20 settembre 2023

L’opera di Christo e Jeanne Claude per l’Arco di Trionfo di Parigi sarà riciclata

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Il materiale usato per l’impacchettamento dell’Arco di Trionfo di Parigi, tra cui 25mila metri quadati di tessuto e 3 chilometri di corde, sarà riciclato per le Olimpiadi del 2024

christo arco trionfo
L’Arc de Triomphe empaqueté, foto di Michèle Humbert

I materiali usati per la monumentale installazione di Christo e Jeanne Claude per l’Arco di Trionfo di Parigi verranno riciclati per le prossime Olimpiadi e Paralimpiadi, che si terranno nella capitale francese nel 2024. Ad annunciarlo, il sindaco Anne Hildago che, in una nota diffusa alla stampa, ha specificato che le strutture, i tendaggi e le corde dell’opera d’arte saranno utilizzati anche per altri grandi eventi. «Questo è un ottimo esempio della capacità del mondo dell’arte di adattarsi alle sfide climatiche», ha aggiunto Hidalgo.

Wrapped, l’opera pensata per l’Arc de Triomphe, fu presentata nel 2021, un anno dopo la scomparsa di Christo che, deceduto nel maggio 2020, aveva però preparato con la massima cura il progetto. «Sarà come un oggetto vivente che si animerà col vento e rifletterà la luce. Le pieghe si muoveranno, la superficie del monumento diventerà sensuale. Le persone vorranno toccare l’Arc di Trionfo», spiegava Christo.

A gestire il progetto sarà l’organizzazione ambientalista Parley for the Oceans, che si occuperà di riciclare circa 25mila metri quadrati di polipropilene blu e poco più di tre chilometri di corde. Le sottostrutture in legno e acciaio sono già state riutilizzate rispettivamente dalla cooperativa di falegnameria Les Charpentiers de Paris e dai produttori di acciaio ArcelorMittal e Derichebourg Environnement.

Il progetto riflette «Una nuova economia in cui le pratiche commerciali dannose, tossiche e di sfruttamento sono una reliquia del passato», ha dichiarato Cyrill Gutsch, fondatore e amministratore delegato di Parley for Oceans, associazione che già ha avuto modo di lavorare a stretto contatto con l’arte contemporanea. Come nel caso dell’Underwater Pavilions un’installazione di Doug Aitken, presentata in collaborazione con il MOCA – Museum of Contemporary Art di Los Angeles. L’opera è composta da tre forme geometriche specchianti che galleggiano sotto la superficie del mare a Catalina Island, in California. Parley for Oceans ha collaborato anche con brand di moda, come Adidas e Dior.

Gli interventi di Christo e Jeanne Claude, diffusi in tutto il mondo e in scale diverse, hanno cambiato radicalmente il modo di intendere non solo le installazioni pubbliche – peraltro adottando sempre il principio del crowdfunding e senza alcun contributo pubblico – ma anche il concetto stesso di monumentalità. Iconiche pur se profondamente anti-iconiche, minimaliste ma di forte impatto, le loro opere sono state sottoposte a diverse critiche per il loro impatto ambientale diretto e indiretto. Fu il caso del progetto Over the River per il fiume Arkansas in Colorado ma anche nella stessa Parigi, con la copertura del Pont Neuf.

Ma le opere di Christo e Jeanne Claude venivano spesso assemblate con l’intento di venire smontate facilmente e trasformate in qualcos’altro. Come successe per Floating Piers, la passerella di 3,5 km sul Lago d’Iseo, in Italia, che poteva ospitare quasi 18mila persone contemporaneamente e che costò 15 milioni di euro, tutti provenienti dalla vendita delle opere dell’artista. La struttura fu successivamente riciclata dall’azienda tedesca Al-tex per produrre feltro agugliato e materiale per anelli da equitazione.

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