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Inno al disordine: la galleria MATTA presenta la sua prima mostra collettiva
Arte contemporanea
C’è qualcosa di profondamente necessario nel caos, specialmente quando questo viene curato con consapevolezza. RISSA, prima mostra collettiva proposta dalla giovane galleria milanese MATTA, si impone come una dichiarazione di intenti: non una celebrazione della sintesi, ma un’esplorazione autentica delle frizioni. In un contesto in cui l’arte contemporanea appare spesso ossessionata dalla coerenza estetica e concettuale, MATTA rivendica il diritto alla dissonanza, accogliendo artisti di generazioni diverse, uniti da uno spirito punk, provocatorio e volutamente disordinato.

Fondata appena tre anni fa, la galleria si è rapidamente distinta per una relazione curatoriale intensa con gli artisti, privilegiando finora mostre personali caratterizzate da un approccio libero, nomade e interdisciplinare. Con RISSA, però, si sceglie di affrontare una sfida diversa, proponendo una collettiva di oltre 20 artisti visitabile fino al 27 settembre, che rifiuta consapevolmente la neutralità dello spazio espositivo, trasformando il disordine stesso in un linguaggio.
La mostra prende avvio dall’incontro con Marco Dapino, artista e videomaker autore di Ratking, un’opera composta da cinque carousel che documentano autentiche risse avvenute in varie città europee. La modalità di documentazione è ibrida, sospesa fra testimonianza e partecipazione: l’artista stesso, microfonato, è coinvolto fisicamente negli scontri, eppure rimane contemporaneamente un distaccato osservatore. Quella che potrebbe apparire una marginalità disturbante della socialità viene qui reinterpretata come una forma arcaica e viscerale di contatto, uno spazio di collisione in grado di generare legami, comunità e forse persino cura. La rissa, dunque, emerge come gesto liminale e primitivo, ma con una potenzialità generativa.

Il tema dello scontro, inteso non come degenerazione, ma come energia creativa, permea l’intero percorso espositivo. Ogni opera sembra contraddire la precedente, ogni linguaggio artistico entra in conflitto con quello vicino. Eppure, tutto risulta unito da un impulso comune: il rifiuto deliberato dell’armonia.
Nella stessa direzione vanno le due micro-opere di Eloise Hess, realizzate con la tecnica dell’encausto, anche se con meno strati e quindi con una resa meno materica. L’artista utilizza fotografie scattate da lei o dal padre, affetto da Alzheimer, con l’intenzione di rappresentare la dolorosa perdita che la malattia comporta, manifestando una fragilità sincera e disarmata. Anche qui, il confronto con la malattia, la perdita e la memoria non si risolve in una lirica pacificazione, ma rimane come tensione aperta, irrisolta e autentica.
Questi sono solo due esempi di artisti emergenti proposti in mostra, accanto a loro si ritrovano nomi anche più affermati come Marlene Dumas, Paul McCarthy, Steven Parrino e Liam Gillick. Durante i mesi della mostra, lo spazio di MATTA ospiterà inoltre tre concerti live curati dal collettivo RISSA, attivo nell’organizzazione di eventi musicali dal carattere fortemente impetuoso. L’allestimento sarà così ulteriormente destabilizzato: le opere esposte si trasformeranno temporaneamente in scenografie per le performance musicali, ribadendo l’identità fluida e anticonvenzionale della galleria.

«La divergenza non è una frattura da ricomporre, ma una tensione da abitare», spiegano gli organizzatori. È questa la chiave interpretativa della mostra, che non finge di cercare coesione, ma costruisce uno spazio vivo e vibrante, più simile a un habitat che a un semplice display espositivo. Tale impostazione riflette anche l’approccio della galleria nelle fiere, dove il booth non è mai una vetrina asettica, ma un ambiente vivo progettato per provocare più che per sedurre.
RISSA è dunque una mostra che accoglie il rischio di dispiacere, consapevole che solo attraverso questo gesto di rottura possa manifestarsi una vera originalità. La visione curatoriale, che vede nel contrasto e nell’attrito una forma essenziale di energia creativa, diviene quindi capace di stimolare discussioni e riflessioni sul senso stesso dell’arte contemporanea.














