26 settembre 2022

La forza dell’acqua: temi e artisti della Biennale di Gwangju 2023

di

Latifa Echakhch, Vivian Suter, Minjung Kim e altri artisti internazionali e sudcoreani si incontrano alla 14ma edizione della Biennale di Gwangju, sempre più sulla cresta dell’onda, letteralmente

Gwangju National Museum, una delle sedi della Biennale di Gwangju

L’intensità dell’onda sudcoreana non accenna a diminuire, anzi, con tempismo perfetto, la marea si estende da una sponda all’altra del globo, rivelando interconnessioni capillari e significative. Così, se il Victoria & Albert Museum di Londra ha appena aperto un’ampia mostra dedicata all’incredibile fenomeno dell’Hallyu –neologismo che indica la rapidissima diffusione globale della cultura della Corea del Sud – la Biennale di Gwangju svela parte della lista degli artisti che prenderanno parte all’edizione 2023. E i nomi sono di primo piano, individuati tra quelli più interessanti e attivi del sistema dell’arte contemporanea internazionale, tra cui Latifa Echakhch, Marcel Duchamp Prize nel 2013 e Padiglione Svizzera all’ultima Biennale di Venezia, María Magdalena Campos-Pons, già a documenta 14 a Kassel e a due Biennali di Venezia, Vivian Suter, anche lei a documenta.

Soft and weak like water

Peraltro, la metafora del mare e della sua capacità connettiva acquista ancora più definizione considerando che il titolo di questa edizione, che aprirà nell’aprile 2023, è “Soft and weak like water”, morbido e debole come l’acqua, tema scelto dalla direttrice artistica Sook-Kyung Lee, curatrice senior alla Tate Modern di Londra. Perché prima dell’hashtag #resilienza, già l’aveva scritto il saggio Lao Tzu, nel VI secolo a.C.: «Non c’è niente di più morbido e più debole dell’acqua, eppure non c’è niente di più forte per attaccare le cose dure».

Perseveranza e pervasività, insomma, per un modello fluido di potere ma anche di conoscenza e di azione, che produce cambiamento abbracciando, o meglio diluendo, contraddizioni e paradossi. «Il tema della Biennale mette in luce la capacità dell’arte di penetrare in profondità nell’individuo e nella collettività», spiega Sook-Kyung Lee. La direttrice ha voluto porre l’attenzione anche sullo “spirito di Gwangju”, che in Corea del Sud è «Un simbolo di democrazia, resistenza e giustizia dopo la rivolta di Gwangju del 1980, nota anche come Movimento di democratizzazione di Gwangju. “Soft and weak like water” tenta di reinterpretare, attraverso l’arte contemporanea, l’ondata di cambiamento generata dalla città e dai suoi abitanti», continua la curatrice.

L’ultima Biennale di Gwangju curata da un direttore artistico nato in Corea del Sud è stata quella del 2006, 15 anni fa, e si trattava di Kim Hong-hee, ex direttore del Seoul Museum of Art. Sook-Kyung Lee ha vissuto molti anni lontano da casa: dopo aver conseguito una laurea e un master in Storia e teoria dell’arte presso la Hongik University, ha lavorato come curatrice presso il National Museum of Modern and Contemporary Art dal 1993 al 1998. Poi si è trasferita nel Regno Unito per conseguire un master in Critica d’Arte presso l’Università di Londra e un dottorato in Storia e Teoria dell’Arte presso l’Università dell’Essex. Prima di lavorare alla Tate Modern di Londra, Lee Sook-Kyung ha ricoperto vari incarichi presso la Tate Liverpool e il Tate Research Centre.

Biennale di Gwangju 2023: gli artisti

Nella selezione per la sua Biennale, Lee ha voluto evidenziare il lavoro e la ricerca di artisti sudcoreani di diverse generazioni, come Minjung Kim, Chang Jia, Lee Seung-taek e Oh Yoon, nonché di artisti internazionali che hanno affrontato la storia di Gwangju, come la messicana Aliza Nisenbaum e il collettivo della Malesia Pangrok Sulap. Tra gli altri artisti inviati, anche Farah Al Qasimi, Sky Hopinka, Christine Sun Kim, Tanya Lukin Linklater, Guadalupe Maravilla, Noé Martínez, Alan Michelson.

Ecco la lista completa dei primi artisti partecipanti alla Biennale di Gwangju 2023: Larry Achiampong, Abbas Akhavan, Farah Al Qasimi, Tarek Atoui, Bakhyt Bubikanova, Maria Magdalena Campos-Pons, Chang Jia, Latifa Echakhch, James T. Hong, Sky Hopinka, Huong Dodinh, Tess Jaray, Kang Yeon-gyun, Naiza Khan, Yuki Kihara, Christine Sun Kim, Kira Kim, Kim Kulim, Minjung Kim, Soungui Kim, Emily Kame Kngwarreye, Meiro Koizumi, Abdullaye Konate, Chila Kumari Singh Burman, Lee Kun-Yong, Lee Seung- gyun, Taek Taek, Kim Lim, Candice Lin, Tanya Lukin Linklater, Liu Jianhua, Guadalupe Wonder, Noah Martinez, Mata Aho Collective, Mayunkiki, Alan Michelson, Mirga-Tas Master, Naeem Mohaiemen, Yuko Mohri, Betty Muffler, Aliza Nisenbaum, Lucia Nogueira, Oh Suk Kuhn, Oh Yoon, Oum Jeong Soon, Pangrok Sulap, Sopheap Pitch, Taiki Sakpisit, Thasnai Sethaseree, Dayanita Singh, Buhlebezwe Siwani, Vivian Suter, Yu Jiwon,Yuma Taru, Charwei Tsai, Judy Watson, Alberta Whittle, Robert Zhao Renhui, David Zink Yi.

Le sezioni della Biennale

La sede principale della Biennale sarà allestita nelle cinque gallerie della Gwangju Biennale Exhibition Hall, dedicate alle varie sezioni della mostra.

Biennale Hall

“Luminous Halo” dedicata allo spirito di Gwangju come fonte di ispirazione e modello di resistenza e solidarietà; “Ancestral Voices”, che mette in evidenza gli approcci artistici internazionali che reinterpretano le tradizioni per mettere in discussione le idee moderniste; “Transient Sovereignty”, incentrata sul pensiero artistico postcoloniale e decoloniale sviluppato in relazione a questioni come quelle delle migrazioni e della diaspora; “Planetary Times”, che esplora le potenzialità e i limiti di una visione globale della giustizia ecologica e ambientale. Ci saranno poi altri eventi e progetti espositivi diffusi per la città e ospitati presso istituzioni artistiche come il Museo Nazionale di Gwangju.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui