28 novembre 2025

La chimera mostruosa di Agnes Questionmark si aggira tra le strade di Napoli e il mare

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La galleria Whitespace di Napoli inaugura i suoi spazi con una mostra di Agnes Questionmark, un nuovo capitolo di una storia che intreccia l’utopia della chimera e la ricerca scientifica

Agnes Questionmark, Chimera Mostruosa, veduta della mostra. Credit: Pietro Costa, WHITESPACE Projects / Napoli, 2025
Agnes Questionmark, Chimera Mostruosa, veduta della mostra. Credit: Pietro Costa, WHITESPACE Projects / Napoli, 2025

Lo scorso ottobre, ha aperto a Napoli Whitespace, nuovo spazio dedicato all’arte contemporanea, ideato e promosso da Pietro Costa, visual artist che lavora tra New York e la città partenopea. La creazione di questo “spazio bianco” nasce dalla volontà di mettere a disposizione degli artisti un luogo che si disponga come una tavola che ogni ospite può sovrascrivere, uno spazio dedicato alla sperimentazione interdisciplinare che si rende disponibile alla contaminazione tra diversi scenari creativi. Questa ambizione è testimoniata dalla mostra della prima artista ospite in residenza, durante l’estate del 2025, Agnes Questionmark.

Classe 1995, Questionmark è nata a Roma e lavora tra la sua città natale e New York, dove studia. Durante la residenza a Napoli ha scritto un capitolo di una sci-fiction story basata su un progetto di ricerca, su invito della curatrice Alessandra Troncone, con la quale ha instaurato una fitta corrispondenza epistolare incentrata sui vari progressi delle sue indagini e sulle impressioni che ne scaturivano. L’esito delle ricerche è culminato nella mostra Chimera mostruosa, visitabile fino al 7 dicembre gli spazi di via Broggia.

Agnes Questionmark, Chimera Mostruosa, veduta della mostra. Credit: Pietro Costa, WHITESPACE Projects / Napoli, 2025
Agnes Questionmark, Chimera Mostruosa, veduta della mostra. Credit: Pietro Costa, WHITESPACE Projects / Napoli, 2025

Inizia così la storia di finzione con accenni autobiografici di Agnes Questionmark. Da qualche anno all’inseguimento di una creatura non ben identificata, frutto di un esperimento scientifico che l’ha costretta in un corpo ibrido, Agnes è approdata qui per mettere insieme i pezzi di una vicenda nella quale essa stessa è soggetto osservatore e, contemporaneamente, oggetto di studio.

L’artista porta avanti una ricerca sull’identità, sul genere, sulla fluidità del corpo, sulla mutazione biologica. Queste tematiche permeano tutti i suoi lavori, intrisi di una componente teorica che è al tempo stesso materica, perché l’identità è un concetto che si può costruire. E, avendo origine dall’acqua, anche i corpi possono mutare, come evidenziato nella teoria dell’Homo Aquaticus, espressa nel 1942 del patologo tedesco Max Westenhöfer e che, per Questionmark, lascia intendere che lo stesso umano non sia del tutto umano. L’acqua diviene così tramite per il mutamento e la trasformazione. La connessione viscerale dell’artista con l’elemento fluido scaturisce dai ricordi della sua infanzia, quando il padre la portava a pesca.

Agnes Questionmark, Chimera Mostruosa, veduta della mostra. Credit: Pietro Costa, WHITESPACE Projects / Napoli, 2025
Agnes Questionmark, Chimera Mostruosa, veduta della mostra. Credit: Pietro Costa, WHITESPACE Projects / Napoli, 2025

Napoli, quindi, città generata dalla sirena Partenope, creatura ibrida che ricorda il lavoro CHM13hTERT, si fa ambientazione ideale per le ricerche dell’artista su creature mitologiche e presenze aliene nel nostro pianeta. L’artista ha condotto le sue indagini sul luogo visitando il Museo Anatomico e il Museo scientifico Darwin Dohrn, al fine di poter comprendere meglio le diverse specie marine e confrontarle, interagendo anche con scienziati e paleontologi. Testimonianza tangibile delle sue ricerche sono la placenta in silicone e i tessuti muscolari ricavati da pannelli di cera, in esposizione da Whitespace. Come in altri progetti, anche questo lavoro presenta una componente materica evidente: l’artista riprende questi materiali creando degli stampi, così da poter generare parti del mostro marino e studiarle.

Agnes Questionmark, Chimera Mostruosa, veduta della mostra. Credit: Pietro Costa, WHITESPACE Projects / Napoli, 2025

Il ritrovamento parziale della creatura acquatica è stato presentato anche nell’ambito della 18a Quadriennale d’Arte di Roma, Fantastica, nella sezione Il corpo incompiuto. Tale progetto è stato supportato dalla galleria Whitespace. Nell’istallazione, la creatura è accerchiata da una serie di schermi come se fosse in atto una vivisezione, una creatura del futuro della quale non si conosce ancora l’identità. Ed è proprio questo il fulcro del lavoro di Agnes Questionmark: l’identità può essere una maschera con cui proteggersi, uno scudo, può essere un’arma ma anche un costume divertente.

Affascinata dagli studi scientifici rivelatisi rivoluzionari, oltre che da letteratura e narrativa, il suo metodo vuole seguire un iter minuzioso come un intervento chirurgico, un processo di scavo attraverso il quale attingere informazioni da riversare poi nelle opere. Anche questo lavoro meticoloso viene restituito visivamente, in immagini ritagliate e incollate al muro con il nastro adesivo, a intrecciare tematiche, argomenti e dati che si collegano l’uno all’altra in una mappa concettuale cristallizzata, come farebbe uno scienziato o un detective.

D’altra parte, a ispirare l’artista è anche la poesia, nella sua definizione emozionale, irrazionale. Ed è il linguaggio poetico a connettere l’artista con la sua città natale, Roma, che è rumorosa, teatrale, romantica. Queste sfaccettature si ripercuotono nel suo lavoro e sono parte integrante di esso. Ma la poesia qui agisce come una medicina, una sorta di cura dal caos della vita di tutti i giorni.

Agnes Questionmark, Chimera Mostruosa, veduta della mostra. Credit: Pietro Costa, WHITESPACE Projects / Napoli, 2025
Agnes Questionmark, Chimera Mostruosa, veduta della mostra. Credit: Pietro Costa, WHITESPACE Projects / Napoli, 2025

Da Chimera mostruosa emerge quindi una commistione di fiction e verità, emozione e ragione, reale e surreale, concetti ossimorici che dialogano e sussistono in un esperimento. Il progetto assume quindi una dimensione performativa, in azione, una storia immaginaria testimoniata da evidenze scientifiche, da dati reali. L’artista vive come personaggio della sua stessa storia e performa come essere vivente. Vive come uno scienziato alla ricerca di prove di validità dell’esistenza di una ceratura mitologica.

Agnes insegue la creatura che puntualmente le sfugge, come gli esseri umani cercano di comprendere la propria identità, fallendo nel loro intento. E noi rimaniamo in attesa di altri avvistamenti.

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