20 marzo 2024

Omar Galliani e Antonello da Messina: l’Ecce homo a confronto con l’umanità

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Negli spazi del Collegio Alberoni di Piacenza, due versioni dell’Ecce Homo di Antonello da Messina e Omar Galliani dialogano a distanza di secoli, per una riflessione senza tempo sull’umanità

Sui tuoi passi di Omar Galliani nella cornice che ha ospitato l'Ecce Homo di Antonello da Messina nel '900. Ph. Carlo Pagani

A Piacenza, l’Appartamento del Cardinale del Collegio Alberoni ospita l’intensa e inedita inventio del Cristo di spalle, soggetto dell’opera Sui tuoi passi, ideata da Omar Galliani appositamente per l’occasione e destinata a un profondo e intimo confronto con un capolavoro dell’arte mondiale già custodito dalla galleria piacentina, l’Ecce homo di Antonello da Messina. La fortuna di aver avuto docenti che lo appassionassero anche ai materiali dell’arte ha contribuito all’importanza che Galliani dà anche al processo della creazione. Dell’opera Sui tuoi passi – cuore dell’esposizione – sono infatti visibili anche il disegno preparatorio e lo spolvero su carta velina nella sala delle mostre della Galleria Alberoni, dove sono ospitate opere dell’artista che trattano il tema della Passione di Cristo. Non è quindi un caso che il racconto della genesi di questa iconografia parta dalla scelta del materiale, una tavola anch’essa quattrocentesca, e della tecnica, la tempera grassa che ha distinto Antonello da Messina dai suoi contemporanei.

Anche la scelta della cornice non è casuale. L’opera di Galliani è ospitata nella stessa cornice che per 100 anni – dal 1902 fino al 2002 – è stata occupata proprio dall’Ecce homo di Antonello. La cornice dove oggi vediamo il Cristo di spalle era stata realizzata in occasione di una mostra di arte sacra del 1902 e da quel momento è entrata a far parte della storia di questo capolavoro, quindi la scelta di conservarla anche dopo aver portato a termine la propria funzione. Lasciata a dialogare con ciò che un tempo ospitava, è stata proprio questa cornice vuota a colpire Galliani e innescare una nuova riflessione.

Veduta della mostra Silenzio, l’enigma del verso, Galleria Alberoni, Piacenza, 2024

Oltre ai punti di continuità, le differenze sono numerose tra le due tavole. L’inventio di Omar Galliani ci priva dell’analisi psicologica di un volto, cosa che rende il Cristo di Antonello da Messina incredibilmente intenso. Nonostante ci venga negata la lettura degli occhi e dell’espressione dolente, nel Cristo di spalle è il gesto inatteso, provocatorio, che ci chiama in causa e che ci porta alla riflessione. Del Cristo di Antonello è rimasto il rossiccio dei capelli, a noi non più visibile perché vittima del tempo che lo ha scurito. Le spalle del Cristo del Sui tuoi passi non sono segnate dalle frustate, la corona di spine rimane forse un ricordo del sacrificio che è stato fatto per l’umanità. Il perentorio “me pinxit” con cui Antonello rivendica la paternità del proprio Cristo è in Galliani sostituito dall’Alfa e l’Omega dell’Apocalisse di Giovanni. Perché Cristo è assoluto, atemporale, rappresenta «L’inizio e la a fine del cammino, inteso come meta finale», scrive Massimo Silvotti, direttore del Piccolo Museo della Poesia Chiesa di San Cristoforo, nel testo critico in catalogo. Questo Cristo è un mistero per chi lo osserva e nella penombra lo spettatore è chiamato a chiedersi se voltandoci le spalle si sta allontanando da noi o ci sta invitando a seguirlo.

In entrambe le tavole Cristo interroga l’umanità, ma «L’umanità di oggi – spiega Silvotti – è sempre più egocentrica e imperniata di indifferenza. Viviamo in un momento in cui il genere umano affronta una crisi del termine stesso di umanità». Il Cristo dell’artista messinese guarda all’umanità con disperazione e si chiede se mai riuscirà a salvarla. Non ci sono concesse letture certe dal Cristo di Galliani, che ci volta le spalle «Come se provasse un senso di rifiuto verso il male e la violenza, ma anche l’indifferenza degli uomini», scrive Elena Pontiggia in catalogo.

Omar Galliani, Sui tuoi passi – Antonello da Messina, Ecce Homo o Cristo alla colonna. Ph. Carlo Pagani

Silenzio. L’enigma del verso – continua Padre Erminio Antonello – è una mostra «Che userà tutte le possibilità dell’emotività umana. Oggigiorno siamo ormai abituati a vivere seguendo un razionalismo esasperato, che ci impedisce di essere capaci di leggere la vita, di comprendere la sua energia affettiva». L’arte – così come la musica e la poesia -, ci aiutano a “uscire dal narcisismo eccessivo in cui ci ha immersi la società tecnica, ci aiuta ad alzare lo sguardo”, per raggiungere quella dimensione che si trova oltre e per cui siamo fatti, verso cui questo Cristo di spalle rivolto verso le stelle forse ci può condurre. Il Cristo di spalle di Omar Galliani non ci offrirà delle risposte, ma è lì per continuare a interrogarci, perché «Laddove la razionalità sta fallendo, l’irrazionalità dell’arte può indicarci una via importante».

Omar Galliani, Pathos, 1977, matita su carta e collage, 156×107 cm. Ph. Luca Trascinelli

L’inaugurazione della mostra si terrà il 23 marzo presso la Sala degli Arazzi del Collegio Alberoni a Piacenza alle ore 17 e ospiterà gli interventi di Massimo Silvotti, Giorgio Braghieri, Padre Nicola Albanesi, Mons. Adriano Cevolotto, Padre Erminio Antonello, Elena Pontiggia, Giovanni Gazzaneo e Omar Galliani. Segue alle 21, per festeggiare il 60° compleanno della Galleria Alberoni, il concerto Beethoven 5/5 della Monferrato Classic Orchestra, con la pianista Sabrina Lanzi. Il progetto, a cura di Massimo Silvotti, Umberto Fornasari e Padre Erminio Antonello, è promosso da Collegio Alberoni – Opera Pia Alberoni e Piccolo Museo della Poesia Chiesa di San Cristoforo.

La mostra è realizzata in collaborazione con il Comune di Piacenza e Fondazione Crocevia, il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, in quanto evento speciale della prima Biennale Italiana di Poesia fra le Arti, e della Diocesi di Piacenza-Bobbio. Il progetto è realizzato con il sostegno di Fondazione Donatella Ronconi ed Enrica Prati e Steriltom srl e il supporto di Confindustria Piacenza, Sintic, Auxilium, Fondazione La Rocca.

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