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Carsten Höller porta una giostra rosa nel paesaggio innevato di St. Moritz
Arte contemporanea
di redazione
Nel pieno dell’inverno engadinese, quando St. Moritz si trasforma in un paesaggio ovattato di neve e luci, fa la sua comparsa una presenza cromaticamente inattesa, di un rosa acceso: è Pink Mirror Carousel, la nuova installazione monumentale di Carsten Höller, collocata sulla pista di pattinaggio dello storico Kulm Hotel. Un volume geometrico e scintillante, interamente rivestito di specchi rosa, che intercetta e rifrange il bianco circostante, restituendo un’immagine del paesaggio alpino continuamente mobile e instabile.
La giostra, figura ricorrente nella ricerca di Höller, è qui sottratta a ogni dimensione puramente ludica per diventare un dispositivo percettivo complesso. Come accade per altre strutture esperienziali dell’artista —come tunnel e scivoli— l’opera invita a entrare, a sostare, a lasciarsi trasportare, trasformando un gesto semplice in un’esperienza di osservazione attiva. Inserita in un contesto carico di suggestioni invernali — tra il ghiaccio della pista, l’aria rarefatta e il ritmo rallentato della stagione — la giostra assume una qualità quasi meditativa, sospesa tra attrazione visiva e lieve spaesamento.

La struttura è composta da dodici elementi modulari che formano un dodecagono perfetto. Le superfici specchianti, tinte di un rosa acceso e innaturale, riflettono tutto ciò che le circonda: i pattinatori in movimento, i visitatori fermi ai bordi, l’architettura storica dell’hotel e il profilo delle montagne. Ogni immagine si moltiplica, si deforma, si sovrappone, generando una percezione frammentata dello spazio, in cui non è più immediato distinguere ciò che osserva da ciò che viene osservato.
Il movimento della giostra è lento ma costante, regolato da una rotazione doppia e divergente: la parte superiore procede in senso antiorario, mentre quella centrale ruota in direzione opposta. A differenza di altre opere analoghe di Höller, pensate per cicli temporali estremamente dilatati, qui il tempo è condensato in una rotazione completa di due minuti. Ne deriva una sorta di misura simbolica del tempo, un meccanismo che scandisce l’esperienza senza dominarla, invitando piuttosto a una fruizione consapevole e rallentata.

A completare l’installazione, una selezione musicale curata da Arman Naféei, Directeur d’Ambiance del Kulm Hotel, accompagna la rotazione con una colonna sonora discreta, che contribuisce a creare un’atmosfera rarefatta, quasi ipnotica, in sintonia con il paesaggio invernale.
Salire sulla giostra significa accettare una duplice condizione: da un lato osservare il mondo che scorre lentamente attorno, dall’altro esporsi allo sguardo altrui, diventando parte dell’immagine riflessa. È in questa tensione che Pink Mirror Carousel trova il suo senso più profondo: un’opera che esiste solo nell’incontro con i corpi, e che trasforma un archetipo dell’infanzia in un’esperienza percettiva condivisa.












