21 aprile 2023

Biennale 2024: il Padiglione dei Paesi Bassi si dividerà tra Venezia e il Congo

di

Per il Padiglione dei Paesi Bassi alla Biennale d’arte di Venezia del 2024, Renzo Martens e il collettivo di artivisti congolesi CATPC realizzeranno un progetto sul colonialismo

Matthieu Kasiama Kilapi, Ced'art Tamasala, Renzo Martens, Hicham Khalidi, Lisette Mbuku Kimpala. © Koos Breukel, 2023

Saranno Renzo Martens e il collettivo CATPC – Cercle d’Art des Travailleurs de Plantation Congolaise a rappresentare i Paesi Bassi alla 60ma edizione della Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia, che si terrà che si terrà dal 20 aprile al 24 novembre 2024. A curare il progetto sarà Hicham Khalidi. L’annuncio è stato dato dalla Fondazione Mondrian, ente che, su mandato e finanziamento del Ministero dell’istruzione e della cultura olandese, si occupa dell’organizzazione del padiglione progettato da Gerrit Rietveld che dal 1954 si trova ai Giardini della Biennale. In concomitanza con l’apertura in Laguna, sarà presentato anche un intervento nella città congolese di Lusanga. A scegliere il progetto di Martens e CATPC, tra cinque proposte, un comitato composto da Raul Balai, artista visivo e curatore, Hendrik Folkerts, curatore di arte contemporanea e responsabile delle mostre al Moderna Museet, Fransizka Nori, direttrice Frankfurter Kunstverein, Suzanne Swarts, direttrice del Museum Voorlinden, e Fatos Üstek, curatore e scrittore.

Il collettivo CATPC è stato istituito a seguito della collaborazione tra Martens e i lavoratori delle piantagioni congolesi di Lusanga, un tempo nota come Leverville, sede della piantagioni dei fratelli Lever, fondatori di quella che sarebbe diventata la multinazionale Unilever. Con i lavoratori, nel 2014, l’artista olandese avviò un laboratorio di scultura e nel 2024, per la prima volta nella storia della Biennale di Venezia e del Padiglione Rietveld, una comunità che vive e lavora in una delle piantagioni che hanno contribuito a finanziare il mondo dell’arte occidentale, rappresenterà se stessa.

Dalla sua fondazione nel 2014, CATPC ha lavorato instancabilmente per realizzare opere d’arte, sculture in argilla che vengono scansionate e stampate in 3D in Europa utilizzando materiali come cioccolato, olio di palma o zucchero, provenienti dall’economia delle piantagioni estrattive. I ricavi vengono usati per acquistare terre un tempo confiscate da Unilever e, a oggi, 120 ettari di terreno impoverito sono stati bonificati e riportati a coltivazione per sostenere la comunità di Lusanga e far ricrescere la foresta circostante. Le loro opere saranno esposte, a partire dal 21 aprile, al Tropenmuseum di Amsterdam, in occasione della mostra collettiva “Someone Is Getting Rich”, Qualcuno sta diventando ricco, incentrata sulle modalità attraverso cui il sistema coloniale ha plasmato il mondo contemporaneo e la distribuzione della ricchezza.

«Non vediamo l’ora di raccontare la nostra storia a Venezia 2024», ha dichiarato Ced’art Tamasala, a nome di CATPC. «L’opportunità di abbinare il nostro spazio espositivo in una piantagione con uno al vertice del mondo dell’arte consente di aprire uno sguardo diretto tra questi due mondi e nelle disuguaglianze tra di loro. Dall’incontro di queste realtà diverse ma correlate, scaturiranno riflessioni significative e sincere. Attraverso questa presentazione, arriveremo alla fase finale del nostro viaggio collettivo verso verità che meritano di essere condivise», ha continuato Tamasala, accennando qualche particolare del progetto. «Uno dei temi della presentazione è la restituzione. Questo tema contemporaneo sarà evidenziato in vari modi, nella speranza di contribuire al discorso sul colonialismo nel mondo dell’arte. Per questo, oltre alla mostra, saranno organizzati eventi che daranno spazio a conversazioni su questo tema».

Nato nel 1973 a Terneuzen, Renzo Martens attualmente vive tra Amsterdam e Kinshasa. Particolarmente controverso il suo lavoro Episode III: Enjoy Poverty, un documentario del 2008 nel quale si narra come il Congo abbia commercializzato la propria povertà come una risorsa naturale. Il film è stato proiettato in musei e manifestazioni in tutto il mondo, come il Centre Pompidou di Parigi, la Tate Modern di Londra e lo Stedelijk Museum di Amsterdam, la Biennale di Berlino, Manifesta 7, la Biennale di Mosca. Azu Nwagbogu, fondatore e direttore della Fondazione degli artisti africani e direttore di Lagos Photo, ha definito il film «La Guernica del nostro tempo».

Nel 2010 Renzo Martens ha avviato l’istituto d’arte Human Activities, promotore di un programma di rivalutazione di una piantagione di olio di palma nella foresta pluviale congolese. Il suo primo film, Episode I, fu girato nel 2000 a Grozny, in Cecenia. Il film è un documentario atipico in cui le riprese di una zona di guerra si mescolano con una storia personale d’amore.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui