20 settembre 2021

Parchi d’arte in Italia #3. Il Giardino dei Tarocchi

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«Il mio sogno è che le cose siano in strada, per chiunque, così che i bambini possano giocarci»: storia del Giardino dei Tarocchi, dopo le polemiche della scorsa estate

Giardino dei Tarocchi

Tra i parchi nati negli anni Ottanta sul territorio nazionale c’è anche il Giardino dei Tarocchi che, sebbene inaugurato nel 1998, venne concepito da Niki de Saint Phalle a partire dal 1979.
La peculiarità di questo luogo, a differenza di altri parchi d’arte (tra cui quelli di cui si è trattato in questa rubrica) è proprio quella di essere una grandiosa operazione ascrivibile all’autorialità e alla volontà di un’unica mente creatrice.
Non fu il primo parco ideato da Niki de Saint Phalle, questo tipo di intervento ha un precedente storico importante nella ricerca dell’artista: “Le paradise phantastique” è infatti il primo parco di sculture realizzato da Niki de Saint Phalle (in collaborazione con il compagno Jean Tinguely) nel 1967 e composto da 15 installazioni. Inizialmente esposto in occasione dell’Expo di Montreal, il parco, che è poi transitato per un anno (nel 1968) a Central Park a New York è oggi permanentemente installato presso il Moderna Museet di Stoccolma. Come riporta il catalogo della mostra “Niki de Saint Phalle. Structures for Life” al MOMA PS1, l’artista dichiarò: «Il mio sogno è che le cose siano in strada, per chiunque, così che i bambini possano giocarci».

Giardino dei Tarocchi

Arrivato a una decina d’anni di distanza il Giardino dei Tarocchi è ciò che può essere considerato il progetto della vita dell’artista, che lo ha portato avanti per ben 23 anni, fino alla morte sopraggiunta nel 2002. Si tratta di un luogo nato dalle suggestioni provenienti da siti come il Parc Güell di Antoni Gaudì e il Palais idéal du facteur Cheval di Ferdinand Cheval. Fu un’amica dell’artista, Marella Agnelli, a far sì che Niki de Saint Phalle avesse un terreno su cui realizzare il suo ambizioso progetto, che venne avviato nel 1979 (sebbene i primi modelli risalgano al 1978) sulla proprietà dei fratelli della Agnelli, Carlo e Nicola Caracciolo, in località Garavicchio a Capalbio.

Giardino dei Tarocchi

Le sculture architettoniche che popolano questo giardino sono ispirate agli arcani maggiori dei tarocchi attraverso cui, come scrive Ruba Katrib «le persone di qualsiasi età possono cercare il proprio significato», non esiste infatti un percorso predefinito, ma è possibile perdersi e ritrovarsi nei tanti sentieri che attraversano il terreno e collegano le sculture. Le prime a essere costruite nel 1980 furono le figure della Papessa e del Mago, ma la più iconica tra le architetture-sculture di questo luogo è senza dubbio l’Imperatrice-Sfinge. Posta in una posizione dominante rispetto al resto del parco, questa figura imponente e opulenta richiama alla memoria le Nanas, figure femminili tipiche della produzione artistica di Niki de Saint Phalle, nate a partire dagli anni Sessanta. All’interno di quest’opera (che ospitava la cucina in un seno e la camera da letto nell’altro) inoltre, l’artista visse per lunghi periodi nel corso della realizzazione del parco. Come scrisse lei stessa: «L’Imperatrice è la grande Dea. È la Regina del cielo. Al tempo stesso madre, puttana, emozione, magia sacra e civiltà. […] Ho vissuto per anni all’interno di questa madre protettiva».

Giardino dei Tarocchi, Sala dell’Imperatrice

Le sculture ispirate ai tarocchi all’interno del parco sono ventidue e partono appunto dal Mago e dalla Papessa per arrivare alla Luna. Sono opere grandiose, variopinte e in parte abitabili, realizzate in cemento armato e in molti casi ricoperte da superfici musive in ceramica, specchi e vetro. Queste installazioni incarnano perfettamente il mondo fantastico, colorato ma anche profondamente simbolico dell’artista.
L’intero parco è un’opera ambiziosa realizzata grazie alla partecipazione di svariati collaboratori, aiutanti, ceramisti e artisti (tra i quali c’è ancora una volta il compagno Tinguely) di cui Niki de Saint Phalle fu la guida e coi quali, come scrisse lei stessa, condivideva “un immenso entusiasmo per il giardino”. Sebbene, come si è detto, a differenza di altri parchi di sculture, composti dalle opere di molti artisti, questo è da considerare come un’unica grande opera, Niki de Saint Phalle nei suoi scritti tenne sempre a specificare il contributo e l’impegno di ognuna delle persone che presero parte all’impresa.

Giardino dei Tarocchi

La realizzazione del parco fu un’operazione complessa anche dal punto di vista economico, poiché venne autofinanziata. Questo progetto infatti venne realizzato anche attraverso un’attività di merchandising che Niki de Saint Phalle mise in atto creando e vendendo una linea di profumi.
La storia del Giardino dei Tarocchi dalla fine degli anni Settanta a oggi è attualmente proposta dalla rassegna “Il luogo dei sogni: il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle”, aperta a Capalbio fino al 3 novembre e divisa in due parti: a Palazzo Collacchioni si ripercorre, attraverso documentazione fotografica, video, sculture, collage e maquettes, la storia del giardino; mentre presso la galleria il Frantoio sono esposti alcuni lavori storici dell’artista.

Angela Maderna è Borsista di ricerca presso l’Università di Messina

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