23 settembre 2025

Nel 2026 aprirà una grande mostra di Marina Abramovic alle Gallerie dell’Accademia di Venezia

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Nel 2026, le Gallerie dell’Accademia di Venezia ospiteranno una grande mostra di Marina Abramovic: opere storiche e recenti in dialogo con il Rinascimento. L'esposizione farà tappa anche a Roma

Transforming Energy di Marina Abramovic al Modern Art Museum (MAM) Shanghai; Credit: Yu Jieyu

Le Gallerie dell’Accademia di Venezia dedicheranno una grande mostra a Marina Abramovic, che inaugurerà il 6 maggio 2026, in occasione della 61ma Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Visitabile fino al 19 ottobre 2026 e intitolata Transforming Energy, l’esposizione proporrà un confronto tra la ricerca performativa dell’artista serba e le opere rinascimentali che, conservate nelle sale del museo, hanno plasmato l’identità culturale della città lagunare. Dopo Venezia, la mostra sarà presentata anche alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.

Il progetto, curato da Shai Baitel in collaborazione con Abramovic, utilizzerà in modo esteso sia gli spazi riservati alla collezione permanente che quelli dedicati agli allestimenti temporanei, in una scelta inedita per l’istituzione. Al centro dell’esposizione, i Transitory Objects, strutture in pietra e cristalli come quarzo e ametista, che richiamano la tradizione del mosaico e del vetro e con le quali i visitatori saranno invitati a interagire. Uno dei focus più rilevanti sarà l’accostamento tra Pietà (with Ulay) del 1983 e la Pietà di Tiziano, dipinto incompiuto e terminato da Palma il Giovane nel 1576. Saranno inoltre presentate diverse opere storiche come Rhythm 0, Imponderabilia, Light/Dark, Carrying the Skeleton e, in particolare, Balkan Baroque, lavoro che Abramovic portò alla Biennale di Venezia del 1997 e che le valse il Leone d’Oro.

Transforming Energy di Marina Abramovic al Modern Art Museum (MAM) Shanghai; Credit: Yu Jieyu

La nuova mostra di Marina Abramovic alle Gallerie dell’Accademia si colloca quindi in una storia di ritorni che hanno progressivamente intrecciato la sua ricerca con Venezia: nel 2011 prese parte a Personal Structures a Palazzo Bembo e al Padiglione del Montenegro, nel 2017 presentò la serie The Kitchen allo Zuecca Project Space e parteciperò a una collettiva a Palazzo Fortuny, dove furono esposte le sue opere di pietra e cristallo. Ma la relazione con la città è iniziata molto prima.

«Avevo 14 anni quando mia madre mi portò per la prima volta alla Biennale di Venezia», ha raccontato l’artista, nata il 30 novembre 1946. «Viaggiammo in treno da Belgrado e, quando uscii dalla stazione e vidi Venezia per la prima volta, iniziai a piangere. Era così incredibilmente bella — niente di simile a ciò che avevo mai visto», ha continuato Abramovic che ha spiegato come «Da allora, tornare a Venezia è diventata una tradizione e, dopo aver ricevuto il Leone d’Oro nel 1997, la città ha sempre occupato un posto speciale nella mia vita». «Ora, mentre mi preparo a celebrare i miei 80 anni, torno per una ragione ancora più significativa: essere la prima artista donna a presentare una mostra che si sviluppa lungo il percorso espositivo delle Gallerie dell’Accademia, compresa la collezione permanente, con Transforming Energy. È un onore profondo e sono profondamente commossa da questa opportunità», ha concluso Abramovic.

Marina Abramovic. Foto di Clara Melchiorre

«L’apertura delle Gallerie dell’Accademia di Venezia al contemporaneo, in concomitanza con la Biennale Internazionale d’Arte, è ormai diventata un appuntamento fisso e molto atteso», ha affermato Giulio Manieri Elia, dal 2019 Direttore delle Gallerie dell’Accademia. «Il museo rinnova così il suo stimolante dialogo tra arte antica e moderna. Mario Mertz, Philip Guston, Georg Baselitz, Anish Kapoor e Willem De Kooning sono stati i protagonisti delle precedenti edizioni, e siamo particolarmente onorati e felici che sia ora la volta di Marina Abramović, la prima artista donna insignita del Leone d’Oro dalla Biennale di Venezia nel 1997. In questa occasione torna, con nuove opere e lavori iconici, per celebrare i suoi 80 anni alle Gallerie dell’Accademia».

«Si tratta di un momento di trasformazione – non solo per le Gallerie dell’Accademia, ma per il ruolo che i musei possono svolgere in futuro», ha dichiarato Baitel, curatore e imprenditore culturale classe 1975, originario di Nazareth, direttore artistico del Modern Art Museum di Shanghai, museo che ha già ospitato la mostra di Abramovic tra il 2024 e il 2025. «Inserire l’opera di Marina Abramovic nella collezione permanente mette in dialogo diretto passato e presente, invitando il pubblico a vivere quello spazio con i propri corpi», ha continuato Baitel che, tra l’altro, è anche cofondatore e direttore di Mana Contemporary, centro artistico con base a Jersey City, negli Stati Uniti.

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