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Query: artisti under 36 per un progetto espositivo diffuso e instabile
Arte contemporanea
Query: l’instabilità del materiale è un progetto espositivo diffuso, tra i vincitori del bando Lazio Contemporaneo 2022, che vede la partnership di Hypermaremma. La manifestazione – dopo due anni di gestazione dovuti al cambiamento dell’amministrazione locale – ha esordito a settembre scorso, attivando una project room e un workshop ospitati al Museo Archeologico Guzman di Orbetello, oltre che con una performance tenutasi nell’area dove è situata Prospettiva Cielo, scultura monumentale di Mauro Staccioli.
La programmazione di Query, pensata per promuovere la ricerca di artiste e artisti under 36, raccordandola con quella di personalità appartenenti ad altre generazioni, è nata su iniziativa di Daniela Zannetti – cultural producer di Artisti in transito – ed è tuttora in corso a Frascati (RM). Nel borgo laziale sarà visitabile fino al 6 dicembre prossimo la collettiva dal titolo omonimo, Query: l’instabilità del materiale, a cura di Irene de Sanctis. La mostra si snoda tra il MUSA-Museo Archeologico delle Scuderie Aldobrandini, dove sono presenti i lavori di Caterina Ciuffetelli e Giuliana Cobalchini, che, durante la giornata d’apertura, hanno accompagnato la performance di Rossana Abritta, e lo spazio del MEC – Mercato Coperto Cittadino, dove sono allestite opere di Giulia Barone, Thomas Bentivoglio, Ivan Bossoni, Adele Cammarata, Edvige Cecconi Meloni, Luca Falessi, Livia Giuliani, Virginia Lorenzetti, Marianna Panagiotoudi, Katia Pugach.
Passando da un sede all’altra, ben si percepisce, nelle realizzazioni proposte, l’intenzione critica che alimenta l’evento. Difatti, come deducibile dalla sua denominazione (il termine “query”, in informatica, indica l’atto di interrogare un database), il nucleo tematico che sostanzia le fasi della rassegna corrisponde a un’interrogazione rivolta alla natura instabile della materia, nel suo configurarsi ora come oggetto e ora come soggetto di metodologie di estetizzazione. Allora, il progetto – come scrive la curatrice – richiama «Una trasformazione costante, un perenne cambiamento di stato, l’alterazione della materia e del pensiero per divenire altro da sé».
In visita, tale presupposto trova un primo compimento tra i reperti del MUSA, dove l’opera di Cobalchini dimostra una fluttuazione sensibile delle componenti in carta e il lavoro di Ciuffetelli, di cui si distingue la peculiare fattura materica, giunge a fare da eco, in parallelo, al gesto performativo qui già eseguito da Abritta, la quale lo ha indossato durante la sua azione.
Al MEC, la cui struttura concentrica ha consentito l’impostazione di un dettato espositivo delineato per offrire una pluralità di punti di vista, si nota come il concetto di instabilità venga tradotto in maniera eterogenea. In alcune circostanze, esso è restituito secondo cifre concrete, come in Falessi, Lorenzetti e Pugach, le cui opere comprendono materie organiche o effimere (pigmenti naturali, sabbia, fuliggine), oppure come in Giuliani, il lavoro della quale prevede il mutamento effettivo della proprie parti costitutive (elementi dell’opera possono essere fisicamente asportati, modificandola).
In altre circostanze, si rileva un’interpretazione simbolica del tema, laddove il riferimento all’instabilità è intercalato in operazioni dal carattere allusivo (icone alchemiche, allegorie, installazioni metaforiche), come per Barone, Bentivoglio, Bossoni, Cecconi Meloni, Panagiotoudi.
Infine, è d’interesse attestare che, pur a fronte di un contenuto condiviso, ogni interprete abbia espresso il proprio lessico individuale, tanto da porre la mostra in condizione di presentare una varietà di soluzioni tecniche, arrivando a risolvere la nozione prescelta in tutta la sua complessità, quindi nelle rispettive sfumature di divenire, metamorfosi, incertezza, caducità, fenomenico.