21 aprile 2022

Perché dare fuoco a un teatro, cosa, come, quando. Intervista ad Austin Camilleri

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A margine della sua mostra da Spaziu Kreattiv, a La Valletta, una conversazione con Austin Camilleri e le curatrici Irene Biolchini e Rosa Martinez

Malta da Spaziu Kreattiv. Rosa Martinez, insieme a Irene Biolchini, ha curato “LEIVA, Anger is a lazy form of grief”, prima personale dell’artista maltese Austin Camilleri nel suo paese dopo dieci anni. Una mostra che racconta il rapporto conflittuale dell’artista con l’isola. Si apre con il ritratto in bronzo del campione olimpico di nuoto in mare aperto Neil Agius, costellato dalla Ghosttrip series, una serie di foto a muro che raccontano delle barche di migranti disperse nello stesso mare. La seconda stanza ci riporta nello studio dell’artista, pieno di terrecotte e altre sculture, di prove e di errori. La terza stanza ospita un video del salvataggio immediato dell’equipaggio di un motoscafo da corsa che si ribalta in una baia maltese, insieme all’elica di una delle carrette del mare di Lampedusa, ricoperta d’oro.

L’ ultima stanza ospita il teatro bruciato che dà il titolo a questo articolo. Un video che racconta l’incendio del Teatro Reale di Malta, costruito dagli inglesi e bruciato dai bombardamenti italiani nella seconda guerra mondiale. Il modellino del teatro è stato costruito dall’artista e bruciato nel luogo in cui sorgeva il teatro. In dialogo con una stampa 1:1 della statua della Regina Vittoria nel centro di Malta, cancellata con inchiostro nero dall’artista. Parliamo qui di “Anger is a lazy form of grief”, la performance in cui Camilleri dà fuoco al modellino del teatro Reale.

Marcella Vanzo: Quando è successo?

Austin Camilleri: «La performance vera e propria ha avuto luogo la mattina presto, molto prima dell’alba. Erano i primi giorni di febbraio. Non sapevo che il mio gesto – da cane sciolto – di bruciare i simboli del potere, della cultura e dell’architettura sarebbe stato amplificato tre settimane dopo, ma in realtà è il potere che brucia le città degli underdog».

MV: Come è successo?

Camilleri: «C’è stata molta ricerca sul modello del teatro, ne abbiamo digitalizzato la pianta per creare un modello 1:40, l’intero volume è stato fresato in segmenti di abete svedese. Con il modellismo tradizionale abbiamo creato i dettagli e assemblato l’intero teatro meticolosamente, il lavoro per completarlo è stato una vera e propria preghiera. Poi una complessa rete di relazioni pubbliche e permessi per il rogo vero e proprio sul sito del teatro. Infine le riprese video».

MV: Cosa e dove?

Camilleri: «Quest’opera è stata un atto di co-creazione, dove tutto lo sforzo per arrivare, meticolosamente, ad un completamento viene disfatto da un gesto. Il controllo è limitato. L’unico potere è quello di capire quanto contenere gli effetti del fuoco. Il sito è esso stesso teatro della performance. Il cerchio qui si chiude.
E il video non è solo documentazione, ma un’opera in sé».

Irene Biolchini: Rosa, sottolineare il legame diretto con il teatro avete anche deciso di “aprire” una finestra sul teatro stesso. Quanto è stata rilevante la connessione tra i due nella tua visione curatoriale?

Martinez: «La connessione tra esterno e interno, tra spazio espositivo chiuso e spazio pubblico aperto è presente in tutta la mostra. Il nuotatore porta con sé il mare che ha attraversato; la serie Ghostrip ci collega con le rotte dei migranti; la stanza di terracotta con gli esperimenti scultorei di Austin ci collega sia con il suo studio a Gozo che con Leiva, la scultura pubblica finale in alluminio bianco a Palazzo Castellania. E la Regina Vittoria e il Teatro Reale parlano entrambi di architettura pubblica e scultura monumentale negli spazi urbani. Spazju Kreativ di solito tiene chiuse le finestre delle sale per utilizzare la maggiore parte delle pareti per esporre opere d’arte.  Quando ho saputo che il vero Teatro Reale poteva essere visto dalle finestre dello Spazju Kreativ ho insistito per aprire la finestra e aggiungere significato alla performance del fuoco di Austin, rafforzando ancora la connessione tra rappresentazione e realtà, tra l’azione artistica e l’elemento a cui si riferiva.
Poi ci siamo resi conto che la finestra aperta avrebbe portato troppa luce sul video e sulla maquette bruciata del teatro e abbiamo deciso di lasciarne aperta solo una piccola parte».

Biolchini: E come e perché questo teatro è collegato all’altro intervento nella Sala, la riproduzione del monumento della Regina Vittoria? 

Martinez: «Nella quarta sala sono presentate opere che si riferiscono a due grandi elementi dell’architettura pubblica e della scultura monumentale di Malta: La Regina Vittoria e il Teatro Reale. Entrambi si riferiscono al dominio britannico, ne esaltano i leader e i gli stili. L’artista decostruisce il loro significato agendo su di essi con i linguaggi internazionali della performance. Il potere del nero di far sparire qualcosa e l’uso del fuoco come elemento scultoreo sono gli elementi linguistici più rilevanti nelle due opere».

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