24 luglio 2021

Hybrida Tales by Untitled Association #25: San Sebastiano Contemporary e The House

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Untitled Association presenta Hybrida Tales, una mappatura di spazi indipendenti, artist-run spaces e associazioni culturali in tutta Italia: oggi andiamo da San Sebastiano Contemporary e The House

San Sebastiano Contemporary
San Sebastiano Contemporary, Palazzolo Acreide (SR

Hybrĭda Tales è la rubrica di approfondimento nata da Hybrĭda, il nuovo progetto con cui Untitled Association ha individuato circa 150 tra spazi indipendenti, artist-run spaces, associazioni culturali e luoghi informali che stanno contribuendo significativamente ad ampliare gli sguardi sul Contemporaneo in Italia oggi.

Con un sistema di interviste a schema fisso, Hybrĭda Tales restituirà una panoramica delle realtà indicizzate, siano esse emergenti o ormai consolidate, e coinvolgerà artisti, operatori culturali, curatori, giornalisti, collezionisti, galleristi per dare vita a un archivio condiviso e collettaneo di riflessioni aperte sulle prospettive, attuali e future, del Contemporaneo.

Qui trovate tutte le puntate già pubblicate.

 

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San Sebastiano Contemporary

San Sebastiano Contemporary è uno spazio fondato a Palazzolo Acreide (SR) dall’artista Davide Bramante che ha riconvertito un palazzetto liberty chiuso da tempo in uno spazio espositivo di 140mq distribuiti su due livelli, una project room nel seminterrato e una tipica cantina/dammuso. San Sebastiano Contemporary è concepito come uno spazio sperimentale e aperto, incentivando la commistione di linguaggi appartenenti a settori della creatività diversi tra loro ma per questo stesso motivo interagenti e contaminati.

Cosa unisce la vostra attività, e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?

«La mia attività principale è da sempre quella di un ultras dell’arte, tutti i giorni sugli spalti a guardare vecchie e giovani leve allenarsi. Sin da quando avevo 15 anni ho compreso dove volevo stare e a cosa volevo lavorare…oggi cinquantenne mi sono regalato lo spazio per poter ancora meglio fare ciò che meglio mi riesce.

Lo spazio ha due momenti fondamentali, chiamiamole due stagioni annuali, quella delle residenze per artisti e quella per le mostre. La prima va da ottobre a marzo, la seconda da maggio a fine settembre. Ad oggi per via dell’emergenza Covid, siamo riusciti a realizzare solo una residenza d’arte, con l’artista finlandese Riikka Vainio e cinque mostre tra collettive e personali. Questi alcuni degli artisti che hanno esposto da SSC: Francesco Lauretta, Luigi Presicce, Filippo La Vaccara, Giuseppe Bombaci, Maura Banfo.

La ricerca attuale sul contemporaneo è per me tutto ciò che di interessante, costantemente fanno gli artisti. sta a noi, proporre, mostrare, presentare, produrre e quando si riesce anche vendere questa ricerca, affinché gli artisti abbiano le energie giuste per andare avanti e salvare il mondo».

Quali legami sentite con la città/luogo in cui operate? 

«Operiamo a Palazzolo Acreide (Val di Noto – Siracusa). Palazzolo Acreide è di certo uno dei luoghi con più energia che abbia mai visto e conosciuto in tutta la mia vita. Palazzolo è stata una colonia greca, nei secoli ha visto, conosciuto e dato i natali a cose e personaggi fondamentali della cultura.

È un piccolissimo borgo, annoverato tra i primi dieci tra i più belli d’Italia. All’interno della propria cinta, ha un Museo archeologico, un Museo dei Viaggiatori, il Museo delle tradizioni nobiliari, e un Museo Etnologico oltre a una meravigliosa zona archeologica che contiene il suo Teatro Greco. Cosa mancava a Palazzolo per renderla unica?  Quello che noi cerchiamo di proporre e mostrare e cioè il contemporaneo».

Cosa significa per voi sperimentazione? 

«Beh, a questa domanda credo di aver già risposto con la prima: sperimentazione e ricerca, se non sono la stessa cosa…sono parenti strette».

The House

The House è un progetto dedicato all’arte emergente e alla ricerca con sede in un appartamento privato che è sia casa che studio di architettura, nel quartiere di Porta Venezia. Nato da un’idea di Michela Genghini, il progetto prende forma nel 2019 con la direzione artistica di Irene Sofia Comi e mira a stabilire pratiche di dialogo interdisciplinare tra arti visive, filosofia, architettura, design e altre discipline creative.

Cosa unisce la vostra attività, e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?

«L’appartamento, in Porta Venezia, è vissuto 365 giorni all’anno da una famiglia vera e propria ed è attualmente sede e centro del discorso espositivo, tematico e metodologico. Infatti, il progetto nasce nel 2019 anticipando l’idea di sede espositiva alternativa, una soluzione alla quale in molti ora si stanno affacciando a causa delle disposizioni messe in atto nel 2020. Questo permette di riflettere su pratiche di accoglienza e di inclusività di soggettività altre in uno spazio privato aperto, in un’ottica multidisciplinare e collettiva, che abbracci campi limitrofi all’arte visiva, percepiti spesso come ben lontani nella costante settorializzazione e categorizzazione cui siamo sottoposti (e ci sottoponiamo)».

Quali legami sentite con la città/luogo in cui operate? 

«Milano è per noi una signora sprint, che sta in compagnia e scopre cose nuove ogni giorno, chiacchierando con persone che difficilmente si incontrerebbero nel quotidiano, prese dalla furia della loro corsa cittadina. Immaginiamo di poter esplorare territori e dimensioni geografiche altre, legate al concetto di “domestico”, ma senz’altro l’atmosfera “gassata” di Milano (e del suo sviluppo culturale di natura internazionale, così come delle industrie creative di editoria, design, moda e architettura) è l’ossigeno che abbiamo respirato nel dare vita al progetto».

Cosa significa per voi sperimentazione? 

«Essere ospitali. Aprire il cuore, prestare cura, dedicare tempo, porre attenzione. Compiere un passo verso sfumature che il nostro occhio è meno allenato a riconoscere. Tentare, e magari anche sbagliare».

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