21 marzo 2024

Riflessioni su un’istituzione culturale: 15 anni d’amore per Kunsthalle Lissabon

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La Kunsthalle Lissabon celebra i primi 15 anni di attività con un ciclo di tre mostre: si parte da una collettiva curata da Alberta Romano, che ce ne parla attraverso una lettera d’amore

Lettera d’amore, 2024. La Chola Poblete, El dormitorio del pop andino, 2023. Cartazes, alcatifa, almofadas, som, 5:17 min. Kunsthalle Lissabon, Lisboa. Curadoria Alberta Romano. Projecto expositivo Carlos Bártolo. Foto: Bruno Lopes
Lettera d’amore, 2024. La Chola Poblete, El dormitorio del pop andino, 2023. Cartazes, alcatifa, almofadas, som, 5:17 min. Kunsthalle Lissabon, Lisboa. Curadoria Alberta Romano. Projecto expositivo Carlos Bártolo. Foto: Bruno Lopes

Aprì le porte per la prima volta nel 2009, precisamente il 3 luglio, con una mostra context specific di Nuno Sousa Vieira. Oggi, dopo circa 60 progetti espostivi di artisti come Mounira Al Solh, Wilfredo Prieto, Pilvi Takala, Haris Epaminonda, Jonathas de Andrade, Leonor Antunes, Petrit Halilaj, Laure Prouvost, Zheng Bo, e dopo un incalcolabile numero di attività, tra presentazioni di libri, proiezioni, edizioni, pubblicazioni, talk, laboratori per grandi e piccoli, la Kunsthalle Lissabon, a Lisbona, è considerata tra i centri più attivi nell’arte contemporanea a livello internazionale.

E a 15 anni, tre lustri trascorsi a pochi passi dal Tago, il fiume che nasce in Spagna, lambisce la capitale del Portogallo e sfocia nell’oceano, continua a interrogarsi sulla consistenza della propria forma, sulla ragion d’essere e di apparire di un’istituzione culturale che non sia chiusa in se stessa ma aperta al dialogo con un mondo che si riscrive continuamente e con rapidità.

 

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Giusto per dirne una, al 2016 risaliva la prima edizione di Arco Lisboa – fiera d’arte contemporanea sorella minore di quella più longeva che si tiene a Madrid – che venne salutata come un simbolo del rapido e profondo processo di modernizzazione di tutta la città portoghese, avviato alla fine degli anni ’90.

Lettera d’amore, 2024. Vista da exposição Kunsthalle Lissabon, Lisboa. Curadoria Alberta Romano. Projecto expositivo Carlos Bártolo. Foto: Bruno Lopes

Una istituzione in prima persona

Se per il suo decimo anniversario, nel 2019, liberò i suoi spazi per lasciarsi attraversare liberamente da quattro istituzioni affini – l’ICA di Filadelfia, Pivô, uno spazio non profit di São Paulo, il magazine Cura, e SALTS di Birsfelden, in Svizzera – questa volta ha deciso di mettere in pausa la sua programmazione, per invitare tre curatrici, Alberta Romano, Yina Jiménez Suriel e Filipa Ramos, a rileggere la propria storia. Tre mostre collettive, dunque, che prenderanno spunto da tutti i progetti presentati, come una enciclopedia da consultare e tradurre in altri linguaggi. A tenere traccia del percorso compiuto, sarà pubblicata anche un’ambiziosa monografia, curata da João Mourão e Luís Silva, i fondatori della Kunsthalle Lissabon, che documenterà con dovizia di particolari tutte le mostre presentate in questi 15 anni.

Lettera d’amore, 2024.Vista da exposição com Inês Zenha, Reaching for a blue flame serie, 2024. Kunsthalle Lissabon, Lisboa. Curadoria Alberta Romano. Projecto expositivo Carlos Bártolo. Foto: Bruno Lopes

Intanto, è stata inaugurata la prima mostra del ciclo, Lettera d’amore, a cura di Alberta Romano. «Dopo quattro anni e mezzo di lavoro come curatrice per la Kunsthalle Lissabon, essere invitata a celebrarne un anniversario così importante con una mostra collettiva è un privilegio», ci ha raccontato Romano.

Lettera d’amore, 2024. Inês Zenha, Reaching for a blue flame - our hands are made of rivers and feathers, 2024. Óleo sobre papel, 55 x 69 cm. Kunsthalle Lissabon, Lisboa. Curadoria Alberta Romano. Projecto expositivo Carlos Bártolo. Foto: Bruno Lopes
Lettera d’amore, 2024. Inês Zenha, Reaching for a blue flame – our hands are made of rivers and feathers, 2024. Óleo sobre papel, 55 x 69 cm. Kunsthalle Lissabon, Lisboa. Curadoria Alberta Romano. Projecto expositivo Carlos Bártolo. Foto: Bruno Lopes

«Quest’invito mi ha dato la possibilità di riflettere su ciò che ho imparato durante questi anni, e su come intendo applicarlo in futuro. Al primo posto ci sarà sempre il rispetto per gli artisti con i quali ho condiviso, e condivido tuttora, il mio percorso di formazione, ma anche il privilegio di potermi far trasportare dalle loro sensibilità affinché mi raccontino un po’ di più di me stessa», ha continuato la curatrice, che ci ha spiegato di aver voluto strutturare la mostra come una lettera d’amore a una istituzione per due motivi. «Il primo perché ho trovato in questo strumento narrativo il modo migliore attraverso il quale esprimere, senza filtri, la mia gratitudine nei confronti dell’istituzione e degli artisti con cui ho collaborato negli ultimi anni. In secondo luogo perché umanizzare un’istituzione culturale rivolgendosi alla stessa in prima persona mi ha dato la possibilità di evidenziarne il lato migliore, quello legato all’ospitalità che riserva agli artisti con cui collabora».

Lettera d’amore, 2024. Vista da exposição com Giulio Scalisi e Alice dos Reis, Kunsthalle Lissabon, Lisboa. Curadoria Alberta Romano. Projecto expositivo Carlos Bártolo. Foto: Bruno Lopes

La lettera d’amore per i 15 anni di Kunsthalle Lissabon

In esposizione, dunque, opere, di cui alcune inedite, di Alice dos Reis, Tamara MacArthur, La Chola Poblete, Laure Prouvost, Giulio Scalisi, Inês Zenha. «Gli artisti e i lavori che, con loro, ho scelto di includere in questa mostra, mi hanno aiutato a rappresentare al meglio quel sentimento di autodeterminazione ed emancipazione in grado di crescere, ad esempio, tra le mura di una cameretta adolescenziale, come lo descrive in maniera puntuale e delicata la scrittrice Olga Campofreda nel suo Camerette, edito da Einaudi».

Lettera d’amore, 2024. Vista da exposição com com Giulio Scalisi, The Obelisk, 2021. Impressão 3D, PLA, resina, acrílico 50 x 27 x 16 cm e A landscape for a gentleman, 2024 impressão sobre papel de algodão 125 x 70 cm Kunsthalle Lissabon, Lisboa. Curadoria Alberta Romano. Projecto expositivo Carlos Bártolo. Foto: Bruno Lopes

«Non potevo fare a meno di invitare Tamara MacArthur a partecipare a questa mostra», si legge nella lettera d’amore che accompagna la mostra. «Ogni installazione da lei realizzata è come uno scrigno che racchiude una vena nostalgica e allo stesso tempo infantile che, una volta “aperta”, sembra esprimere l’intrinseco bisogno di condivisione che Tamara ha sempre avuto. Un bisogno che, attraverso l’utilizzo di materiali semplici e spesso precari, dimostra tutta la fragilità e la disperata ricerca di attenzione che nascondiamo dentro di noi.

Lettera d’amore, 2024. Giulio Scalisi, A landscape for a gentleman, 2024 impressão sobre papel de algodão 125 x 70 cm Kunsthalle Lissabon, Lisboa. Curadoria Alberta Romano. Projecto expositivo Carlos Bártolo. Foto: Bruno Lopes

Da lì la mia mente è subito volata a La Chola Poblete, che spesso pone se stessa al centro delle proprie opere. Le gloriose rappresentazioni dell’artista come diva, icona votiva o star pronta a intraprendere un tour mondiale mi hanno ricordato il mio orgoglio adolescenziale.

Lettera d’amore, 2024. Vista da exposição com Alice dos Reis, Para a Vida uma Doença de Cobre, 202. Vídeo HD 5’50’’ cor, som. Kunsthalle Lissabon, Lisboa. Curadoria Alberta Romano. Projecto expositivo Carlos Bártolo. Foto: Bruno Lopes

Ho sentito la stessa forza e determinazione quando ho incontrato Inês Zenha. Inês mi ha raccontato che, una volta, per sentire la protezione dei muri intorno a lei, ha deciso freneticamente di dipingerli di blu. Il colore e le forme nate dalla necessità hanno finalmente dato a Inês la forza di lasciare quella stanza, lasciando dietro di sé solo i quadri rimasti confinati in quello spazio.

Lettera d’amore, 2024. Vista da exposição com Tamara MacArthur, VIP, 2024. Tecido, lantejoulas, bola de espelhos, vídeo 150 x 260 x 150 cm. Kunsthalle Lissabon, Lisboa. Curadoria Alberta Romano. Projecto expositivo Carlos Bártolo. Foto: Bruno Lopes

Restare confinati in casa è anche il cuore del lavoro di Giulio Scalisi. Paul, il protagonista della sua opera, vive in una realtà distopica in cui l’umanità ha adottato uno stile di vita prevalentemente isolato. Attraverso l’uso di metafore fantascientifiche, Giulio porta sempre lo spettatore a riflettere su condizioni di disagio brutalmente reali.

Lettera d’amore, 2024. Tamara MacArthur, VIP, 2024. Tecido, lantejoulas, bola de espelhos, e performance. Kunsthalle Lissabon, Lisboa. Curadoria Alberta Romano. Projecto expositivo Carlos Bártolo. Foto: Bruno Lopes

Con una delicata installazione video, Laure Prouvost apre il proprio cuore e quello di chi si avvicina a lei per ascoltare la sua voce. Invita generosamente chiunque passi a intraprendere un viaggio attraverso il nostro ecosistema, dandoci anche la possibilità di fare un salto nel nostro subconscio per esplorarne i lati più nascosti.

Lettera d’amore, 2024. Vista da exposição com Laure Prouvost, This Means Love, 2020. Tinta de choco, água, ramos, pedras, folhas, vídeo. Dimensões variáveis Kunsthalle Lissabon, Lisboa. Curadoria Alberta Romano. Projecto expositivo Carlos Bártolo. Foto: Bruno Lopes

Infine, non potevo fare a meno di includere For Life a Copper Disease di Alice dos Reis. Un’intervista immaginaria con sua nonna, interpretata da una versione invecchiata digitalmente dell’artista stessa. Una commovente analisi dei ricordi attraverso le idealizzazioni di un passato che non abbiamo vissuto, ma che ha ancora potere su di noi».

Lettera d’amore, 2024. Vista da exposição com La Chola Poblete, El dormitorio del pop andino, 2023 Cartazes, alcatifa, almofadas, som, 5:17 min. Kunsthalle Lissabon, Lisboa. Curadoria Alberta Romano. Projecto expositivo Carlos Bártolo. Foto: Bruno Lopes

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