10 maggio 2023

Corea del Sud: Nicolas Bourriaud sarà il direttore della Biennale di Gwangju 2024

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Il padre dell'estetica relazionale dirigerà la principale biennale asiatica nel suo trentesimo anniversario. Svelati i primi temi: corpo umano e tecnologia al centro

Angélica Serech, Sowing Words on my Second Skin (Sembrando palabras en mi segunda piel) (2023). Pedal loom, vertical loom and wooden needle embroidery. 250 × 700 cm. Courtesy the artist and Gwangju Biennale Foundation. Photo: glimworkers

<<Mi sento onorato di poter contribuire alla Biennale di Gwangju, ovvero la biennale più importante dell’Asia e uno degli eventi artistici più stimolanti al mondo dagli anni Novanta. La Biennale di Gwangju sarà sempre capace di reinventarsi, e sono consapevole di quanto, nel suo trentesimo anniversario, la posta in gioco sia alta>>. Sono queste le parole di Nicolas Bourriaud, curatore e teorico di fama mondale nominato direttore della prossima edizione della manifestazione asiatica, che aprirà i battenti a settembre 2024. Bourriaud, conosciuto in particolare per essere il teorico dell’”Estetica Relazionale”, ha curato mostre di respiro internazionale, come Tate Triennial 2009, Taipei Biennale 2014 e Istanbul Biennale 2019. Ha fondato e co-diretto il Palais de Tokyo a Parigi dal 1999 al 2006. È stato Gulbenkian Curator for Contemporary Art alla Tate Britain di Londra, mentre nel 2022 ha curato “PIANETA B. Il cambiamento climatico e il nuovo sublime” a Venezia assieme a Radicants, gruppo curatoriale creato da lui stesso.

Nicolas Bourriaud. Photo: Sergio Rosales Medina.

Durante la sua carriera ha indagato numerose pratiche artistiche basate sulle connessioni umane e sulla comunicazione, ma anche sul rapporto tra corpo e tecnologia, come dimostrano i libri da lui pubblicati come “Postproduction” (2002), “Il radicante. Per un’estetica della globalizzazione” (2009) e “Inclusioni: Estetica del Capitalocene” (2020). Il discorso dell’estetica relazionale, che si occupa dei concetti di relazione, mediazione, partecipazione e interazione, è spesso citato come uno dei concetti che definiscono l’arte contemporanea. Su questo filo rosso prenderà piede la 15esima edizione della Biennale di Gwangju, che si prevede come una riflessione polifonica sulle relazioni umane e sul fenomeno della “perdita di umanità” dopo l’avvento della pandemia e delle sue ripercussioni di tipo psicologico e sociale, individuale e collettivo. Ci si domanda, a questo punto, se avrà uno spazio anche l’Italia, che ha partecipato per la prima volta alla Biennale in Corea del Sud nell’ambito della 14esima edizione, con un progetto collettivo a cui hanno partecipato gli artisti Camilla Alberti, Yuval Avital, Marco Barotti, Agnes Questionmark e Fabio Roncato.

erial view of the Gwangju Biennale Exhibition Hall. Courtesy of the Gwangju Biennale Foundation

<<Con la nomina di Nicolas Bourriaud, una figura curatoriale di spicco nel mondo dell’arte contemporanea, la Biennale vuole concentrarsi sulla sua capacità di veicolare un messaggio urgente e significativo – ha dichiarato Park Yang-woo, Presidente della Gwangju Biennale Foundation – Abbiamo l’ambizione che la prossima edizione diventi una mostra storica lasciando un impatto duraturo sulla storia culturale globale>>. Si tratterà anche di prendere le distanze dalle precedenti edizioni, inaugurando un nuovo capitolo tematico ed espandendosi oltre i confini fisici della manifestazione, come ha dichiarato lo stesso Bourriaud: <<La mostra affronterà un tema universale e apparentemente scontato, il nostro rapporto con lo spazio. Sebbene possa sembrare semplice, questo tema sarà difficile da esplorare, poiché ridisegnare o ridefinire lo spazio significa stare al confine tra cambiamento climatico, femminismo, post-colonialismo e futuro del pianeta. Immagino la mostra principale come un viaggio cinematografico, guidando il pubblico attraverso diverse “sequenze”. Intendo, inoltre, attivare la città stessa disseminando opere d’arte in tutta Gwangju>>.

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