15 agosto 2023

Claudio Palmieri: le due mostre Pieghe del Tempo e Rose dal cielo

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Sicilia e Umbria. Due luoghi distanti geograficamente che ospitano per questo periodo le opere di un artista romano, Palmieri, attivo dalla metà degli anni Ottanta sulla scena nazionale e internazionale

Claudio Palmieri, Pieghe del Tempo
Claudio Palmieri, Pieghe del Tempo

Claudio Palmieri è stato chiamato a realizzare due esposizioni distanti nella concezione e nel senso, che rendono la concretezza, l’attualità e la capacità di interpretare attraverso la propria arte spazi e modi distanti.

Iniziamo dalla Sicilia. Nell’Area archeologica del Parco di Naxos è stata allestita, fino al 30 settembre, la mostra Claudio Palmieri. Pieghe del Tempo, una retrospettiva che presenta diciannove sculture e installazioni realizzate dal 1987 ad oggi. L’esposizione, promossa da Civita Sicilia e curata da Ilaria Schiaffini, rappresenta un percorso nei trentasei anni di attività in questo caso prettamente scultorea, benché per Palmieri non si possa non parlare di polimaterismo. Quest’artista è uno sperimentatore, un indagatore che attraversa e coniuga linguaggi, forme, materiali diversi nella creazione di opere dense in cui equilibrio e contaminazione trovano spazio e forza reciprocamente. La sua ricerca si estende dalla pittura, alla scultura, all’installazione e pur rimanendo saldamente all’interno di ciascuno di questi linguaggi è sempre possibile trovare tracce dell’una nell’altra.

Claudio Palmieri. Pieghe del Tempo
Claudio Palmieri. Pieghe del Tempo

Così, percorrendo idealmente l’area verde che introduce al Museo archeologico di Naxos incontreremo queste sculture che, nelle parole dell’artista, sembrano aver trovato posto autonomamente in un sito tra i più antichi della Sicilia e della Magna Grecia, così prossimo all’Etna da esserne fortemente legato nella conformazione geologica del terreno. Le opere scelte dall’artista ben rappresentano i vari piani di ricerca affrontati in questi decenni, in cui le forme geometriche si incontrano e si coniugano con brani di maggior organicità e modellazione. A partire da Clessidra fino ad Evoluzione e Architettura naturale è possibile vedere il dialogo tra due modi diversi e convergenti di interpretare l’astrazione. Le forme geometriche, lineari o totemiche, creano strutture spesso dinamiche che incontrano la morbidezza del modellato plastico e organico, che parlano della terra e del movimento, dell’emozione che incontra la ragione. Accanto a queste composizioni dal marcato dinamismo, incontriamo opere dall’aspetto più stabile come Magma e Squilibrio in cui una forma geometrica tronca, metallica, sorda nell’opacità dei piani, presenta sulla superficie orizzontale una composizione ceramica brulicante, come un magma che dalla terra risale e palpita. Arriviamo poi alle sculture di sperimentazione materiale e sensoriale, tra cui Ninfa, una scultura che può essere suonata, come le opere della performance sonora ideata e realizzata nel 2000 con il sassofonista Maurizio Giammarco. Per altri versi l’utilizzo di vernici fluorescenti in sculture come Forma aliena e Forma biomorfa gli consentono di indagare un nuovo tipo rapporto con la luce.

Nel corso degli anni è quindi evidente come nell’opera di Palmieri si fondano l’attitudine gestuale e passionale con la concretezza della strutturazione geometrica, che si coniuga alla volontà di sperimentare i materiali, di approfondirli per comprenderne le potenzialità espressive, dove elemento pittorico e plastico dialogano e si vivificano reciprocamente. A giusto titolo, dunque, le sue opere trovano precisa collocazione in questo sito, per quel sensibile legame tra la forza germinativa della natura e ciò che muove l’artista nelle sue creazioni.

Claudio Palmieri, Rose del cielo
Claudio Palmieri, Rose del cielo

Arriviamo dunque all’Umbria. Rose dal cielo è il titolo della mostra che Palmieri ha realizzato, fino al prossimo 20 agosto, all’interno di Casa Ulivo, uno spazio ideato da Fabio Sargentini presso la località Vignaie (Piegaro- PG). Intima, come intimo è il rapporto tra l’artista e lo storico gallerista romano, che in questo luogo tra ulivi secolari, valli e colline a perdita d’occhio ha voluto ricreare un posto per l’arte contemporanea, chiamando a sé gli artisti che lo accompagnano da decenni. Proprio attorno ad un enorme ulivo secolare sorge la casa in legno, da cui svetta la folta chioma argentea, che per questa occasione ospita le forme concentriche in rete metallica create e installate da Palmieri al suo interno.

Claudio Palmieri. Rose del cielo
Claudio Palmieri. Rose del cielo

Come una folata di vento sposta e muove fronde, foglie e tutto quel che di lieve incontra, così queste opere sembrano essere state trasportate nello spazio di Casa Ulivo, invadendone la geometria pulita ed essenziale, aggrappandosi alle travi del tetto, incastrandosi alle enormi radici dell’albero e occupando lo spazio aperto delle finestre. Rose, perché la forma concentrica rimanda a quell’immagine, quelle volute che l’artista crea torcendo e piegando l’esile rete metallica in una figura che rimanda a quella del fiore. Ma con Palmieri è necessario fare un passo in più del naturalismo in senso stretto. Più che rappresentare la forma, le sue vogliono ricrearne l’energia, quella forza generatrice che consente al germoglio di aprirsi o al fusto di ergersi e resistere alle intemperie. Se per queste, come per le altre opere di Palmieri, è giusto dunque pensare alle forme naturali, altrettanto importante è richiamare l’ispirazione al barocco, a quei movimenti concentrici e organici che paiono a tratti esplodere alla vista. Come se in Casa Ulivo avessero trovato finalmente protezione, le forme plastiche create per Vignaie sono immerse in un contesto che si modifica, bloccando e incorporando luce e pioggia. Sono ferme ma si muovono in un rapporto continuo, con una natura che qui prevale.

Per Claudio Palmieri a me sembra sia il rapporto uno dei centri nodali della sua ricerca. Il rapporto con e fra i materiali, le espressioni linguistiche di volta in volta ricercate ed esperite nel corso degli anni. Un fare diretto che lascia traccia sulle forme morbide, unito ad una purezza geometrica da cui traspare sempre l’impeto dinamico. Quel nodo di forma – materia – colore che è tutt’uno e che attraversa le sue creazioni indipendentemente dal linguaggio. Infine è l’arte che in quel rapporto lega i luoghi alle persone attraversando il tempo. Dal passato al presente lo spazio che accoglie e chi lo occupa crea una relazione che perdura pur esaurendosi in un periodo.

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