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Difetto di reciprocità: Nicola Bizzarri e Andrea Di Lorenzo in mostra allo Spazio TORRSO di Pesaro
Arte contemporanea
Con la mostra Difetto di reciprocità, Spazio TORRSO prosegue il proprio cammino di radicamento sul territorio pesarese, confermando la volontà di proporsi come luogo di relazione prima ancora che come semplice contenitore espositivo. L’appuntamento, che resterà aperto su appuntamento dal 23 novembre al 21 dicembre, riunisce le ricerche di Nicola Bizzarri e Andrea Di Lorenzo, accompagnate da un testo critico di Adele Di Pasquale. Una bipersonale che diventa occasione per mettere a fuoco le modalità con cui i due artisti, mossi da sensibilità affini ma direzioni divergenti, si confrontano con l’idea di archivio, osservazione e distanza.

La mostra nasce come esercizio sul tempo e sulla cura del dettaglio: entrambi gli artisti lavorano infatti a partire da pratiche che richiedono sedimentazione, raccolta. È un’attitudine più che un metodo, un modo di avvicinarsi ai soggetti – vegetali, animali, ambienti, oppure fotografie e documenti familiari – attraverso la stratificazione, lasciando che sia la lentezza dell’osservazione a determinare la forma delle opere. Spazio TORRSO sceglie così di ospitare un dialogo fatto di affinità sotterranee, una conversazione silenziosa in cui il gesto dell’archiviare diventa la base per comprendere come le immagini continuino a produrre narrazioni, collegamenti, memorie inattese.
Nel lavoro di Andrea Di Lorenzo il processo di raccolta è esplicito, visibile, quasi dichiarato: la sua ricerca nasce dall’osservazione di comportamenti specifici di piante e animali, una catalogazione sensibile che si traduce in elaborati fotografici e scultorei sviluppati su base modulare. Le opere sembrano espandersi come organismi autonomi, veri “getti spontanei” dell’archivio che l’artista alimenta nel tempo. Ciò che conta non è soltanto la forma finale, quanto il modo in cui il sistema che la genera continua a modificarsi, restituendo un’immagine dei processi biologici e socioambientali che Di Lorenzo mette costantemente in discussione.

Nicola Bizzarri si muove in una direzione complementare: se Di Lorenzo parte dalla natura e dai comportamenti dei viventi, Bizzarri prende come punto di partenza materiali documentali, spesso provenienti dal proprio archivio familiare. Le opere esposte a Pesaro indagano così le tensioni tra individuo e collettività, attraversando momenti cruciali della storia italiana del Novecento. L’artista interviene su fotografie e stampe preesistenti, le manipola, le ricontestualizza, trasformandole in dispositivi narrativi capaci di parlare di identità e rappresentazione più che di singoli episodi storici. Il suo approccio stratifica biografia, memoria collettiva e gesto artistico, generando lavori che, pur partendo da un’origine privata, assumono un carattere apertamente pubblico.

Il titolo Difetto di reciprocità non allude a una mancanza, quanto a una condizione condivisa: quella di uno scarto, minimo ma incolmabile, che separa i due artisti e al tempo stesso li avvicina. Le loro ricerche sono parallele, distanti e complementari: le opere sembrano guardarsi, riconoscersi, ma mantenere ognuna una propria autonomia. La mostra diventa così un piccolo esercizio di prossimità mancata, un racconto sul modo in cui la distanza possa essere fertile e generare nuove connessioni. Una sorta di “geografia relazionale” che Spazio TORRSO sceglie di accogliere proponendosi ancora una volta come luogo di attraversamento, incontro e sconfinamento. Questa attitudine si ritrova anche nella scelta di presentare la bipersonale in un contesto volutamente raccolto, quasi domestico, in cui la fruizione avviene su appuntamento. Un tempo condiviso tra pubblico e lavori, in cui l’osservazione diventa parte del dialogo. Difetto di reciprocità diventa così un tassello della missione di TORRSO: un luogo che non si limita a presentare arte, ma che prova, ogni volta, a costruire una comunità che si connette e si attiva attraverso la mostra, l’incontro e il racconto.

A completare l’esposizione, la presenza del testo di Adele Di Pasquale offre una sorta di guida discorsiva che inserisce le opere in mostra in una narrazione che alterna osservazione, analisi e sensibilità letteraria. Un ulteriore livello di reciprocità mancata, o forse ritrovata, che accompagna il visitatore nel percorso. Il suo scritto, popolato da moschine che tracciano poligoni invisibili, gatti che percepiscono confini illusori, lingue volanti che sfuggono all’interlocutore e da cavi oceanici che trasmettono voci senza corpo, diventa una sorta di eco concettuale della mostra, un controcampo poetico che risuona con le ricerche di Di Lorenzo e Bizzarri. Se gli artisti interrogano i comportamenti degli organismi viventi o la memoria stratificata delle immagini d’archivio, Di Pasquale indaga a sua volta il modo in cui percepiamo spazio, linguaggio e comunicazione; come orientiamo il nostro sguardo e come, spesso, inseguiamo traiettorie che non possiamo afferrare del tutto.

Il testo suggerisce che ogni sistema (naturale, linguistico, affettivo) produce forme di movimento irregolare: virate imprevedibili, deviazioni, segnali che arrivano filtrati o distorti, proprio come il volo della moschina che segue geometrie che l’occhio tenta invano di classificare. Allo stesso modo, le opere in mostra sembrano sottrarsi a qualsiasi reciprocità stabile: l’archiviazione modulare di Di Lorenzo e la rielaborazione delle immagini familiari di Bizzarri non rispondono mai perfettamente allo sguardo che cerca di decifrarle, instaurando un rapporto fatto di continue variazioni, piccoli scarti, inversioni di rotta. In questo senso, lo scritto di Di Pasquale non è un commento esterno ma un ulteriore livello di “difetto di reciprocità”, un dispositivo che abita la mostra con la stessa attitudine degli artisti: osserva, ascolta, segue traiettorie, si lascia deviare.














