22 maggio 2021

Border Crossing: le due Coree dialogano per una mostra d’arte a Berna

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“Border Crossings" è la mostra di opere dalla grande collezione di Uli Sigg, che mette insieme, al Kunstmuseum di Berna, l’arte di due Paesi uniti ma che non comunicano

Pak Yong Chol, The Missiles (1994-2004)

Al Kunstmuseum di Berna una mostra tenta di mettere insieme l’arte di due Paesi che sono uniti ma che non comunicano: si chiama “Border Crossings: North and South Korean Art from Sigg Collection” e cerca di superare il confine fisico tra le due nazioni coreane. Circoscrivere ha da sempre una duplice valenza: se da una parte definisce, dichiara il contenuto e diversifica, dall’altra divide, allontana e rende estranei da soglia a soglia. «Spiegatemi voi dunque, / in prosa od in versetti, / perché il cielo è uno solo / e la terra è a pezzetti», si interrogava Gianni Rodari nella filastrocca “Il cielo è di tutti”.

Di confini, di separazioni e di conflitti: questa anche la storia della divisione della Corea del Nord da quella del Sud, operata nel 1953 quando lungo il 38esimo parallelo è stata tracciata una linea di demarcazione, la zona smilitarizzata. Ed è proprio questa diversificazione a venir meno, idealmente e per cinque mesi, grazie alla mostra allestita a Berna, dove opere realizzate dalla Corea del Nord dialogano con opere create nella Corea del Sud. La maggior parte dei manufatti è proveniente dalla collezione personale di Uli Sigg, che ricordiamo essere un grande amante dell’arte cinese, oltre che un imprenditore e un diplomatico. Nello specifico, è stato ambasciatore svizzero in Cina e nella Corea del Nord tra 1995 e il 1998, periodo nel quale ha avuto la possibilità di raccogliere e collezionare opere d’arte del luogo, comprendendone non solo le tematiche ma anche le dinamiche sociali interne.

Inbai Kim Deller hon Dainy, 3 Portraits (2007)

Quest’ultimo territorio, infatti, ha una storia complessa, chiusa e nazionalista che si riflette in un’arte che sembra essere apparentemente al limite della propaganda. Tuttavia, come precisa Kathleen Bühler, curatrice della mostra: «L’accusa che l’arte nordcoreana sia mera propaganda spiega solo una parte di queste opere. Perché tutta è sempre anche espressione dell’ideologia del suo tempo e trasmette direttamente o indirettamente qualcosa del suo ambiente di vita». Una maniera di identificazione, quindi, che permette di percepire le grandi differenze con la Corea del Sud, Paese democratico e libero.

Ham Kyungah, Sweet-sweet & Bling-bling (2009-10)

Non a caso, anche lo stile artistico delle opere in mostra va in direzione opposta: la tradizione del Nord viene trattata attraverso il realismo socialista, dove i sovrani sono (quasi) icone sacre e l’intento è socialmente educativo. L’innovazione del Sud, viceversa, si legge attraverso la vitalità dell’arte prodotta. La sfida è stata proprio quella conciliare di queste due realtà, attraverso un percorso che conta ben 8 sezioni tematiche che trascendono i confini territoriali.

I lavori sono stati tutti realizzati tra gli anni Settanta e il 2010, di cui 75 sono provenienti dalla collezione Sigg, mentre una selezione di francobolli e poster è stata prestata dall’attivista svizzera Katharina Zellweger. L’esibizione è stata arricchita anche con delle opere d’arte cinese, che ne allargano la visione estetica e sociale.

L’esposizione ha aperto il 30 aprile e sarà visitabile fino al 5 settembre 2021. Per maggiori info potete cliccare qui.

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