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BAAB è la biennale che vuole mettere sottosopra l’arte contemporanea a Roma
Arte contemporanea
di redazione
Rimettere in discussione i codici espositivi, le gerarchie istituzionali e i modi di vivere e praticare l’arte. Questi gli intenti di BAAB – Basement Art Assembly Biennial, nuova biennale d’arte contemporanea di Roma che si presenta, fin da subito, come un’esperienza radicale e fluida. La sua prima edizione, BAAB_Issue 00, sarà visibile dall’11 settembre al 6 novembre 2025, con anteprima stampa il 9 settembre e opening il 10 settembre. Ideata da Ilaria Marotta e Andrea Baccin, fondatori della rivista e piattaforma curatoriale CURA., e radicata nello spazio di Basement Roma, la biennale coinvolge un Advisory Board composto da Nicolas Bourriaud, Jean-Max Colard, Simon Denny, Anthony Huberman e Lumi Tan.
BAAB rinnega l’impostazione classica delle grandi manifestazioni: si autodefinisce «Sedicente biennale», rinunciando a ogni monumentalità, per concentrarsi su una visione processuale e collettiva. Lo spazio sotterraneo di Basement diventa così laboratorio politico e poetico ma l’esperienza si espanderà anche in città, con hotspot urbani dislocati tra teatri, cinema e spazi pubblici.
Il format di BAAB_Issue 00 è infatti aperto e stratificato: ogni settimana nuove opere, performance, talk, proiezioni e azioni andranno ad arricchire il progetto, in un flusso dinamico che culminerà in una cena sociale pensata per attivare la comunità. Tra gli artisti annunciati, Davide Balula (1978), James Bantone (1992), Cecilia Bengolea (1979), Hannah Black (1981), Danielle Brathwaite-Shirley (1995), Vittorio Brodmann (1987), Claudia Comte (1983), Jeremy Deller (1966), Gina Fischli (1989), Gina Folly (1983), Calla Henkel (1988) / Max Pitegoff (1987), Carsten Höller (1961), Karl Holmqvist (1964), David Horvitz (1988), Than Hussein Clark (1981), Mark Leckey (1964), Lily McMenamy (1994), Nyala Moon (1992), Valentin Noujaïm (1991), Puppies Puppies (Jade Guanaro Kuriki-Olivo) (1989), Michele Rizzo (1984), Selma Selman (1991), Tobias Spichtig (1982), Nora Turato (1991), Women’s History Museum (Mattie Barringer, 1990 / Amanda McGowan, 1990). E altri ancora si aggiungeranno: una seconda lista di partecipanti sarà rivelata a settembre.
Alla mostra si affiancherà Sonorama, una sezione sonora curata da Ruggero Pietromarchi, che proporrà una colonna sonora composta da mixtape inediti firmati da CL, Dr. Pit e Car Culture. In dialogo con l’esposizione, un podcast curatoriale racconterà settimanalmente l’evoluzione del progetto, mentre il performing program, co-curato da Ilaria Mancia, proseguirà anche oltre la chiusura della mostra, a sottolineare la natura protratta e generativa della biennale.
«BAAB Issue 00 è un atto politico che delinea, evidenzia, e rivela», hanno spiegato i curatori Ilaria Marotta e Andrea Baccin. «Nella sua ampia e stratificata orchestrazione ciò che viene portato alla luce è soprattutto un mondo embrionale, ibrido, metamorfico, in cui si mescolano ruoli, tempi, azioni; è il punto zero in cui convivono differenze e pluralità, in cui si mettono in crisi i principi classici della rappresentazione artistica e si definiscono i confini aperti di un nuovo spazio di libertà e nuovi modi di vivere insieme. È il luogo di nuove assemblee. È un modo per immaginare futuri alternativi».














