26 agosto 2021

Danilo Ambrosino, Leib_Il Corpo vivente – MANN Museo Archeologico Nazionale

di

Danilo Ambrosino va oltre tendini, carne e ossa, mettendo in luce con foglia oro ciò che rende l’anatomia comune un uomo unico. Al Museo Archeologico di Napoli

Danilo Ambrosino, Leib_Il Corpo vivente - MANN Museo Archeologico Nazionale, Napoli

Muscoli guizzanti, schiene ricurve, bicipiti contratti: il corpo supera la fisicità e si manifesta attraverso l’esperienza in “Leib_Il Corpo vivente” la mostra personale di Danilo Ambrosino, visitabile al MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli fino al 30 settembre 2021.
I corpi delineati, di cui molto raramente si percepiscono i volti, sembrano essere lì dalla notte dei tempi. Sono quelli dei migranti che oggi attraversano terre, deserti e mari per scappare dalla fame e alle guerre, sono quelli dei gladiatori che affrontavano altri uomini o i leoni. Sono i corpi di persone che lottano per la sopravvivenza e per la libertà. Quando si giunge nelle sale 94 e 95 del primo piano che ospitano i lavori pittorici di Danilo Ambrosino, venendo dal percorso espositivo di “Gladiatori” – gli schiavi-eroi dell’antica Roma ai quali il MANN dedica fino a marzo 2021 un ampio focus – si resta sorpresi e affascinati dal dialogo intessuto dall’artista napoletano con il prezioso contenuto del Museo Archeologico.

Danilo Ambrosino, Leib_Il Corpo vivente – MANN Museo Archeologico Nazionale, Napoli

«Eppure devo essere sincero: i miei quadri non sono stati fatti appositamente per questa esposizione – confessa Ambrosino – A novembre 2019 ho partecipato con alcuni di questi dipinti a una collettiva al MAC di Milano, curata da Valerio Dehò. Fu una mostra a tal punto visitata e gradita che mi è venuto in mente di ampliare la serie e di farne una mostra dedicata, da far girare. Poi è successo quel che sappiamo: la pandemia, il lockdown. In quel momento di stasi ho iniziato a lavorare con la curatrice Olga Scotto di Vettimo alle prime fasi di questo progetto. In quel periodo ho anche iniziato a rompere il bicromatismo nero-bianco con la foglia oro». Venature, fessure e contorni ricolmi d’oro delineano la forma umana che domina i ventuno dipinti di grande formato. «Indipendentemente dal risultato estetico, l’oro in questi lavori ha un duplice significato. Da una parte è un rimando alle coperte termiche utilizzate oggi nel primo soccorso dei migranti, che appunto sono dorate. Sono un po’ una medaglia, nel momento in cui la indossano comprendono di avercela fatta, di essere salvi. Dall’altra parte richiama l’antica arte giapponese del Kintsugi, la riparazione delle crepe delle antiche porcellane attraverso saldature colorate con polvere d’oro zecchino. L’oro è l’esaltazione delle ferite, dei segni lasciati dalla vita e quindi un omaggio all’esperienza» conclude l’artista.
Il concetto di corpo con tutto il suo bagaglio d’esperienze è sicuramente riconducibile a quello di “IO-mondo” della fenomenologia di Edmund Husserl e quindi del corpo in quanto Leib, corpo vivente, che si distingue dal Körper, ossia il corpo-cosa. Ed è proprio dalla definizione del filosofo tedesco che la mostra di Ambrosino tra il suo titolo.

Danilo Ambrosino, Leib_Il Corpo vivente – MANN Museo Archeologico Nazionale, Napoli

Il corpo, oggi come in passato, è strumento politico, moneta di scambio, oggetto del desiderio, mezzo attraverso cui veicolare il pensiero, i gusti, i consumi. Danilo Ambrosino va oltre i tendini, la carne le ossa e la conclusione estetica che ne deriva, mettendo in luce con foglia oro ciò che rende l’anatomia comune un uomo unico.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui