19 gennaio 2022

Maura Banfo, Il mio Spazio Mare – Riccardo Costantini Contemporary

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Tutto il lavoro di Maura Banfo è come la cristallizzazione di una riflessione. La sua ricerca è una pratica in cui costantemente l’artista insegue una sintesi irraggiungibile

Maura Banfo, 1. Il mio spazio mare, 2021, stampa fotografica, cm 20x30, courtesy l'artista

“Il Mio Spazio Mare” è la mostra personale di Maura Banfo alla galleria Riccardo Costantini Contemporary di Torino, città in cui l’artista vive e lavora. Sempre operativa in progetti, collaborazioni e residenze Maura predilige, dell’attività di artista, la fase dedicata alla ricerca, è quindi spesso in viaggio in Italia e all’estero. Prima della pandemia la Banfo, infatti, si trovava impegnata nel progetto di residenze Grand Tour en Italie, incluso tra gli eventi collaterali di Manifesta 12. È probabilmente da qui che prende corpo “Il Mio Spazio Mare”.

Il mio spazio mare, vista dell’allestimento

Maura Banfo definisce la sua mostra una Wunderkammer. “Con il primo lockdown mi sono trovata nell’impossibilità di ripartire per due nuove residenze, una a Napoli e l’altra a Cannes. Ho cercato intorno a me tutto ciò che avevo raccolto negli anni dei miei contatti con il mare, in attesa di poterci ritornare. In questo limbo ho costruito delle piccole wunderkammer: come delle scatole magiche che racchiudessero il mio spazio di attesa”.
Si entra in galleria ed una sequenza di fotografie sono esposte con un ritmo a tratti inusuale… in effetti alcune di esse occupano spazi improbabili, come la piccola foto di calle bianche di fianco ad una finestra, posta in alto, ben più in alto della linea dello sguardo. O i disegni ad inchiostro realizzati con le piume dei gabbiani la cui sequenza sembra ad un certo punto esplodere. C’è poi una consolle su cui sono appoggiati dei taccuini: piccoli libricini che fanno eco agli appunti ed alla catalogazione del collezionista, ma che riportano invece eleganti macchie d’oro. Le foto stesse non sono immagini di un’estetica dal messaggio compiuto. Sono piuttosto la cristallizzazione di un appunto. Conchiglie, fiori, vecchie foto, coralli e sassolini, tutti sono raccolti in piccole composizioni che, formando altrettante scatole dell’ideale wunderkammer dell’artista, vengono immobilizzate dallo scatto fotografico; la fotografia è funzionale alla raccolta, alla catalogazione, al fermare un momento nel tempo… così da poter poi continuare nella ricerca, andare avanti con la propria collezione, con le intime riflessioni che la contemplazione degli amati oggetti accumulati sa suscitare.

Maura Banfo, Sea Flower, 2021, stampa fotografica, cm 24×18

Mara Banfo ha trasformato il momento del lockdown prima in una intima riflessione e poi in un’occasione di apertura. Lo ha reso un’opportunità di scambio, non solo tra sé ed il mondo – inaccessibile durante la chiusura pandemica – ma anche di ascolto ed inclusione tra sé e l’altro. Le sue immagini sono proposte nelle quali ognuno è invitato a percorrere il sentiero che preferisce in base alle proprie suggestioni. Certo il tema è univoco, ma il mare è forse in assoluto l’elemento che più di ogni altro rimane neutro. Nel suo invito ad una contemplazione universale, in esso ognuno può rispecchiare la parte più peculiare di sé stesso.
Ed è per questo che nella wunderkammer di Maura Banfo alcuni spazi rimangono vuoti… come se, nel momento della selezione, all’interno di una ipotetica stanza delle meraviglie, carica di pezzi rari in ogni suo centimetro, l’artista e la curatrice Olga Gambari avessero compiuto una scelta. Operando per sottrazione hanno fatto sì che i vuoti esprimessero il valore di una sospensione. Perché comunicazione è parola, ma anche silenzio, trasmissione di sé e contemporaneamente ascolto dell’altro…

Maura Banfo, Alchemy, 2021, stampa fotografica, cm 73×49

Tutto il lavoro di Maura Banfo è come la cristallizzazione di una riflessione. La sua ricerca è piuttosto una pratica in cui costantemente l’artista insegue una sintesi che sa di non poter mai raggiungere. La Banfo utilizza prevalentemente la fotografia e la scultura come media, proprio perché le offrono la possibilità di fissare una sequenza di appunti. La sua pratica potrebbe essere accostata ad una privata performance di cui ci offre, di tanto in tanto, documentazioni ed annotazioni ed i suoi media cercano l’immutabilità di un appunto universale. Le sue fotografie bloccano nella bidimensionalità la tridimensionalità dello spazio scegliendo quell’attimo che ferma il flusso del tempo. Mentre, all’opposto, le sue sculture rendono tridimensionale ciò che di più immateriale impegna lo scibile umano: l’archetipo (vedi la lunga serie di Nidi realizzati a partire dal 2008). La mostra, inaugurata il 26 ottobre 2021, prosegue a Torino fino al 22 gennaio 2022 alla galleria Riccardo Costantini Contemporary ed è accompagnata da un catalogo con testo della curatrice Olga Gambari.

Sirio Schiano Lo Moriello

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