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Il Premio Casciaro racconta la pittura contemporanea: i vincitori dell’ottava edizione
Arte contemporanea
di redazione
Si è da poco conclusa l’ottava edizione del Premio Giuseppe Casciaro, organizzato da dieci anni nel Salento, ad Ortelle, paese natale del celebre paesaggista ottocentesco, tra i più sensibili interpreti del suo tempo, oltre che raffinato collezionista. Nato con l’intento di mantenere viva la memoria di Casciaro, il premio intende perpetuarne anche gli interessi, da un lato promuovendo e valorizzando la sperimentazione pittorica contemporanea, dall’altro costituendo negli anni una collezione di opere quale nucleo originario di un nuovo Museo Civico Giuseppe Casciaro.
Per celebrare i dieci anni del Premio, il comitato organizzatore, composto dalla Pro Loco di Ortelle-Vignacastrisi e dall’Associazione Culturale De la da mar. Centro Studi sulle Arti pugliesi, supportato dalla Regione Puglia e dal Comune di Ortelle, con il patrocinio della Fondazione Pino Pascali, ha scelto di assegnare un doppio riconoscimento: un premio alla carriera e un premio all’opera.
La giuria composta dai curatori Isabella Battista e Carmelo Cipriani, dal gallerista Luigi Rigliaco, dall’architetto Silvia Scoditti e dal giornalista esperto di mercato artistico Renato Diez, ha attribuito il Premio alla Carriera a Marco Neri (Forlì, 1968).

L’artista, recita la motivazione del premio, «Reintepreta in chiave contemporanea la tradizione paesaggistica, restituendole un linguaggio di purezza formale e pregnanza concettuale. La sua pittura si fonda su un’attenta analisi della tradizione pittorica italiana, tradotta in chiave concettuale. Lontano dai codici del realismo, Neri è approdato a un linguaggio visivo fatto di forme essenziali, linee nette e volumi monolitici. In tale processo, il paesaggio si è svincolato dalla rappresentazione naturalistica per divenire immagine pura in cui tutto è sospeso o annullato: confini, coordinate geografiche, riferimenti concreti. Neri trasfigura il paesaggio in architetture ideali capaci di generare una dimensione universale. Non luoghi riconoscibili, ma archetipi di paesaggio, depositari di un’esperienza visiva e mentale condivisibile. In questa tensione verso l’essenza, le bandiere, presentate alla Biennale di Venezia del 2001, si configurano come estreme sintesi formali e simboliche dei rispettivi paesaggi, condensando in un’immagine unica, assoluta e indiscutibilmente identificabile l’idea di appartenenza, memoria e identità».
Al costituendo museo l’artista ha donato l’opera Notte della Ragione del 2025, paesaggio metropolitano in controluce, che sfugge alla riproduzione del reale per caricarsi di significati simbolici ed essenzialità formale.

Parallelamente al Premio alla carriera la giuria ha assegnato ad un’opera distintasi per originalità di ricerca, il premio consistente in una personale, con relativo catalogo, presso Gigi Rigliaco Gallery di Galatina. Tra i 18 finalisti, selezionati tra le 120 candidature giunte da ogni parte d’Italia e anche dall’estero, il Premio all’opera è stato attribuito al dipinto Ragazza con turbante di Michele Giangrande (Bari, 1979) con la seguente motivazione: «Nata per sfidare la realtà in termini di veridicità e mimetismo, la pittura ha intrapreso da tempo nuove sfide. Oggi, all’interno di una contemporaneità ipertecnologica, la pittura, insieme alla realtà fenomenica, ha conosciuto la realtà digitale, quella della Rete e degli schermi. Ed è con questa che si confronta direttamente il dipinto di Giangrande.
La celebre immagine della Ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer – ma qualunque altro avrebbe potuto essere il soggetto – è reinterpretata dall’artista attraverso una tecnica divisionista che simula una texture di chiara matrice digitale, in cui ogni segno cromatico richiama la logica dei pixel. L’opera diventa così una riflessione sul dialogo tra la tradizione pittorica e il linguaggio visivo contemporaneo, mettendo in scena un cortocircuito tra il gesto manuale dell’artista e l’estetica della riproduzione informatica, spingendo lo spettatore a interrogarsi sul concetto stesso di originalità e verosimiglianza nell’era digitale».

Il dipinto, eseguito nel 2020, in piena pandemia, è realizzato in silicone, materiale legato alla pratica scultorea, prioritaria nella ricerca di Giangrande, per lo più impegnato nella creazione di opere ambientali. Nel momento di massimo confinamento, l’artista, chiuso nel suo studio e impossibilitato a realizzare vaste installazioni, ha scelto di sperimentare la pittura praticandola con una tecnica che avesse in sé il volume della scultura. Ne è derivato un ciclo di opere che nella loro spiccata matericità rivela una familiarità con la tecnica del bassorilievo.
Nato nel 2015 per iniziativa dei due storici dell’arte Carmelo Cipriani e Sergio Ortese, la manifestazione ha progressivamente assunto un rilievo nazionale che ne fa non solo un appuntamento fisso dell’estate pugliese ma anche un punto di riferimento stabile nel dibattito artistico. Con l’ottava edizione il Premio non solo si è confermato momento celebrativo della memoria del grande paesaggista salentino ma anche osservatorio privilegiato delle dinamiche della pittura italiana contemporanea.














