22 agosto 2025

Da tribunale a centro per l’arte: storia del Former Courthouse di Berlino

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Prima complesso militare, poi sede della giustizia della città: con la 13a Biennale d’Arte di Berlino l’edificio del Former Courthouse cambia pelle e debutta come luogo di ricerca e produzione artistica per la scena indipendente berlinese

Former Courthouse
Former Courthouse Lehrter Straße, 13th Berlin Biennale, 2025; image: Raisa Galofre

Karl Liebknecht (Lipsia, 1871) era un politico e avvocato difensore di diversi esponenti processati per la diffusione di propaganda socialista, un ruolo in cui lui stesso era coinvolto. Figlio di uno dei fondatori del Partito Socialdemocratico di Germania, nel 1900 ne entrò a far parte anche lui fino a essere eletto come socialdemocratico in Parlamento. Nel 1914, Liebknecht fondò insieme ad altri il gruppo rivoluzionario Spartakusbund (la Lega di Spartaco), che diffondeva i suoi ideali politici attraverso un giornale che ben presto venne dichiarato illegale. In uno di questi opuscoli, Liebknecht invitò i lavoratori a riunirsi a Potsdamer Platz il 1° maggio 1916 dove denunciò gli abusi della legge marziale, esortando il popolo a unire le forze contro un governo imperialista che si sosteneva attraverso la violenza. Il mese successivo, venne arrestato con l’accusa di alto tradimento e il suo processo si svolse nel Former Courthouse: il più importante e famoso processo qui tenuto tanto che, a causa della sua estrema popolarità, venne chiuso al pubblico.

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Installation view, 13th Berlin Biennale, Former Courthouse Lehrter Straße, 2025; image: Eberle & Eisfeld. From left to right: Htein Lin, Prison Paintings from the 000235-series, 1999–2003. © Htein Lin; Stacy Douglas, Law Is Aesthetic: Trope, 2025. © Stacy Douglas

Rinvenendo questa storia dalle fondamenta dell’edificio, l’artista Anna Scalfi ne rende omaggio riposizionandola nel presente-politico contemporaneo, dove il mercato finanziario moderno è il nuovo campo di battaglia comune. Attraversando la tempesta di volantini rossi di Die Komödie! e le installazioni nelle stanze attigue, l’artista propone una messa in scena del consumismo odierno seguita da materiali d’archivio sulla figura di Liebknecht fruiti attraverso le mura e il pavimento dell’edificio; fino a imbattersi in un imponente scritta rossa fuori dalla finestra che dichiara a gran voce COMUNISTA.

Anna Scalfi Eghenter, from Die Komödie! [The comedy!], 2025, installation view, 13th Berlin Biennale, Former Courthouse Lehrter Straße, 2025. © Anna Scalfi Eghenter; image: Marvin Systermans
È da qui che la 13a Biennale d’Arte di Berlino, a cura di Zasha Colah e Valentina Viviani (visitabile dal 14 giugno al 14 settembre 2025), inaugura il suo percorso espositivo nel peculiare assetto – la struttura degli uffici non è stata modificata in alcun modo per la Biennale, a testimoniarne le condizioni della giustizia – dell’ex tribunale, rimasto vuoto dal 2012 e reso accessibile per la prima volta proprio per questa occasione come sede per l’arte contemporanea. La Biennale si ispira allo status fuggitivo delle volpi di Berlino: una creatura che non infrange le leggi ma vive indifferente a esse. Come osservato da Ayesha A. Siddiqi «ogni confine implica la violenza del suo mantenimento» e la legge stessa, pur presentandosi come un confine fisso, è in realtà un contratto sociale malleabile, che richiede di apparire immutabile per mantenere il proprio potere. Gli artisti invitati a esporre negli spazi dell’ex tribunale sfidano queste divisioni arbitrarie, opponendo al binarismo di legalità e illegalità una terza via: l’agenzia, intesa come possibilità di coesistenza senza complicità e di fuga da sistemi di confinamento imposti.

Anna Scalfi Eghenter, aus Die Komödie!, 2025, Installationsansicht, 13. Berlin Biennale, Ehemaliges Gerichtsgebäude Lehrter Straße, 2025. © Anna Scalfi Eghenter; Bild: Raisa Galofre

Il Former Courthouse, posizionato lungo la Lehrter Straße nel quartiere Moabit – Mitte, fu completato nel 1902 come ampliamento della prigione militare, collegato all’edificio carcerario da un ponte soprannominato dai i prigionieri come il «ponte dei sospiri», ispirandosi a quello veneziano. In seguito, il complesso fu utilizzato come centro di addestramento militare e, con la reintroduzione dei tribunali militari da parte del Partito nazista, come prigione investigativa. Negli anni Cinquanta, l’amministrazione penitenziaria si trasferì nell’edificio del tribunale e la prigione adiacente fu utilizzata come carcere femminile fino alla metà degli anni Ottanta. L’edificio è stato utilizzato da ultimo come sede distaccata del tribunale distrettuale di Tiergarten.

Helena Uambembe, How To Make a Mud Cake, 2021/2025, installation view, 13. Berlin Biennale, Former Courthouse Lehrter Straße, 2025. © Helena Uambembe; image: Raisa Galofre

Non è la prima volta che la Biennale di Berlino cambia il destino di edifici storici della sua città. Fondata nel 1996 e nata dal Kunst-Werke, oggi KW Institute for Contemporary Art, la Biennale ha utilizzato sin dalla prima edizione nel 1998 questo spazio per le sue esposizioni. Il KW, istituito nel 1991 in una vecchia fabbrica di margarina, è oggi un punto di riferimento per le pratiche artistiche della città, contribuendo a consolidare Berlino come centro internazionale per l’arte contemporanea dopo la caduta del Muro.

Con la sua 13a edizione, il Dipartimento per la Cultura e la Coesione Sociale del Senato intende trasformare il Former Courthouse in un luogo di produzione artistica per la scena indipendente di Berlino, inaugurando un nuovo capitolo culturale di cui tutti attendiamo di scoprirne le forme e le future programmazioni.

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