14 settembre 2025

La galleria Numero 51 lancia un ponte artistico con la Cina

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Un progetto tra Italia e Cina con protagonista Michele Guido. Un dialogo interculturale tra arte, botanica e filosofia che connette paesaggio, memoria e processi naturali

numero 51 Michele guido

Ha sede a Milano la galleria Numero 51, e nel 2025 ha dato il via a una nuova iniziativa di scambio, con un programma di residenza artistica tra Italia e Cina. L’obiettivo? Stabilire relazioni artistiche a lungo termine tra i due Paesi, consentendo ad artisti italiani di comprendere meglio la cultura cinese. E viceversa.

Tutto parte da una ricerca continua, da uno studio e da viaggi costanti dei fondatori di Numero 51, Julia Rönnqvist Buzzetti e Andrea Deotto, tra Cina, Giappone e Corea del Sud per portare in Italia un’immagine autentica di questi Paesi – così popolari negli ultimi anni ma di cui, paradossalmente, si conosce ancora poco a livello culturale e artistico. «Numero 51 nasce con l’obiettivo di promuovere l’arte contemporanea dell’Asia Orientale a Milano», spiega a exibart Julia Rönnqvist Buzzetti. «Crediamo in uno scambio e in un supporto reciproco che va oltre la semplice collaborazione professionale. Questo approccio ci permette di sviluppare prospettive sempre nuove e attuali, offrendo uno sguardo che riflette la vibrante scena artistica contemporanea dell’Asia orientale». Da qui, il progetto della residenza artista.

Julia Rönnqvist Buzzetti e l’artista Michele Guido

La residenza di Michele Guido

La prima edizione della residenza, realizzata in collaborazione con Thus Arts (Shanghai Shishuowenhua Ltd.), organizzazione indipendente con sede a Xiamen, vede come protagonista l’artista Michele Guido, scelto per la forza e la profondità del suo lavoro, che intreccia arte e scienza, botanica e paesaggio, memoria culturale e processi naturali. «La nostra idea di scambio parte da un’esperienza sul campo», spiega Numero 51, «e si fonda su un dialogo sensibile che supera i confini della collaborazione professionale per diventare un vero rapporto culturale. Crediamo che da questi legami possano nascere progetti connessi al territorio e, allo stesso tempo, aperti sul mondo».

La residenza si è svolta nella primavera del 2025 presso la Paper Times Bookshop, un luogo che è al tempo stesso libreria, spazio culturale e punto di incontro. Qui Michele Guido ha potuto approfondire il suo interesse per l’ecologia del paesaggio e per le relazioni tra i viventi (umani e non), entrando in contatto con materiali locali, tecniche tradizionali e conoscenze condivise.

La mostra: ATALANTIA Garden Project

A conclusione della residenza, è attualmente in corso, fino al 23 settembre la mostra ATALANTIA Garden Project, sempre presso la Paper Times Bookshop. Curata da Julia Rönnqvist Buzzetti e Lucy Lin, l’esposizione si articola in due spazi gemelli che mettono in scena un dialogo tra arte, scienza e ambiente.

Nel primo spazio, visibile solo dall’esterno, come un ecosistema osservabile ma non penetrabile, si sviluppa un habitat in cui la “scrittura” è affidata alla relazione tra insetti e regno vegetale. Sulle pareti, tre lavori in frottage restituiscono le texture di un tronco di Zelkova e foglie di Robinia, mentre il pavimento è ricoperto da un disegno ottenuto con migliaia di sezioni di loto, ordinate secondo la geometria di una serpentina verde ispirata alla foglia di Atalantia, pianta subtropicale raccolta dall’artista all’Orto Botanico di Firenze.

Il secondo spazio, interno, è una stanza di lettura in cui sei grandi foglie di tarassaco, disegnate sempre dalla stessa serpentina, dialogano con libri dedicati a piante, giardini e insetti. Qui il pubblico è invitato a fermarsi, leggere e osservare come l’arte possa rendere visibili le trame silenziose della coesistenza tra le specie.

Michele Guido – Atalantia Garden Project

Parola al protagonista: Michele Guido

Michele Guido riflette su diversi concetti, come quello di “trans-esperienza”. Nella tradizione cinese, si tratta di un tipo di esperienza che accoglie le influenze esterne, anche quelle che possono sembrare “interferenze”, ma che in realtà arricchiscono il nostro punto di vista. È un modo per pensare all’incontro tra culture diverse come un processo vivo e aperto, che permette di fondere orizzonti differenti. Inoltre, come spiega l’artista: «Lo spazio e il tempo sono gli strumenti dell’opera, ma lo spazio è legato a un certo luogo, e allo stesso tempo è qualcosa che sta tra le cose, e quindi è relazionale; il tempo è legato all’occasione, al momento opportuno, e quindi alla qualità del tempo, come se fosse una stagione propizia. Di conseguenza esiste una maturazione che si relaziona al tempo. Nasce quindi un arricchimento nel momento in cui si sta nel tempo, perché facendo attenzione alle cose che ci circondano, avviene un processo di “stagionatura”».

In questa visione, l’immagine è inseparabile dal fenomeno che la genera, e la forma è abitata da un’atmosfera e da un soffio vitale. Il paesaggio non si rappresenta, si figura, si scrive o si dipinge secondo un concetto in cui pittura e calligrafia sono intercambiabili. «Si può scrivere un dipinto e dipingere una poesia.» Il concetto di “opera naturale”, caro a Guido, è quello di «un’opera che sembra generarsi da sé, come se non fosse l’artista a crearla, ma la natura stessa attraverso l’artista. Il gesto estetico diventa così anche un gesto etico: l’artista non si impone, ma si fa tramite invisibile di qualcosa che accade».

Michele Guido – Atalantia Garden Project
Michele Guido – Atalantia Garden Project

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