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Barbara Bloom e Silvia Bächli tra memorie e gesti: doppia mostra a Milano
Arte contemporanea
Come si imprime un ricordo, una memoria del tempo passato? Dove è possibile fissare il confine tra reale e illusorio? In Galleria Raffaella Cortese, due mostre visitabili fino ad aprile 2025, dal carattere diacronico, si legano a storie passate, ad accordi del possibile e a fisicità spaziali.

Barbara Bloom da Raffaella Cortese a Milano
Accord (Accordo) è il titolo della quarta mostra personale, in galleria, dell’artista americana Barbara Bloom che, indagando i meccanismi plastici della storia, combina eventi e cambiamenti, materiali visivi e impronte del tempo. La mostra, in scala di grigi, assume le sembianze di uno spazio polveroso, un museo-mausoleo del ricordo di eventi straordinari di una vita passata, sospesa nel tempo, dove anno dopo anno, strati su strati, la polvere giace su ogni cosa: personaggi straordinari si incontrano, mentre la polvere si deposita sulle genti e sui ricordi. Si accumula sulle opere, sull’urgenza dell’artista, sulle ombre proiettate su un piano bidimensionale. La mostra indaga i meccanismi della storia, i luoghi in cui si sono stipulati accordi, alleanze e tregue. Ripercorre i momenti delle firme, dei patti siglati e delle collaborazioni avviate. Racconta la ricerca dell’artista, il desiderio di rintracciare le tracce sepolte, gli attimi che hanno plasmato il presente e il tempo.

Delle ombre si proiettano e si fissano su un pavimento a scacchiera. Sono le impronte lasciate dal tempo che i partecipanti, delle negoziazioni per porre fine all’Apartheid in Sudafrica, hanno impresso su quel pavimento bianco e nero. Quattro sedie fuoriescono dall’opera di Carl Wilhelm Anton Seiler, Firma del trattato di pace a Parigi, e si posizionano nello spazio, trasportandolo al 30 novembre 1782.

L’intero percorso espositivo trae energia dalla storia e dalla memoria della stessa, partendo dal più antico trattato di pace documentato, siglato nel 1269 a.C. tra Egizi e Ittiti, passando al 1373, anno in cui fu stipulata l’alleanza che promise amicizia perpetua tra Inghilterra e Portogallo. Quest’alleanza è la più antica ancora attiva al mondo. Si passa poi al 1782, con la firma del trattato di pace che pose fine alla guerra di Indipendenza Americana tra Gran Bretagna e Stati Uniti. Segue il 1905, con il primo Congresso mondiale di Esperanto, per ricordare infine la Conferenza di pace del 1919, in cui furono definiti i termini della fine della Prima guerra mondiale. Il percorso si conclude con un ipotetico, assurdo e immaginario incontro: una partita di gioco tra Nefertiti, Émile Zola, Amy Winehouse e Gesù.

Accord (Accordo) percorre un’epoca storica complessa, un racconto sui tentativi di alleanze che oggi, forse, sono fin troppo spesso sottovalutati. È una mostra storica? No. È il museo privato, un po’ dimenticato, di una società che crede negli sforzi positivi del passato.
Silvia Bächli da Raffaella Cortese a Milano
In contemporanea, Lines are telling stories, la quinta mostra in galleria dell’artista svizzera Silvia Bächli. Linee, colori e superfici raccontano altre memorie, non più quelle storiche, ma quelle personali, spontanee, dove le pennellate vivono il tremolio e il tentativo di fissare una gestualità intrinseca nell’atto stesso del dipingere. Le opere, simili a parole o note musicali, formano una composizione lenta e meditativa, un ambiente riflessivo che invita il visitatore non solo a seguire con lo sguardo la forza del colore, ma anche a soffermarsi e guardare oltre i vuoti, gli spazi bianchi che si autogenerano.

Se in Bloom i colori diventano polverosi, segni di un’impronta del passato e di una stratificazione di memorie storiche; in Bächli i colori tenui diventano occasioni per fissare il tempo, meditare e silenziare il ronzio del presente.















