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C’è Frieze a rubare la scena del mercato, sotto il cielo autunnale di Londra (qui il racconto della preview, tra Frieze Masters e Frieze London). Ci sono le altre fiere, le “collaterali”, da 1-54 a PAD London (ve ne parlavamo in questo articolo). E non mancano le mostre sparpagliate in altrettante gallerie della Smoke City, da visitare nel weekend affollato di Frieze. Ecco la nostra guida, da Nicolas Party a Christopher Wool.
Hauser & Wirth
Doppia mostra da non perdere da Hauser & Wirth. Si parte con Nicolas Party, è la sua prima personale nella sede londinese della mega galleria: dipingendo nuovi paesaggi arborei e ritratti a pastello, il percorso sfida le convenzioni della pittura figurativa attraverso lo stile inconfondibile di Party. Non una semplice esposizione delle sue opere e dei suoi volumi: Party è noto per creare ambienti, vere e proprie atmosfere, o «opere totali», incorporando interventi architettonici ed estendendo la tavolozza dei suoi dipinti anche alle pareti della galleria; è il caso della mostra londinese, dove le pareti sono enfatizzate da un blu intenso e da archi che incorniciano le opere. Le coordinate: Savile Row, North Gallery, dal 14 ottobre al 20 dicembre.
Seconda mostra negli spazi della galleria. L’artista spagnola Cristina Iglesias presenta tre nuove opere in bronzo di grandi dimensioni appartenenti alla serie Littoral (Meteorite lunare) dell’artista. Fondendo l’elemento artificiale con quello organico (l’acqua è un elemento significativo nella pratica di Iglesias fin dai primi anni 2000), Iglesias stabilisce connessioni con i processi geologici. E conferisce un’aura ultraterrena a tutta l’esposizione facendo riferimento ai meteoriti lunari, rocce provenienti dalla Luna che successivamente atterrano sulla Terra. S’intitola The Shore la mostra, ed è visitabile dal 14 ottobre al 20 dicembre, South Gallery.
David Zwirner
Corpi spettrali che emergono dal buio, palette verde, viola, blu notte. The Absence That We Are è la prima mostra dedicata a Victor Man da David Zwirner, e indaga la ricerca di Man sulla pittura come atto di occultamento e, insieme, di rivelazione. Assenza e presenza. Ombre e luci. Ma già il titolo, preso in prestito da un verso delle Elegie Duinesi di Rainer Maria Rilke, definisce il vuoto non come semplice assenza, ma come presenza attiva, ciò che rimane dopo che il significato si è ritirato. «Lo spettatore è lasciato a vivere l’intervallo tra gesto e significato, tra ciò che vediamo e ciò che si ritrae. Nel momento attuale, dove il visibile spesso travolge, il rifiuto dell’Uomo di rivelarsi appare quasi radicale. Non si occupa di narrazione o confessione, ma di atmosfera, ambiguità e tempo lento. Questi sono dipinti con cui vivere, non da spiegare: silenziosi compagni degli interni più oscuri del pensiero. Attraverso la loro immobilità, parlano».

Pace Gallery
É preciso não ter medo de criar è il titolo della prima mostra personale nel Regno Unito dell’artista Sonia Gomes – che nel 2024, alla Biennale di Venezia, esponeva le sue opere nell’ambito del Padiglione della Santa Sede. E ora eccola a Londra: da Pace, dal 14 ottobre al 15 novembre, la mostra a cura di Paulo Miyada presenta opere inedite, tra cui i pendenti e le torsioni più rappresentativi dell’artista, accanto a dipinti e nuove esplorazioni scultoree in bronzo. Un’importante nuova opera inclusa nella mostra, intitolata Tereza (2025), fonde un gruppo di opere pendenti di Gomes, mai realizzate prima, in un’unica forma imponente. Sospesa al soffitto e serpeggiante attraverso lo spazio espositivo, questa scultura possiede una qualità vitale e organica. Nel gergo carcerario portoghese brasiliano, tereza si riferisce alle corde improvvisate utilizzate nei tentativi di fuga, spesso ricavate da lenzuola e altri tessuti legati insieme. Le opere sospese di Gomes, come questa, incarnano le implicazioni liberatorie del termine, consentendo ai loro resti tessili – portatori di memoria collettiva.
Ronchini Gallery
Si intitola Flourish la mostra inaugurale di Ronchini nel suo nuovo spazio di Conduit Street. E vede la partecipazione di quattro artiste da tre continenti, Michele Fletcher, Connie Harrison, Shuang Jiang e Shara Mays, le cui opere esplorano astrazioni gestuali e barocche, permeate da sfumature floreali e ispirate al paesaggio. «Ogni dipinto di Flourish», rivela una nota della gallria, «pulsa di intensità emotiva e complessità stratificata, attingendo al paesaggio e al segno espressivo per creare composizioni lussureggianti ed evocative. Ogni artista porta una prospettiva distinta, eppure insieme le loro opere dialogano in un linguaggio di movimento, trasformazione e metamorfosi. Flourish celebra questa sensibilità condivisa, un linguaggio visivo esuberante che appare al tempo stesso istintivo e ornamentale, radicato nel mondo naturale ma che lo trascende attraverso l’astrazione».

Mazzoleni
Da Mazzoleni va in scena Albisola: Una stagione di artisti, lin programma dal 14 ottobre al 19 dicembre 2025. Una vera e propria celebrazione della ricca eredità artistica di Albisola, la cittadina ligure che divenne un crogiolo di sperimentazione, collaborazione e innovazione ceramica nel dopoguerra. Da Baj a Capogrossi, da Crippa a Fontana, e poi Jorn, Lam, Manzoni e Scanavino: in vista delle celebrazioni per il 40° anniversario della galleria nel 2026, l’esposizione esplora i legami personali e storici tra Albisola e la famiglia Mazzoleni. Era la fine degli anni ’60 quando Giovanni e Anna Pia la visitarono per la prima volta, erano attratti dalla sua vitalità culturale e dal celebre Lungomare degli Artisti – un chilometro di mosaici realizzati da artisti italiani e internazionali. Le visite divennero più frequenti nei primi anni Settanta, quando instaurarono una stretta amicizia con Wifredo Lam, presente ad Albisola dagli anni Cinquanta. Ora un altro ritorno ad Albisola, ma a Londra. Nella settimana calda di Frieze.
Sprüth Magers
«Ho sempre saputo che sarei arrivata al punto in cui avrei dovuto occuparmi della casa come soggetto», rivela Kaari Upson. Ed ecco la mostra da Sprüth Magers. Dai suoi primi lavori, da The Larry Project alle serie successive tratte dagli oggetti della sua casa d’infanzia a San Bernardino, in California, l’artista, ormai scomparsa, ha approfondito le profonde connessioni tra le persone e il loro ambiente domestico, sia fisicamente che psicologicamente, e attraverso le generazioni familiari. In lattice, silicone, carboncino, carta e video, il corpo e le sue tracce si dissolvono negli oggetti e nell’architettura della casa, per poi riapparire come frammenti e presenze inquietanti che riverberano nelle forme dense di Upson. A Londra, dal 17 settembre-1° novembre.

Victoria Miro
Due le mostre da Victoria Miro. C’è, dal 26 settembre al 1° novembre, la sesta personale di Stan Douglas presso la galleria, che presenta la prima europea dell’installazione video multicanale dell’artista canadese, Birth of a Nation (che si confronta con il film del 1915 di D.W. Griffith, The Birth of a Nation), e opere di una nuova serie fotografica, The Enemy of All Mankind: Nine Scenes from John Gay’s Polly. Ciascuna di queste opere, pur traendo spunto da riferimenti storici, affronta una serie di temi quali razza, classe e genere, che rimangono di grande attualità anche oggi. E c’è, in contemporanea, al 16 di Wharf Road, Incantations, una mostra di nuovi dipintidi di Kudzanai-Violet Hwami (che combinano frammenti visivi provenienti da molteplici fonti, come immagini online e d’archivio, e fotografie personali) concepiti in dialogo con una serie di vinili fotografici murali. «Ho cercato di mantenere in primo piano l’idea di frammentazione», spiega l’artista. «Tutto affonda le sue radici nell’estasi, non nella distrazione. Una disgregazione di sistemi ereditati: religione, identità, genere e corpo».
Gagosian
Chiude il tour Christopher Wool nella sede di Gagosian di Grosvenor Hill, a Londra. Con oltre cinquanta opere su carta, sculture e stampe del periodo più recente della sua carriera, si tratta della più ampia presentazione del lavoro di Wool a Londra da molti anni, nonché la terza con la galleria. A emergere è l’essenziale interconnessione delle pratiche dell’artista, in cui continua a confrontarsi con i limiti dell’astrazione. Per Wool, processo e soggetto vanno di pari passo. La gamma di processi impiegati in ciascuna delle opere su carta multistrato di Wool rivela la straordinaria ampiezza delle sue strategie artistiche. E lascia volutamente visibili i dettagli dei processi, come le saldature, per sottolineare la qualità artigianale delle sue opere.














