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Con il progetto LAVINIA, la Loggia dei Vini di Villa Borghese diventa contemporanea
Arte contemporanea
di redazione
L’arte contemporanea torna a far vibrare di nuova vitalità la Loggia dei Vini a Villa Borghese di Roma, tra architetture barocche e sentieri d’ombra, con la terza inaugurazione del progetto LAVINIA. Curato da Salvatore Lacagnina e realizzato da Ghella con Roma Capitale e Zètema Cultura, il programma si sviluppa in parallelo alle varie fasi di restauro della loggia seicentesca, evocando al contempo l’eredità della pittrice Lavinia Fontana, prima donna a ottenere riconoscimenti ufficiali come artista professionista.
Dopo gli interventi di Ross Birrell & David Harding, Enzo Cucchi, Piero Golia, Virginia Overton, Gianni Politi, Monika Sosnowska, per il primo appuntamento, e di Johanna Grawunder e Daniel Knorr, per il secondo, questa nuova tappa vede protagonisti Jimmie Durham, con un intervento postumo dal titolo ironicamente visionario And Now, So Far In The Future That No One Will Recognize Any Of My Jokes (revisited), e ancora Monika Sosnowska, che presenta un nuovo lavoro, Recinzione (2025), un’opera scultorea che trasforma la ringhiera della Loggia in un segno plastico di tensione e metamorfosi.

LAVINIA, la Loggia ritrovata diventa una soglia contemporanea
Edificata tra il 1609 e il 1618 per volere di Scipione Borghese, la Loggia dei Vini fu concepita per riunioni e feste conviviali durante il periodo estivo. Da qui anche il gioco sensoriale che accompagna ogni inaugurazione di LAVINIA con un gusto di gelato diverso. Questa volta, dopo arancia ed erba cedrina, fragola e basilico, si potrà degustare un originale mango e sesamo nero.

Il restauro della Loggia, a cura della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e realizzato da R.O.M.A. Consorzio grazie al sostegno di Ghella, è parte integrante del progetto. Dopo aver restituito la parte esterna dell’edificio, si passerà presto alla pavimentazione dell’emiciclo. L’approccio di LAVINIA è quello di un cantiere aperto, in cui ogni fase del recupero dialoga con l’intervento artistico.
LAVINIA si propone come laboratorio pubblico di arte e architettura, che accompagna i visitatori in un percorso poetico e politico all’interno del parco. Le opere già presenti – la lupa-grata di Enzo Cucchi, la fontana d’acqua infinita di Piero Golia, le sedute di Gianni Politi, la luce di Johanna Grawunder e il sentiero Dante Desire Line Poetry Path di Ross Birrell & David Harding – vanno a costituire un organismo vivente, una soglia per nuove visioni.

Jimmie Durham: ironia, linguaggio e oblio
Nato in Arkansas nel 1940 e scomparso nel 2021, di origini Cherokee, Jimmie Durham è stato uno degli artisti più originali e critici dell’arte contemporanea, capace di coniugare attivismo politico e ricerca visiva. Performer, scrittore, scultore, ha fatto dell’ironia uno strumento affilato per scardinare stereotipi culturali e riflettere sulle forme del potere.
L’installazione proposta per LAVINIA è una rielaborazione del progetto esposto nel 2022 alla Fondazione Morra Greco di Napoli – città dove l’artista ha trascorso l’ultima parte della sua vita – e accoglie oggetti, sculture, libri provenienti dalla sua biblioteca, video, documenti e poesie (tradotte per l’occasione da Sacha Piersanti), in un intreccio di materiali che restituisce lo spessore stratificato del suo pensiero. L’opera si inserisce con naturalezza nel loggiato seicentesco, reinterpretando l’architettura come struttura normativa da interrogare e destabilizzare.
Monika Sosnowska: deformare per comprendere
Sulla ringhiera della Loggia, l’artista polacca Monika Sosnowska installa Recinzione (2025), un intervento che continua la sua riflessione sui materiali dell’architettura moderna. Tubi, travi, tondini d’acciaio, privati della loro funzione originaria, si piegano, si torcono, assumono forme nuove e inquietanti, evocando la tensione tra permanenza e trasformazione.

Sosnowska è già presente nel progetto LAVINIA con la maniglia che apre il cancello d’ingresso alla Loggia. Il suo lavoro, che da anni dialoga con lo spazio urbano e i segni della memoria architettonica post-sovietica, si inserisce con forza nel contesto della Loggia, riaffermando la possibilità della scultura di agire sullo spazio come un corpo vivo e reattivo.














