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Da Mark Bradford a Lee Bul: le mostre da non perdere nei musei di Seoul
Arte contemporanea
Non solo Frieze Seoul nella capitale coreana. Ecco alcune mostre da non perdere nei musei durante la Frieze Week, incluse quelle di Mark Bradford, Lee Bul e Adrián Villar Rojas.
Mark Bradford all’Amorepacific Museum of Art
È la prima grande mostra personale in Corea di Mark Bradford, pioniere dell’astrazione sociale presso l’Amorepacific Museum of Art di Seoul; nonché la più ampia presentazione del lavoro di Bradford in Asia, che una panoramica approfondita della sua pratica artistica che si estende per oltre vent’anni. Nato nel 1961 nel South Central di Los Angeles, Bradford è noto per i suoi monumentali dipinti astratti che intrecciano la storia personale con più ampie narrazioni sociali. Attingendo alle sue esperienze autobiografiche e al forte legame con la comunità locale, Bradford crea composizioni stratificate e tattili utilizzando materiali recuperati dall’ambiente urbano: carta da cartelloni pubblicitari, volantini, pubblicità dai saloni di bellezza e frammenti della vita quotidiana. Attraverso un processo di accumulo, levigatura, strappo e collage, trasforma i detriti della città in opere poetiche e dal forte impatto politico.
Bradford definisce il suo linguaggio visivo come “astrazione sociale”, una pratica che conserva le strategie formali dell’astrazione, ma che si confronta direttamente con temi legati a razza, genere, classe e ai sistemi di potere che influenzano la società contemporanea. Il suo lavoro è stato ampiamente riconosciuto a livello internazionale – ha rappresentato, tra gli altri, gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia del 2017. La mostra, visitabile fino al 26 gennaio 2026, riunisce circa 40 opere, tra cui dipinti di grande formato, installazioni video e nuove creazioni commissionate appositamente in dialogo con l’architettura del museo. Tra i lavori esposti figurano dipinti fondamentali degli esordi come Blue (2005) e Niagara (2005), quest’ultimo ispirato all’omonimo film del 1953 con Marilyn Monroe. In mostra anche Float (2019), un’installazione monumentale a pavimento che invita il pubblico a camminare fisicamente sulla sua superficie, vivendo l’opera attraverso il movimento e la prossimità.
No Middle Ground al SeMa Buk-Seoul Museum
Title Match, la mostra annuale di punta del Buk-Seoul Museum of Art, giunge alla sua dodicesima edizione nel 2025, presentando le opere di Young-Hae Chang Heavy Industries (YHCHI) e Hong Jin-hwon. Il progetto parte da una consapevolezza critica della quasi impossibilità di formare una comunità perfettamente coesa in cui tutti i complessi interessi dei suoi membri possano essere conciliati. Attraverso le opere di YHCHI e Hong Jin-hwon, la mostra esamina così le condizioni in cui emergono gli atti politici, con entrambi gli artisti che esplorano come l’arte possa intervenire nei fenomeni sociali e generare nuove possibilità politiche. Mentre YHCHI sottolinea le contraddizioni della società contemporanea e cerca di provocare il dibattito attraverso scenari fittizi e opere letterarie, Hong Jin-hwon cerca di risvegliare il potere di guidare la realtà insito nelle immagini fotografiche, ricontestualizzando eventi passati da una prospettiva presente. Il titolo della mostra, No Middle Ground, è tratto dall’opera Il contratto sociale del filosofo Jean-Jacques Rousseau. Reinterpretando la frase “non c’è via di mezzo” in relazione alla volontà generale, la mostra cerca di evidenziare lo stato dinamico di disaccordo tra i molti piuttosto che presupporre un consenso pacifico tra tutti i membri della società – o condizioni diametralmente opposte, come una logica binaria del tutto o niente e un pensiero in bianco e nero. Attraverso le loro rispettive pratiche, YHCHI e Hong Jin-hwon visualizzano le tensioni e i conflitti che esistono all’interno delle comunità, dimostrando che l’arte può fungere da spazio per porre domande e stimolare il dibattito. Fino al 2 novembre 2025.
Panorama al Songeun Art Space
Fino al 16 ottobre, la mostra PANORAMA presso il Songeun Art Space a Seoul riunisce artisti e collettivi coreani: Kwon Byungjun, Kim Minae, Park Minha, IkkibawiKrrr, Lee Jooyeo, Choi GoEun, Han Seonwoo e l’Afro-Asia Collective (Choi Wonjun, Moon Seonah). L’esposizione, priva di un tema unificante, mette in dialogo pratiche personali che attraversano pittura, installazione, scultura, video e suono. Le opere affrontano temi urgenti come la trasformazione delle infrastrutture urbane, la memoria e l’archiviazione, la critica delle strutture sociali, la percezione visiva, la relazione tra realtà e virtualità, le dinamiche postcoloniali, l’ecologia e la tecnologia.
Senza un tema unico, ma con uno sguardo condiviso sul presente, PANORAMA mette in luce la complessità del contemporaneo e inaugura un percorso di promozione internazionale sostenuto dal Korea Arts Management Service. PANORAMA rappresenta un punto di partenza per rafforzare la presenza globale di questi artisti, valorizzando la ricchezza e la pluralità delle loro visioni.
Lee Bul al Leeum Museum
Dal 4 settembre 2025 al 4 gennaio 2026, al Leeum Museum of Art sarà possibile visitare Lee Bul: From 1998 to Now, una grande retrospettiva dedicata a Lee Bul, una delle artiste più influenti della scena contemporanea coreana. Con circa 150 opere in mostra, l’esposizione offre una panoramica esaustiva delle principali traiettorie del suo lavoro, dagli anni ’90 fino a oggi. Il percorso espositivo si apre con serie iconiche come Cyborg, Anagram e l’installazione karaoke, per poi concentrarsi sulla celebre serie Mon grand récit, un nucleo di installazioni scultoree su scala architettonica che l’artista ha sviluppato a partire dal 2005.
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Il progetto, realizzato in collaborazione con il Leeum Museum e il M+ Museum di Hong Kong, esplora temi centrali nella ricerca di Lee: il rapporto tra tecnologia e corpo, le utopie della modernità, e le contraddizioni dell’ambizione umana verso il progresso. Nata nel 1964 a Yeongju, Corea del Sud, Lee Bul è nota per un linguaggio visivo complesso che fonde arte, architettura e fantascienza, affrontando questioni politiche, sociali e di genere con grande intensità poetica. Le sue opere sono state esposte nei maggiori musei e biennali internazionali, tra cui la Biennale di Venezia (1999, 2019) e Documenta (2007). In Italia, il suo lavoro è stato recentemente presentato alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano nella mostra collettiva La Scultura Inquieta (2023), dove sono stati esposti alcuni dei suoi celebri Cyborgs.
Adrián Villar Rojas all’Art Sonje Center
The Language of the Enemy di Adrián Villar Rojas è la prima mostra personale in Corea dell’artista. Un progetto ambizioso che decostruisce il tempo accumulato e la struttura istituzionale del museo attraverso un’immaginazione cosmica e visionaria. L’intero edificio dell’Art Sonje Center viene trasformato in un’unica scultura monumentale e in un palcoscenico per la sperimentazione artistica, con installazioni site-specific che si estendono dal seminterrato fino al terzo piano. Fulcro è la serie The End of Imagination, avviata nel 2022, che raccoglie opere nate da un processo di ricerca in cui scultura, disegno, video, letteratura e tracce performative si intrecciano in una narrazione stratificata. Villar Rojas indaga le condizioni dell’umanità in un momento critico della sua esistenza — sospesa tra rischio di estinzione e ipotesi di un futuro post-umano — delineando i confini di un tempo post-antropocenico in cui passato, presente e futuro si sovrappongono e collassano su sé stessi. Nato in Argentina nel 1980, Villar Rojas è conosciuto per le sue installazioni immersive e temporanee, spesso concepite come organismi viventi destinati a mutare o deteriorarsi. Ha rappresentato l’Argentina alla 54° Biennale di Venezia nel 2011, ricevendo ampi consensi internazionali. In mostra dal 3 settembre al 1° febbraio 2026.
Kim Tschang-Yeul al National Museum of Modern and Contemporary Art Seoul
Le sue gocce d’acqua, così realistiche da sembrare sul punto di esplodere al minimo tocco, sono celebri in tutto il mondo, eppure si conosce relativamente poco del percorso artistico di Kim Tschang-yeul. La retrospettiva Kim Tschang-yeul, in corso al National Museum of Modern and Contemporary Art in Corea, rivela la profondità della fascinazione dell’artista per le gocce d’acqua, seguendone il cammino creativo dal periodo post guerra civile (1950-1953) fino agli anni trascorsi a New York e in Francia alla fine degli anni ’60. La mostra si sviluppa attraverso quattro sezioni: “Scar”, “Phenomenon”, “Waterdrops” e “Recurrence” con un’ultima sala concepita come una sorta di appendice dell’esposizione, presenta materiali d’archivio inediti e opere che permettono ai visitatori di entrare in contatto con la vita e il processo creativo dell’artista da molteplici prospettive. Questa retrospettiva analizza da vicino l’evoluzione del linguaggio visivo di Kim, concentrandosi sull’estetica essenziale che attraversa tutta la sua produzione e sull’evoluzione dei suoi celebri water drop paintings. L’obiettivo è anche quello di colmare la relativa scarsità di studi critici sull’artista, offrendo al contempo un’occasione per riconsiderare l’identità e il significato contemporaneo dell’arte coreana. Kim è scomparso nel 2021 all’età di 91 anni, lasciando, secondo quanto riferito dal curatore e citando la famiglia, queste ultime parole: Ci sono ancora innumerevoli gocce d’acqua che non ho ancora dipinto. La mostra è aperta al pubblico fino al 21 dicembre.














