-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Pensavo fosse un bad trip e invece era la realtà: None Collective da Cosmo
Arte contemporanea
«La regione che ci appare tramite la vista è da paragonare alla dimora dei prigionieri, la luce del fuoco che sta in essa alla potenza del sole; ponendo poi la salita quassù e la contemplazione quel che vi è quassù come l’ascesa dell’anima al luogo poetico non t’ingannerai sulla mia aspettativa, dal momento che vuoi conoscerla», Platone, Repubblica VII, 517b.
L’essenza della verità della visione arriva come una folgore di luce ampliata, abbagliante e intermittente, come un’avvolgenza acustica allarmante, elettrica e cavernosa, introiettata in una presenza corporea bloccata sulla soglia, impossibilitata a muoversi più in là di una ricerca di equilibrio, di un residuo di spazio convenzionale che abita una memoria costruita sull’esperienza, ormai inservibile retaggio di una sfera percettiva, visuale e auditiva, antecedente ad una rivelazione fisica della realtà: l’installazione site specific “Reality. Pensavo fosse un bad trip, invece era la realtà” di None Collective (Mauro Pace, Gregorio De Luca Comandini, Saverio Villirillo) negli spazi di Cosmo è un attraversamento cognitivo che spinge l’osservatore oltre la caverna, al di là di una metaforica dialettica di ombra e luce, conducendolo in una dimensione allucinativa e violenta che interroga il mondo sensibile nella sostanzialità della conoscenza esperibile, abbracciando miti della classicità dalla valenza paradigmatica e dal potere esplicativo di una condizione contemporanea.
L’esposizione si apre in una nebbia ancestrale dove la luce è sospensione spaziale e temporale, presenza inevitabile, brutale, infinita e totalizzante che manifesta l‘oggettività, consistenza e concretezza di una soggettività corporea formata nello spazio, trattenuta e al contempo ripetuta e mutata in istanti plurimi, impossibili da catturare, se non in barlumi improvvisi e repentini, per uno sguardo quasi privato da una cognizione indubbia del se’.
Ispirati dal mito della caverna di Platone il percorso è un iniziatico oltrepassare l’occultamento, un trarsi oltre un incatenamento interiore e indefinito, un combattimento delle illusioni verso un sole accecante, pungente e intermittente che ferisce, impaurisce e insieme ghermisce imponendosi e dispiegandosi come assoluto.
Dal traversare e il dischiudersi di ciò che modifica e smuove il campo della visione, la realtà si insinua lungo le incrinature di uno schermo, rivelando apparizioni fantasmatiche, accelerazioni e impeti elettrici, luminosità e illusorietà di una superficie frantumata, rispecchiante una profondità epifanica, fabulistica e onirica. Oggetto visuale e simultaneamente immagine di relazione, l’opera nella sua manifestazione inquieta, ma seducente, mostra l’iridescenza delle ombre, il confine e il limite trasfuso in un incantamento percettivo.
Come archetipo spaziale del mito, l’ultimo ambiente ritrova un approdo e un nucleo speleo al cui interno una scultura polifemica, al di là o contro il nomos, è sovrastata e sopraffatta da uno schermo sospeso. Attraversato da venature di reti neuronali sonore e luminescenti, il corpo monocolo adagiato a terra è succube di una vastità di immagini ipnotiche e stranianti, enigmatiche e impressive, incarnando un dramma connettivo e caoide che convoglia il mondo fenomenico in una conflagrazione di forme disperse e smembrate, di suoni e cromie a volte indistinte e tormentanti.
In un viaggio catabasico inverso, dallo schiudersi rivelativo alla grotta dell’indeterminazione dipendente e oppressiva, l’installazione di None Collective riflette sull’’irruzione della cognizione in un sistema di certezze apparentemente irreversibili, portando ad uno svelamento stordente e sospensivo.
La mostra sarà visitabile fino al 29 maggio 2022.