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La terra dei Bronzi: Flavio Favelli sul suo progetto a Reggio Calabria
Arte contemporanea
di Milena Becci
Come una scoperta in fondo al mare e una conseguente copertina della rivista Panorama possono condurre a una sorta di mania voyeuristica? Cosa ha rappresentato e rappresenta per il nostro Paese il rinvenimento nel 1972 delle statue bronzee? Questi alcuni degli interrogativi che hanno accompagnato Flavio Favelli a realizzare a Reggio Calabria Panorama, opera murale a cura dell’associazione no profit Catartica Care, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria e con l’Hotel MEDINBLU e con il patrocinio morale del Comune di Reggio Calabria. Ci dicono di più Flavio Favelli e Valentina Tebala, presidente di Catartica Care.
Poche parole per presentarvi. Cos’è Catartica Care, chi siete e da quando siete attivi nel territorio calabrese? Con quale mission?
Valentina Tebala «Catartica è un progetto culturale nato nel 2013 a Cataforìo (piccolo borgo della Vallata del Sant’Agata nella provincia reggina) come collettivo informale di musicisti, artisti, storici e critici d’arte. Dal 2016 siamo un’associazione culturale no profit che si pone l’obiettivo di attivare nuove riflessioni tramite i linguaggi artistici contemporanei per stimolare una conoscenza attiva su varie sfaccettature, sociali e culturali, in primis legate al territorio d’appartenenza. La nostra base operativa rimane Cataforìo, riuscendo a coinvolgere gli abitanti del paese che ci aprono sempre molto volentieri le case e gli spazi ormai abbandonati (effetto dello spopolamento che colpisce i piccoli centri) per realizzare mostre, workshop, incontri e proiezioni, ma non ci poniamo confini d’azione territoriali».
Flavio Favelli, Panorama è il titolo del wall painting che sarà oggi presentato al pubblico di Reggio Calabria. Vuoi raccontarci a quale fatto è ispirato e qual è stata la tua esperienza personale a riguardo?
Flavio Favelli «Mia madre mi portò a vederli a Firenze nel 1981 e sui francobolli; sono fra i pochi dittici, cioè due pezzi diversi uniti fra loro che ne fanno una coppia, che forse ben rappresenta una specie di equilibrio, sono due santi inediti, caso più unico che raro di antichità diventata realtà. Forse nessuna città vanta questo uso così intenso su delle opere d’arte (non a caso qualche anno fa è uscito proprio un libro sulla questione che però ha il limite di ospitare testi che alla fine non vanno in fondo alla faccenda). Il fenomeno dei Bronzi è fondamentale per capire la Calabria e il Meridione e quindi è compito dell’artista operare, in ambito pubblico, sulle questioni complicate. Anche se li avrei lasciati in fondo al mare».
Questo non è il primo murale che realizzi in Calabria. Cosa ti attrae di questo territorio e cosa, a tuo parere, è cambiato in ambito culturale dopo la scoperta dei Bronzi? Siamo rimasti nel dubbio espresso dal giornalista negli anni Ottanta, indeciso nel considerare le code fuori dai Musei sintomo di un risveglio culturale o di un divismo analfabeta?
Flavio Favelli «La Calabria è un fermo immagine, a volte raffinato a volte selvatico, che partecipa, non saprei in fondo perché (insieme alla Sicilia e non alle Puglie ad esempio) al mio immaginario personale. Fa parte del Viaggio in Italia che mi fece fare mia madre quando ero bambino e siccome si rivelò un’esperienza ambigua, come lo è l’idea di turismo e di viaggio anche colto, l’ambiguità genera sempre riflessioni profonde. Non so se sia cambiato qualcosa, ma il lavorare e vivere in qualche modo dei momenti in questo territorio ai confini dell’Europa per me è ricostituente. Alla fine non so se la scoperta dei Bronzi sia stata positiva, ho forti dubbi, forse non ci voleva proprio scoprire due belli come dei».
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