base creativa per artisti asiatici e appassionati

La volontà della N.51 è quella di uno spazio multifunzionale, che accoglie appassionati e curiosi. Nata grazie a Julia Rönnqvist Buzzetti nel 2022 in un ex magazzino tessile del 1923, la galleria è dedicata alla convivialità, grazie all’area lounge che permette di vivere l’ambiente consultando i libri o ascoltando un disco. Grazie anche al co-fondatore e fotografo, Andrea Deotto, è stato possibile avvicinarsi maggiormente ai creativi. «I contatti che ho potuto sviluppare in Asia sono stati fondamentali per facilitare l’accesso agli studi degli artisti, permettendoci di superare quella iniziale incredulità che spesso si incontra quando si viene contattati da una realtà situata dall’altra parte del mondo», ha affermato. Anche la curiosità non è un aspetto da sottovalutare per Julia. «Essendo una storica dell’arte di formazione, per me è fondamentale approfondire ma anche imparare direttamente sul campo». Abbiamo intervistato entrambi per scoprire la genesi della Galleria e alcune curiosità.

Gou, Catch! The Red Ball, 2024. Installation view alla N.51 Concept Gallery, Milano. Photo credit: Andrea Deotto

Da dov’è nata l’idea di aprire uno spazio espositivo dedicato all’arte asiatica giovane?

«L’idea di aprire una galleria dedicata all’arte contemporanea asiatica è nata dalle nostre esperienze in Asia, dove abbiamo scoperto spazi espositivi vivaci e inclusivi e che provano a rompere gli schemi tradizionali. Ci siamo proposti di creare un luogo vivo e di dialogo, una galleria meno austera e accessibile a tutti. La nostra idea è quella di includere anche opere in formati più accessibili, come edizioni limitate o poster creati in collaborazione con gli artisti esposti. Non sono semplici gadget, ma opportunità per avvicinare l’arte ad un pubblico più ampio, permettendo anche ai non collezionisti di portare a casa un ricordo dell’esperienza. Il nostro obiettivo è stimolare l’interesse dei visitatori, per incoraggiare una nuova generazione di collezionisti».

Come avete approcciato il mercato asiatico contemporaneo?

«Ci siamo avvicinati al mercato dell’arte contemporanea dell’Asia orientale non solo per passione ma anche dall’osservazione di una marcata differenza rispetto all’approccio occidentale. In Italia e in Europa le gallerie tendono a rappresentare gli artisti, offrendo un percorso solido e supporto economico. Ma questo modello può limitarne la libertà espressiva, orientandoli verso tendenze dettate dal mercato. In Giappone e Cina, specialmente nelle gallerie di dimensioni minori, prevale un approccio diverso: gli spazi espositivi vengono offerti in affitto agli artisti. Questo sistema promuove la libertà creativa, poiché l’artista ha il controllo totale sul contenuto espositivo, nonostante l’onere finanziario che ciò comporta. Noi abbiamo scelto di non adottare la pratica di chiedere di pagare per esporre. Ma allo stesso tempo abbiamo deciso di non rappresentarli nel senso tradizionale. Piuttosto, li selezioniamo e collaboriamo con loro per trovare il modo più consono per presentare le loro opere».

Xinhan Yú, A Shy Girl, 2022. N.51 Concept Gallery, Milano. Photo credit: Andrea Deotto

Come avviene la scelta degli artisti?

«Abbiamo scelto di navigare una nicchia complessa, che, pur presentando le sue sfide, offre stimoli continui. La nostra esperienza finora è stata positiva. Stiamo riuscendo a costruire solide relazioni sia nelle comunità cinesi e giapponesi in Italia, che in Asia, grazie ai viaggi in Cina e Giappone. La presenza di Kiki nel nostro team, cinese d’origine, ci ha dato un’enorme mano per quanto riguarda la ricerca nel contesto artistico cinese. Dedichiamo circa due o tre mesi all’anno a viaggiare in Asia per visitare gli studi, incontrare gli artisti e selezionare quelli da presentare nella nostra galleria. Abbiamo iniziato a viaggiare frequentemente in Giappone, Cina e da poco in Corea. Queste esperienze ci hanno permesso di immergerci nella storia e nella cultura di questi paesi così ricchi e vari tra loro. Il progetto ci sta offrendo l’opportunità di studiare molto e scoprire aspetti culturali, sociali e politici complessi».

Qual è stata la ricezione da parte del pubblico milanese?

«La ricezione del pubblico milanese è stata decisamente positiva e stimolante. Abbiamo riscontrato una forte curiosità e interesse verso la nostra proposta, che è per noi un segnale molto incoraggiante, specialmente considerando che siamo agli inizi del nostro percorso. Stiamo lavorando per riuscire a guidare i visitatori offrendo loro punti di riferimento culturali ed artistici, provenienti da paesi e culture che spesso non fanno parte del loro vissuto diretto. Il nostro obiettivo è promuovere un’arte per lo più sconosciuta al pubblico italiano, caratterizzata da approcci diversificati e innovativi. Questa sfida, pur essendo complessa, si sta rivelando estremamente gratificante. Siamo entusiasti di notare come anche gli artisti coinvolti apprezzino il modo in cui stiamo costruendo questa realtà per avvicinare culture apparentemente distanti, ma che alla fine si scoprono ricche di affinità e connessioni».

Shengyi Chao, The Peach Blossom Land, 2023. N.51 Concept Gallery, Milano. Photo credit: Andrea Deotto

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