07 aprile 2022

Guadalupe Maravilla, o di un percorso delle meraviglie

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A Oslo la mostra di Guadalupe Maravilla colpisce per la sua forza ancestrale e la capacità di inventarsi forme e pratiche di trasformazione del dolore

Guadalupe Maravilla, Requiem for a border crossing #4, 2016–2020. Courtesy of Guadalupe Maravilla and P·P·O·W, New York

Le opere di Guadalupe Maravilla colpiscono per i rimandi iconografici alle culture native mesoamericane e alla loro forza rituale. Di origine Salvadoregna, ma residente a Brooklyn, l’artista ha fatto della cura e delle pratiche relazionali la cifra stilistica del suo lavoro. Sound Botánica è la sua prima mostra personale in Europa, ed ospitata al Centro Henie Onstad di Oslo.
Il titolo della mostra è significativo. Botánica fa riferimento ai piccoli negozi che vendono erbe e altri rimedi tradizionali, insieme a ciondoli, incensi, candele e altri oggetti usati per scopi spirituali e religiosi negli Stati Uniti. Oggetti che Maravilla assembla in sculture e installazioni, oltre a quelli che ha raccolto ripercorrendo il viaggio che ha fatto a soli otto anni, quando senza documenti e non accompagnato dai famigliari, emigra da El Salvador, paese segnato da una violenta guerra civile per raggiungere gli Stati Uniti. Un lungo percorso migratorio, durato diversi anni, in cui ha attraversato Honduras, Guatemala e Messico, che ha fortemente segnato la sua salute e la pratica artistica.
Sound indica invece la modalità sonora con cui Maravilla attiva le sue sculture autoportanti intitolate Disease Throwers. Sculture che possono ricordare lo scheletro di creature primitive, con copricapi torreggianti e santuari realizzati in alluminio riciclato, al cui centro c’è un gong che l’artista suona durante i “bagni sonori”, performance rituali che utilizzano il suono e il movimento come veicolo di guarigione e meditazione.

Guadalupe Maravilla, Requiem for a border crossing #1, 2016-2020. Courtesy of Guadalupe Maravilla and P·P·O·W, New York

Maravilla è stato introdotto alla terapia del suono da il Gong Master Don Conreaux, di cui ha appreso conoscenze e tradizioni antiche sul suono e sulle vibrazioni, per curarsi da una grave forma di tumore. Secondo l’artista, tale pratica “pulisce le impurità presenti all’interno dei nostri corpi, che possono portare stress, impurità e in alcuni casi malattie”, e creano un contesto sonoro che trasforma l’esperienza estetica del visitatore. Maravilla oltre a suonare i gong per i public program delle sue mostre – come è accaduto a Oslo nel corso dell’opening weekend della mostra, e al MoMA di New York, in cui è in corso una sua personale dal titolo “Luz y fuerza” – tiene regolarmente seminari terapeutici per immigrati privi di documenti, malati di cancro e persone in terapia. Seminari tenuti in spazi non artistici come il Socrates Sculpture Park a Long Island City o in una chiesa a Bay Ridge a Brooklyn e che vorrebbe, in futuro, realizzare anche in ospedali e in scuole pubbliche.

Guadalupe Maravilla, Disease Thrower #6, 2019. Courtesy of Guadalupe Maravilla and P·P·O·W, New York

“Sound Botánica” raccoglie più di 30 opere tra sculture, dipinti e installazioni, in cui sono ricorrenti temi ispirati a miti centroamericani e tradizioni salvadoregne, realizzate con materiali naturali e oggetti scelti per le loro proprietà terapeutiche, simboliche ed estetiche.
La serie dei dipinti Retablos, che Maravilla ha iniziato nel 2019, dopo un viaggio in Messico sono oggetti devozionali commissionati principalmente per la propria casa. Dipinti illustrativi abbinati a commenti testuali, che raccontano miracoli e esperienze di vita che meritano di essere ricordati attraverso la preghiera. Dopo aver incontrato Daniel Vilchis, pittore retablo di quarta generazione, Maravilla ha iniziato a collaborare con lui, adattando quell’antica forma artistica per raccontare la sua vita, profondamente segnata dalla migrazione, dalla malattia e dalla guarigione. La sequenza temporale degli eventi non è raccontata in modo lineare ma ricorsiva: le lezioni del passato vengono lette nel presente e nel futuro della vita dell’artista. È possibile leggere la gratitudine a il “coyote”, il trafficante di esseri umani che gli ha indicato come attraversare il confine con gli Stati Uniti, o scoprire l’importanza delle piante medicinali, e le sue esperienze di terapia del suono vibrazionale.

Guadalupe Maravilla, EXVOTO Kambo Retablo, 2021.Courtesy of Guadalupe Maravilla and P·P·O·W, New York

Altrettanto intensi sono la serie delle mappe immaginifiche chiamate Tripa Chuca (Dirty Guts) in cui combina gioco, logica e strategia. Opere disegnate sui muri, accanto ai dipinti, in cui riprende i disegni narrativi del Codice Azcatitlan del XVI secolo, che raccontavano la storia dell’occupazione e della migrazione degli indigeni aztechi durante il periodo coloniale spagnolo. Nel corso del tempo quei disegni sono diventati un gioco per bambini salvadoregni, in cui i partecipanti tracciano linee che collegano coppie di numeri, che però difficilmente si incontrano. sequenze di linee che formano uno schema astratto che diviene metafora della migrazione, dove spesso membri della stessa famiglia hanno difficoltà a reincontrarsi e a vivere di nuovo insieme.
Nella serie Embroideries Maravilla ripropone altri elementi tematici. Su ogni opera ricama arti disincarnati, mani e pugni chiusi, cuciti come blocchi di ghiaccio gocciolanti, teschi e mani che distribuiscono sementi. Simboli ed emblemi creati dall’artista per simboleggiare la resistenza contro la persecuzione e la pressione politica esercitata su immigrati privi di documenti.

Guadalupe Maravilla, I want to thank the cucumbers Retablo, 2021. Courtesy of Guadalupe Maravilla and P·P·O·W, New York

Visitabile fino al 7 agosto, “Sound Botánica” è il risultato della collaborazione tra il Centro Henie Onstad e la famiglia Lise e Arne Wilhelmsen. Guadalupe è infatti il vincitore del Lise Wilhelmsen Art Award Program 2021, che assegna un premio in denaro di 100.000 dollari, oltre all’acquisizione di due opere per la collezione Henie Onstad, e la realizzazione della personale del vincitore del premio. La precedente edizione del premio era stata vinta da Otobong Nkanga, la cui personale era stata realizzata nel 2020, sempre al Centro Henie Onstad.
Visitando la mostra colpisce la forza ancestrale delle installazioni e la capacità di Maravilla di inventarsi forme e pratiche di trasformazione del dolore. Azioni performative come i wall drawings, realizzati insieme a richiedenti asilo, la coreografia di un coro di una banda di motociclisti, o l’attraversamento del Rio Grande usando una delle sue opere come dispositivo di galleggiamento. Quando New York era diventata l’epicentro della pandemia del coronavirus, Maravilla ha organizzato un lavoro di mutuo soccorso in tutta la città, sostenendo gli immigrati con cibo e denaro, grazie alla vendita delle sue opere. Un esempio di come il dolore e le difficoltà possono diventare parte di un progetto artistico di grande valore sociale.

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