09 marzo 2025

Non c’è spazio per il vuoto nella mostra di Diane Dal-Pra

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Nella sede milanese di MASSIMODECARLO, l'artista francese si interroga su pause, silenzi e vuoti e li trasforma nei soggetti principali delle sue tele

massimodecarlo Diane Dal-Pra
MASSIMODECARLO, DIANE DAL-PRA

Fino al 22 marzo, MASSIMODECARLO ospita a Milano No Room for Emptiness, la prima personale italiana di Diane Dal-Pra. Nata nel 1991 a Périgueux, vive e lavora a Parigi; nel 2024 ha presentato Le jour des peintres al Musée d’Orsay e la mostra solista Inside the Folds al Yuz Museum di Shanghai, oltre a Paul Rousteau, «Paul, les peintres et la plage» a Villa Noailles. Altre esposizioni significative includono Remaining Parts (Galerie Derouillon, Parigi, 2022), Private Ceremonies (Massimo De Carlo, Londra, 2022), Of Course You Are (Cob Gallery, Londra, 2020) e ACS x Palazzo Monti (Brescia, 2019).

Il titolo di questa mostra sembra suggerire una negazione del vuoto, ma le opere esposte rivelano una complessità che va oltre questa semplice interpretazione. Infatti, nelle sale di Palazzo Corbellini Wassermann, la pittrice non cerca solo di riempire lo spazio che ha a disposizione, ma vuole interrogarsi sulla sua natura.

MASSIMODECARLO, DIANE DAL-PRA

Nel dipinto da cui la mostra prende il titolo, il vuoto diventa un motivo drappeggiato presente nelle pause, tra le pieghe e negli spazi negativi dove le storie prendono forma. Una ciocca di capelli che si intravede tra le lenzuola e il cuscino, una lettera lasciata lì prima di addormentarsi. Di fianco a No Room for Emptiness, l’opera Bonds and Tension rappresenta in maniera quasi didascalica questo concetto. L’assenza passa dal suo stato intangibile e diviene componente stessa del dipinto, mostrandosi nel suo intervallo.

Allo stesso modo, dipinti come Eternal Interval e Fragile Interstice raccontano la transitorietà e la trasformazione, suggerendo come il vuoto possa essere percepito come il nuovo soggetto, piuttosto che una mancanza. Le figure rappresentate e le texture pastello sembrano surrealisticamente fondersi tra loro. Questa instabilità formale richiama il pensiero del filosofo francese Gilles Deleuze, quando nel suo saggio La piega. Leibeniz e il barocco (1989) descrive il concetto di piega infinita, dove la materia è in costante trasformazione e mai definitivamente stabile; un’idea che si riflette nelle poesie di Mallarmé, nella musica di Boulez e, oggi, nella pittura di Dal-Pra.

MASSIMODECARLO, DIANE DAL-PRA

La meticolosa attenzione ai dettagli, come il peso millesimale di un tessuto drappeggiato, o la quiete della pelle a contatto con la stoffa, conferisce ai grandi dipinti una profondità tattile e sensoriale che potrebbe a volte ricordare il nostro Domenico Gnoli. Dal canto loro, gli spazi della nota galleria milanese accolgono queste opere in ambienti che ne amplificano l’enigmatica natura, in un dialogo che conferisce alle stanze un velo di sospensione, un’eco che si insinua tra le pieghe delle tele e quelle dell’architettura. Restano pochi giorni per vedere le opere di Diane Dal-Pra, l’appuntamento è in via Lombardia 9.

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